sabato 10 dicembre 2016

EPPUR LEI MUORE…….. PER MANO AMICA, INACCETTABILE STILLICIDIO DI VITTIME

 

   Eppur lei muore……per mano amica. 118 femminicidi ad oggi, mentre scriviamo. Quella stessa mano che ha accarezzato e condiviso parti importanti  di un altro/nostro Essere al mondo, non esita ad assestare i colpi per finirlo. E si uccide ancora e non c’è modo di frenare questo scempio umano. Donne e bambini vittime, uomini carnefici.
  Una sorta di coazione a ripetere contro la quale la società tutta è chiamata a rispondere. A partire dalla responsabilità di una legislazione manchevole e carente (quando c’è) che continua a tenere l’Italia come fanalino di coda nel confronto con la legislazione europea in materia. “La Convenzione europea del 24 novembre 1983 relativa al risarcimento delle vittime dei reati di violenza, elaborata a cura del Consiglio dEuropa, obbliga gli Stati membri a prevedere nella legislazione o nelle pratiche amministrative un sistema di compensazione per risarcire, con fondi pubblici, le vittime……….Lo Stato italiano è l’unico Stato europeo (insieme alla Grecia) a non aver dato attuazione alla Convenzione che ha anticipato di molti anni la direttiva 2004/80/CE……”. Ma non è solo la mancanza di legislazione. Dobbiamo volere con tutte le nostre forze che nel mondo della formazione culturale, nella scuola e in tutte le agenzie educative, si affronti in modo attivo questo problema e si avviino dibattiti attivi in ogni ordine di scuola. Nella strutturazione/costruzione del proprio patrimonio comportamentale solo la cultura può aiutarci a fermare quella mano omicida che tanto scempia.
  Nel corso dell’evoluzione nei rapporti fra le donne e gli uomini, relativamente ai ruoli della donna e all’idea di possesso, con il relativo abuso del possessivo “mio”, a partire dai nuclei familiari, solo la Cultura, in tutte le sue forme, è riuscita a modificare certi atteggiamenti di origine ancestrale. La mente degli uomini sta facendo una fatica enorme ad abbandonare gli aspetti ripetitivi nel comportamento che il modello prevede. Per cercare di tamponare queste falle, ancora aperte, dentro la mente del complesso universo maschile, bisogna saper guardare meglio dentro il modello occidentale di società. Dobbiamo far accettare alla nostra mente, per poter e  saper operare, la scissione fra “vissuto concluso” ed accettazione di un nuovo percorso di vita. Perché quando una storia è giunta al capolinea bisogna solo chiuderla nel miglior modo possibile, pur nutrendo ancora affetto ed amore verso quella parte con cui ormai non si ha quasi nulla da condividere, se non i figli, quando ci sono. Emancipazione e femminicidio. Si può cambiare senza violenza? La strada è lunga, ma dobbiamo contribuire a diffondere e far affermare nuovi modelli culturali.
  E’ in questa contesto, ahimè tragico, che si inserisce il bel lavoro di Angela Davoli e di Carmela Cancellara “Stalking e Stalker Profili Normativi e Criminologici, Rubbettino Editore, luglio 2016, dove “il termine femminicidio non nasce per caso, né per impatto mediatico né per ansia di precisione o predilezione statistica”. Un viaggio, il loro, che va “dallo stalking al femminicidio nel profondo delle radici della violenza,….verso la cultura del rispetto dell’uguaglianza e della parità di genere e della non violenza e discriminazione”.
  Identificazione e tipologia dello stalker ci è sembrato il punto nevralgico del libro. I profili tracciati, frutto di analisi, ricerca, comparazione dei tanti casi esaminati, danno la possibilità di poter inquadrare il comportamento di certi uomini dentro linee ben definite sperando che questo possa servire  a quelle donne che vivono situazioni difficili con relazioni problematiche in corso d’opera, già al limite dello stalking, di poter assumere comportamenti ed azioni cautelative per loro e per i loro figli.




     CANCELLARA  CARMELA si è laureata in Lettere nel 1982 , indirizzo sociologico , presso l’università  degli studi di Bari, ha poi conseguito , con il massimo dei voti, nel 1985, la specializzazione triennale in Criminologia Clinica presso la stessa università .
Ha frequentato numerosi corsi presso le Comunità Terapeutiche italiane conseguendo una preparazione relativa alla cultura ed alla riabilitazione dei tossicodipendenti. Dal 1987 al 2003, per conto del Ministero della Giustizia, ha svolto  l’attività di Criminologa  negli istituti penitenziari di Reggio Calabria, Locri, Palmi, Vibo Valentia, Lamezia Terme e Catanzaro . Dal 2003 al 2014 ha ricoperto lo stesso incarico presso l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Catanzaro. Ha ricoperto il ruolo di esperta nel Tribunale di Sorveglianza e in quello dei Minori di Catanzaro. È stata relatrice a convegni  e corsi di aggiornamento. Ha pubblicato articoli su riviste specializzate come Rassegna di Criminologia, Rassegna di Psichiatria. È membro della Società Italiana di Criminologia ( SIC )



ANGELA DAVOLI è avvocata ( laurea in giurisprudenza nel 1984 Università La Sapienza di Roma). È iscritta all’Albo degli Avvocati di Lamezia Terme ed all’ Albo Giurisdizioni Superiori dal 1999. Dal 2009 al 2011 ha ricoperto la carica di Presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Soveria Mannelli. Attualmente è Presidente del Comitato Pari Opportunità del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme, Vice Presidente della Rete dei Comitati Pari Opportunità degli Ordini Forensi della Calabria, membro della Camera Minorile del Tribunale di Lamezia Terme. E’ esperta di Diritto Minorile e problematiche dell’età evolutiva, di diritto di famiglia presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catanzaro e abilitata alle difese d’ufficio minorili in sede civile e penale. Ha coadiuvato e relazionato in convegni e incontri di studio. È stata promotrice, con il Comitato P.O. che presiede, dell’apertura presso il Tribunale di Lamezia Terme dello “Sportello di Informazione e di Orientamento in materia di Pari Opportunità e Tutela Antidiscriminatoria e Antiviolenza”. Svolge con continuità la professione di avvocato civilista e penalista con prevalenza di indirizzo in diritto minorile e di famiglia.

                                                                                                 Salvatore Spallina

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