martedì 23 febbraio 2016

SICILIA DIMENTICATA, DIEGO BARUCCO INCONTRA GLI STUDENTI DELL'EINAUDI





                                    Il prof. Giuseppe Ansaldi e Diego Barucco


Le pietre parlano ed hanno sempre qualcosa da dirci, se sappiamo entrare in relazione con esse e con il territorio circostante. Hanno delle storie da raccontare, hanno una vita lunga, sanno tante cose.

Diego Barucco è una persona che sa stare in stretta relazione con le pietre, le rocce. Qualche giorno fa ha tenuto alta la tensione e l’ascolto, con momenti di pura fascinazione, di un gruppo si studenti del Liceo Scientifico Einaudi di Siracusa, durante l’incontro per la presentazione del suo libro “Sicilia dimenticata – Diario di viaggio, pubblicato dall’editore Natura Sicula. A presentare l’autore e il libro il prof. Giuseppe Ansaldi, paladino ed esperto di problemi legati alla difesa della natura e del territorio, che ha scritto la prefazione.


Il rapporto con le pietre e con la storia della sua Sicilia Diego Barucco ha cominciato a sentirlo dopo la laurea in Scienze Geologiche a Pisa. Ha cominciato a cercare emozioni antiche e attuali, a partire dalla sua città, Siracusa, e poi via via in giro per la Sicilia. Appassionato di fotografia ha creato il sito SiciliaFotografica.it, dove si possono trovare foto belle, e particolarmente affascinanti, di resti antichi, di castelli, torri, strade, percorsi scavati nella roccia e tante altre vestigia, frutto delle sue esplorazioni. Molti di questi resti, nell’incontro con i ragazzi, li ha fatti rivivere e rinascere, ad altri ha restituito un’identità perduta ancorchè abbandonati a loro stessi e trascurati sia dalla mano pubblica che da quella privata.

                                           Diego Barucco al pianoforte

Spirito eclettico e dai molteplici interessi, lo ricordiamo sempre disponibile verso gli studenti del ”suo” liceo quale guida per una visita particolare al Castello Eurialo e, in una fantastica notte di cielo stellato, pronto ad indicare ai ragazzi i particolari di stelle e pianeti attraverso i telescopi che un’associazione di astronomia aveva messo a disposizione dei cittadini per una notte. L’incontro si è concluso con altro momento importante e ricco d’emozioni: due improvvisazioni al piano, un motivo romantico ed una bossa nova che hanno lasciato il segno.  


Salvatore Spallina

mercoledì 10 febbraio 2016

LA PARTITA DELLA PROMOZIONE È ANCORA APERTA - A PALMI PER VINCERE




LA PARTITA DELLA PROMOZIONE È ANCORA APERTA - A PALMI PER VINCERE

Il tentativo di cercare di vincere questo campionato, per il Siracusa, se lo analizziamo con lucidità, a volte, ci sembra un percorso ad ostacoli. Alcuni sembrano facili da saltare, come la partita con lo Scordia, altri, come alcune partite da poco giocate, se li crea la stessa squadra, altri ancora sono frutto di un lavorio esterno alla squadra e si materializzano nelle stanze, nei corridoi della Lega ed in altri posti ancora, cioè fuori dal campo. Sarà dura per tutte e tre (Siracusa, Cavese, Frattese) le squadre fino alla fine. Quelle che si contenderanno la promozione, a parere di mister Serafino, dello Scordia, che le ha affrontate entrambe,  saranno il Siracusa e la Cavese. Noi rispettiamo il suo autorevole parere tecnico, ma in questo giuoco sia sul campo che fuori dal campo inseriamo a pieno titolo la Frattese. Per quello che, sino ad oggi, ha fatto vedere sul campo,  la Frattese, può ancora giocare una parte attiva per la vittoria finale.  Nel corso del campionato (il suo score dentro casa è perfetto, tutte vittorie), compresa la gara al De Simone,  giocata a viso aperto e con convinzione, ha dimostrato che , insieme a Siracusa e Cavese se la può giocare.   Noi, in ogni modo, la inseriamo anche in un quadro diverso per il ruolo che potrebbe ancora giocare nell’ultima di campionato, 08 maggio 20156. Infatti il Siracusa andrà a Rende, Cavese e Frattese si affronteranno a Cava. E’ troppo evidente che il Siracusa, a quella data, dovrà avere in classifica, almeno,  due punti in più di una delle squadre che quella domenica si giocheranno la vittoria diretta. E per adesso, riguardo questo specifico aspetto….., ci fermiamo qui.

Siracusa -Scordia 3 a 0. Ma fino al 36° è stata dura. Il 4-2-4 di Sottil (squalifiacato), Cristaldi in panca, fino a quel minuto non aveva inciso più di tanto. Gli esterni giocavano larghi, il fraseggio sull’esterni produceva  solo cross, non sempre perfetti. I due lunghi centrali scordiesi  non si lasciavano sorprendere.  Al 36°, finalmente giochiamo, in velocità, palla a terra e il triangolo Sibilli-Savanarola-Catania si chiude con l’1 a 0 e con la partita che finalmente si sblocca. Nulla può Peppe Mascara, che fino a quel momento aveva dato ordine allo Scordia, davanti alla difesa, sul 2 a 0 di Savanarola su preciso lancio, da calcio piazzato, di Arena.  Lo Scordia, tranne in un’azione di contropiede nei primi minuti, non riesce ad essere pericoloso. Dall’8° minuto del secondo tempo gli ospiti restano in 10, un minuto dopo Savanarola mette dentro la sua doppietta personale e il resto della partita vede gli avanti del Siracusa mancare altri goal, sia per errori degli attaccanti che per qualche prodezza dell’ex Pandolfo. A questo punto hanno fatto il loro ingresso ufficiale, per il primo esordio al De Simone e in squadra, prima Emanuele Trofo (un ’95 dai piedi buoni che “sa vedere” il possibile evolversi del giuoco. Ha vinto insieme a Baiocco, all’Akragas, da titolare, lo scorso campionato di D). Qualche minuto più tardi Davide Porcaro (classe ’96, un bel centrale di difesa, arrivato dal Benevento di Gaetano Auteri) farà il suo esordio personale. Questo battesimo va a consolidare le presenze per tutta la gara di Barbiero e Dentice, giusto per confermare che in questo campionato saranno i ragazzi come loro che alla fine faranno la differenza. Prima dell’inizio della partita c’è stato un momento di partecipazione collettiva alla memoria di Pippo Imbesi, il presidente più amato dagli sportivi e dai tifosi azzurri. Tanti striscioni per lui, il lutto al braccio per i calciatori, un mazzo di fiori che Peppe Mascara va a depositare sotto la curva.
Il “Tocco di classe” di questa settimana lo assegniamo a Peppe Savanarola. Sia per essersi assunta la responsabilità, al debutto, a Gragnano di calciare il rigore dell’ 1 a 1, sia per la doppietta di questa domenica e sia per le responsabilità che ha voluto assumersi, nelle dichiarazione del dopo-gara, nei riguardi della città, della quadra,  di tutta la tifoseria,  circa l’impegno che riverserà tutte le volte che sarà chiamato in campo a difendere i colori azzurri, per puntare, senza giri di parole, diritto all’obiettivo primario di questa stagione. Dare continuità……la trasferta di Palmi sarà fra poche ore.


Salvatore Spallina

venerdì 5 febbraio 2016

I CHARISMA INTERPRETANO I PINK FLOYD AL LICEO EINAUDI






Nell’auditorium dell’Istituto “Insolera” di Siracusa il Liceo Scientifico “L. Einaudi” e il gruppo musicale Charisma si sono ritrovati per dare continuità ad un progetto, cioè invitare professori e studenti a riflettere ed approfondire tematiche che sono state sempre al centro dei Concept-album dei Pink Floyd. In particola stiamo parlando di “The dark side of the moon” e di “The Wall”. Il progetto iniziato l’anno passato (22 marzo 2014 ) con l’album “The dark side of the moon”, quest’anno si è concluso con l’album “The Wall”. Sulla scia dell’esperienza dell’anno passato gli insegnanti hanno sviluppato in classe alcuni temi presenti nell’album “The Wall” associandoli con argomenti presenti nelle varie discipline quali la guerra, l’incomunicabilità (“Le monadi non hanno finestre” di leibniziana memoria), la tendenza all’isolamento dell’uomo, l’eccesso di autoritarismo nei processi educativi, la morte, l’alienazione, la solitudine, la riscoperta del proprio sé, la voglia di cercare la via d’uscita quando ci si trova davanti ad un muro invalicabile (The Wall, appunto).



La dirigente dell’Istituto, Teresella Celesti, sensibile a queste tematiche ed al contenuto culturale ed educativo presente nelle stesse, ha dato l’assenso all’iniziativa. Il prof. Salvatore Spallina ha curato il raccordo con il gruppo dei Charisma e con le classi del triennio che hanno voluto partecipare al progetto. Degli scatoli di cartone di colore bianco, ai lati del palcoscenico dell’auditorium, hanno reso bene la metafora del muro che alla fine del concerto è stato buttato giù dai musicisti. Grande partecipazione ed entusiasmo da parte dei professori e degli studenti entrati in sintonia con i musicisti nel corso del concerto ognuno ha voluto portare con sè la borchure con i testi, traduzione bifronte, del concerto. Le immagini relative ai brani eseguiti, che scorrevano in sincrono con la musica suonata sul palco, così come nei concerti dei Pink Floyd, hanno trasferito, nel pubblico dei ragazzi e dei professori, emozioni e sensazioni vibranti. Tutti i musicisti hanno dato il loro meglio, concentrati e molto professionali. Massimiliano Loreno, pur non in ottima forma fisica, ha coadiuvato e coordinato il gruppo per tutta la preparazione del concerto. La musica di qualità quando sa incontrare pensieri e situazioni reali della vita realizza quei progetti che avevano la forma dei sogni. Quei sogni vanno ad incrociare i desideri di chi aveva immaginato di poter vivere così da vicino esperienze viste solo in tv o in un video.

                           Lo speciale servizio d'ordine con un CUORE grande così




La formazione dei Charisma – Carlo Salemi: basso elettrico, voce solista, editing, Santi Loreno: batteria, percussioni, Antonio Scarfì: piano, sintetizzatori, Vincenzo Puglisi: chitarre elettriche, voce, , Mattia Mazzola: sax tenore e contralto, Pietro Sultana: chitarre elettriche, Valerio Esposito: fonico di sala, audio editin, Rosario Leonardi: Band management.



                                                      
                                                                                                                                                                S.S.

L’INCASTRO DI BRUNO FORMOSA - LA SPERANZA CHE NON C’È





                                                                         Bruno Formosa

                                                  
   L’abbiamo cercata per tutto il libro, la speranza o qualcosa che le somigliasse, ma non l’abbiamo trovata. Non salva nessuno Bruno Formosa nel suo L’INCASTRO (Ycama Editore). 
   Forse Camillo esce bene dall'intreccio di queste micro storie, tutte la leggere, da scoprire, che lo vedono coprotagonista, insieme ad altri personaggi, fra realtà e finzione, fra ironia e cinismo, fra pulp-story e vicende vissute in una realtà di provincia.
   Non mancano, le scene di incontri sessuali con contorni ben definiti e ben descritti. Un solo passaggio, per più pagine, è dedicato all’innamoramento con tutti i suoi giuochi di pensieri, rimandi, aspettative, attese. Formosa tratta l’argomento in maniera dolce, con sentimenti pudichi, con timidezza. E lo fa come a voler preservare solo quella parte che riguarda l’innamoramento. Anche noi crediamo, insieme a lui, che l'atto dell'innamoramento sia sempre la cosa più bella nell'incontro.  Questo sentimento ed il mondo in cui si racchiude esce indenne dalla crude realtà vissuta dai suoi stessi protagonisti. 
    Non c’è traccia, invece, della parola amore come sentimento duraturo e fondante un rapporto di coppia.  Il libro scorre veloce, piacevole. A volte senti il bisogno di tornare indietro di qualche pagina per poter fissare con maggiore linearità il profilo psicologico di qualche protagonista. Poi l’autore ha giocato una partita doppia con il termine “incastro”. Per un verso, in un modo o nell’altro,  le vite dei protagonisti si intrecciano, si incastrano, appunto, fra esse, dall’altro, in una scena clou del racconto, “l’incastro” si verifica in una scena di sesso che rappresenta il "coupe de theatre" dell’intera vicenda narrata, specialmente per il suo drammatico, violento epilogo e per la rarità dell’atto in racconti di storie di sesso.


                                      Bruno Formosa - Autoritratto

    I personaggi incastonati nella loro vita escono malconci, battuti dal piccolo giuoco meschino che si svolge nella cruda realtà di provincia. Non si salva nessuno dalla penna tagliente dell’autore: politici, poliziotti, tirapiedi, professionisti a vario titolo,  donne giovani, belle e procaci, mogli attempate, ma focose e attraenti. Ma nei quadri descrittivi delle storie, delle personalità dei protagonisti, le loro maschere si mischiano con l’ironia, la risata, quel pizzico di "sivu" che da sempre caratterizza la scrittura dell'autore.
  Carmelo, Matilde, Lucrezia, Scassarini inframezzano "L’INCASTRO", strappandoci dei sorrisi perché rappresentano immagini e flash di memorie che, ad ogni lettore, non sarà difficile andare a scovare nell’ambito della propria esperienza di lavoro o in altri momenti della vita.
   Da consumatissimo esperto di musica Formosa non scende mai dai livelli musicalmente colti cui ha abituato, da tanti anni, un vasto pubblico di amanti della buona musica che affollavano i locali dove Bruno era solito intrattenerli con le sue scelte musicali. 
   La musica domina, sovrana, la lettura. Le descrizioni molto ben particolareggiate si insinuano nella mente del lettore quasi fino a sentirle, percepirle, epidermicamente.  Bella la copertina di Sesto Mammana.

Salvatore Spallina

martedì 2 febbraio 2016

LA TRAVIATA A NOTO, UN SUCCESSO ANNUNCIATO

                                                      Al centro il maestro Michele Pupillo

                                    L'omaggio e gli applausi finali del pubblico


   La Traviata a Noto, un successo cercato, voluto, inseguito ancorchè una conferma della bontà delle scelte sia dell’amministrazione comunale netina con a capo il sindaco Corrado Bonfanti, il vice Frankie Terranova, il dirigente Salvatore Ricupero unitamente al dott. Biagio Armaro, presidente/patron dell’Orchestra Mediterranea Siracusana e Coro e al maestro Michele Pupillo, mente, anima e corpo di questa Orchestra. Al momento della presentazione della serata Alessandra Gatto ha voluto sul palco il sindaco Bonfanti il quale ha preso atto che le sinergie fra pubblico e privato, quando le scelte sono mirate, concordate e volute fino in fondo, danno risultati importanti. La sfida era stata vinta, come per Tosca l’anno precedente, scegliendo per “Effetto Noto”, tra le altre attrattive, l’inserimento di un’opera lirica nel calendario degli eventi. Il pubblico, tanti gli anglosassoni presenti e partecipi, con una serie di applausi durante lo spettacolo e con un interminabile applauso finale, ha decretato il successo di questa messa in scena de La Traviata. 
   Palazzo Ducezio e La Cattedrale di Noto hanno offerto lo scenario dove Paolo La Delfa (regia), Maurizio Amaldi (scenografia), Simona Gatto ( coreografie), Pina Fontana (costumi), hanno permesso ai protagonisti di poter esprimere il loro talento a cominciare da Violetta Valery- Esther Andaloro – Soprano ; Flora Bervoix- Valeria Fisichella – Mezzosoprano;  Annina – Francesca Mazza – Soprano;  Alfredo Germont – Antonino Interisano – Tenore; Giorgio Germont(Padre) – Paolo La Delfa Baritono; Gastone Visconte di Letorieres- Riccardo Palazzo – Tenore; Il Barone Douphol- Lino Calafiore – Baritono; Il Marchese D’Obigny- Giuseppe Lo Turco – Basso; Il Dottor Grenvil- Emanuele Cordaro – Basso;  Giuseppe Servo di Violetta – Francesco Fontana – Tenore. Maestro Sostituto – Maria Grazia Di Giorgio – Biagio Lo Cascio, Aiuto Regia – Maria Grazia Di Giorgio, Direttori di Scena Enzo Vittorino – Elisa Mangano. Una menzione speciale va riconosciuta al Corpo di ballo del Centro Musical Siracusano diretto da Simona Gatto che, con Nadia Rotondo, Marta Celesia, Desiree Roccaro, Arianna Privitera, Mattia Luparelli e la solista Barbara Rizza, hanno dato vita, nel seno della rappresentazione operistica, a momenti di alta classe e vera professionalità.

Il regista Paolo La Delfa con Margherita e Salvatore Imbesi




   A fine spettacolo abbiamo sentito brevemente i protagonisti e visto il successo ottenuto con potevamo che raccogliere soddisfazioni e note positive. A cominciare dalla regista Paolo La Delfa che aveva cercato di dare nella preparazione dello spettacolo un’impronta particolare, come aveva dichiarato il giorno prima, “portare il pubblico sul palco”. Infatti “ la recita – dichiara – ha centrato gli obiettivi che ci eravamo prefissi. La presenza del pubblico sulla scena l’ho avvertita in più di un momento nel corso dello spettacolo. Ho visto gli artisti immedesimati nelle loro parti. Personalmente ho vissuto momenti di viva commozione”.
Ci può indicare in quali momenti? “ Quando la situazione nella quale Violetta costruisce il suo sogno che prelude alla sua morte e sta rivivendo la sua storia con ì personaggi che facevano parte della sua vita, ed anche durante l’altra scena forte quando Alfredo con disprezzo le butta in faccia il denaro”.

                                                                  Esther Andaloro                

Protagonista “regina”, come nell’opera, così sulla scena, è stata Esther Andaloro che per la prima volta interpretava il personaggio di Violetta nella sua terra. “E’ stato meraviglioso, sono molto felice, emozionata, commossa”. “Tutto questo è successo in Sicilia, tra la mia gente , – continua – un pubblico caloroso nell’arco di tutta la rappresentazione”.
C’è stato qualche momento nel quale ha sentito il pubblico più vicino?
“ Si. Nell’ultimo atto. A me fa impazzire l’ultimo atto. Personalmente lo sento in maniera troppo forte anche perché dal punto di vista vocale è quello che mi coinvolge di più”.
Le sensazioni di Antonino Interisano sono improntate alla natura del personaggio di Alfredo che “come me è un romantico per natura, mi assomiglia (per sentimento), è un ingenuo, non è cattivo. Insieme a Violetta vogliono amarsi a tutti i costi e contro le regole morali/borghesi di quel tempo, ma anche di questo tempo, perché noi dobbiamo immaginare che “La Traviata” è amata e vista in tutte le nazioni del mondo, dove piace l’opera lirica, e in ogni nazione vigono regole morali e di comportamento differenti”.   “Al di là delle volontà individuali – continua Nino – è il fato che questa volta decide la sorte delle persone. Però lei non si vuole arrendere e vuole continuare ad amarlo oltre la morte”.

                                                            Il maestro Miche Pupillo

Mente, corpo e anima dell’Orchestra: il maestro Michele Pupillo. “ L’applauso finale – esordisce – mi ha ripagato di tutte le fatiche e le energie spese per portare a compimento questa Traviata. Questa gratificazione è passata dalle vibrazioni che dalle spalle arrivavano a me, ai musicisti, ai cantanti. Belle sensazioni. Ci è riuscita una splendida Traviata. Sono contento del cast e l’orchestra ha dato il massimo. Non voglio aggiungere altro perché è giusto che sia il pubblico a dare i giudizi sulla serata. Noi siamo grati al sindaco Bonfanti per aver creduto in noi e di aver accettato, per il secondo anno di seguito, di voler offrire alla sua città un’opera lirica attraverso il nostro contributo”.

                                                                      Giovanni Cucuccio

   Abbiamo captato al volo il parere del primo violino (da sempre) dell’Orchestra, Giovanni Cucuccio : “la buona la lucidità dell’orchestra e una eccellente amplificazione, grazie ai fonici, hanno contribuito al successo della serata, ma non possiamo trascurare l’abilità e il carisma del mastro Michele Pupillo che risolve sempre in maniera brillante ogni passaggio musicale”.
   
                                                    Il presidente dott. Biagio Armaro

   Le ultime battute spettano al dott. Biagio Armaro mente operativa e “cuore pulsante” di tutta l’Associazione: “ mi sono commosso, si vedeva che gli artisti in scena provavano le emozioni che esprimevano, sono contento della qualità espressa sulla scena. Peccato che dopo le tante spese affrontate non riusciamo a replicare l’opera e ci si fermi ad una sola rappresentazione. Speriamo di poterla replicare a dare ad un altro pubblico tutte quelle belle sensazioni che ha provata il pubblico presente su questi famosi gradini questa sera”.

(luglio 2015)                                                                                    


Salvatore Spallina



GLI STUDENTI DELL’EINAUDI INCONTRANO ANDREA MAGNO


Gli studenti dell’Einaudi incontrano Andrea Magno


Aula maga Liceo Scientifico “L. Einaudi” di Siracusa.  La presentazione del  primo libro di poesie di  Andrea Magno “Sotto falso nome”, Rupe Mutevole Edizioni, € 10,00, già  da qualche mese in vendita anche nella nostra città,  nella storica Casa del libro di via Maestranza,  è stato un bel pomeriggio ricco di emozioni, fra poesia e musica .  Si sono esibiti alcuni studenti dell’Einaudi che avevano curato musiche originali tratte dai versi del poeta, in abbinamento alla lettura di alcune poesie.  La scelta delle poesie era avvenuta,  con una  convergenza emozionale particolare, attraverso uno scambio vicendevole di comunicazioni precedenti.  Nell’ordine, Chiara Salerno al piano, Francesco Cutrale alla chitarra classica, Andrea Touzerie al sax, Giulia Marino (voce recitante), Marta Città (voce recitante) hanno saputo trasmettere al meglio sentimenti, emozioni, palpiti, sensazioni sinestetiche , che il poeta aveva trasferito nei suoi versi. “Proteggere (il coprire che difende)” è la poesia letta e commentata nell’intervento dell’avv. Antonello Rubino ( esperto di suoni /musica e responsabile della Art Music Gallery di Floridia). “Oltre le parole, oltre i singoli componimenti, nel libro di Andrea Magno, c’è qualcosa di più che, dietro i versi e gli eventi, ivi descritti, ciascuno di noi può percepire in relazione al proprio vissuto ed alla propria esperienza”, dice Antonello Rubino, “qualcosa da proteggere e che non è strettamente connessa all’età fisica”…..
“ti prenderò per mano,
 e ti condurrò dentro l’arcobaleno,
 insieme conosceremo tutti i colori dell’anima”.
 “Un pretesto qualsiasi per (non) vivere”, invece esprime,  in versi, nel commento di Salvatore Spallina, l’attenzione di Andrea Magno verso i temi sociali di stretta attualità. Khaled  è una/un  giovane destinato ad esplodere o a farsi esplodere, con i suoi venti panetti nella cintura……. 
“perché qualcuno ha deciso che dovevi esserci
e te ne danno pure una ragione, forse,
o forse no,
ma spesso, troppo spesso,
 ti danno una ragione per morire”.

S.S

 (maggio 2015)

MUSICA, LA NOSTALGIA DI UNA GIOIA PERDUTA – A QUARANT’ANNI DA WISH YOU WERE HERE





              
                                          WISH YOU WERE HERE 

   La musica dei Pink Floyd da sempre si apre alle interpretazioni e sa camminare insieme ai nostri pensieri, più di altre, meglio di altre musiche. Già alla fine degli anni 60 quando tre studenti dell’accademia di belle arti, Roger Waters, Richard Wright e Nick Mason, poi iscritti alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Londra, si incontrarono e cominciarono a pensare la musica ed a suonarla, si aprì una fase nuova nella storia della musica e dei concept-album.  

   A farci ripercorrere questo cammino ci ha pensato, splendidamente, don Nisi Candido, nell’androne dell’Istituto San Metodio di Siracusa, in una sera stellata, per una musica stellare. Con il contributo musicale di Mariangela Maresca e quello audio-video di Fabio Fortuna, don Nisi ha ripercorso la storia dei Pink Floyd e della loro musica attraversandola con le orecchie, con gli occhi e con la mente di chi sa scoprire i tesori nascosti, che quella storia musicale sa ancora oggi offrire, a noi increduli abitatori di questo tempo. I passaggi musicali hanno camminato insieme ad un filtro che poneva al centro il tema della gioia. Una riflessione che ha guardato diritta alle note che Papa Francesco ha inserito nell’Esortazione Apostolica  Evangelii gaudium, ma anche ad altre passaggi di natura spirituale. 

   Passaggi centrati che hanno trovato la giusta collocazione dentro l’esplorazione della spiritualità, dei pensieri, delle ispirazioni e della musica dei Pink Floyd. Cercare la gioia è un esercizio di memoria, di realismo, di speranza, di coraggio, di meditazione, di rischio che fa il paio con il riuscito tentativo di creare un certo tipo di musica, voluto e cercato dalla band. La ricerca musicale fatta da don Nisi è partita dal contributo di idee e suoni che Sid Barrett diede, quando si aggregò al gruppo. La musica che venne fuori non fu più la stessa, come ebbe a dire Roger Waters, in un’intervista ” senza Syd i Pink Floyd non sarebbero nati, ma con lui non avrebbero potuto continuare” facendo chiaro riferimento alla labilità mentale di Barrett per l’uso sconsiderato di LSD ed altre sostanze stupefacenti cui era incapace di sottrarsi.
   E così è iniziato questo percorso parallelo fra domande di senso, “sono veramente felice?” e la ricerca della combinazioni dei suoni che il gruppo cominciò a sperimentare: dall’incontro con gli ottoni (i corni francesi) alle chitarre elettriche, dai violoncelli e i cori alle sonorità rock del basso e delle tastiere. Se la ricerca della gioia è evoluzione, progressione “senza perdere l’equilibrio”, la loro strada è la stessa, anche se controcorrente, rispetto alle tendenze del tempo.





   Se la gioia è armonia della complessità, un intenditore, e don Nisi lo è, della musica dei Pink Floyd non poteva che scegliere l’album Middle, con la traccia, Echoes, che più delle altre condensa quanto: “non c’è gioia senza l’armonia tra il senso dell’infinito e l’obbedienza al particolare, senza il “rischio di essere se stessi”, senza il coraggio di cambiare ritmo”. L’anfiteatro vuoto di Pompei fa da sfondo al brano, accompagnato da passaggi filmati su scenari vulcanici, le fumarole di anidride solforosa unite a getti di fango bollente della solfatara di Pozzuoli, unitamente ai cimeli museali della civiltà latina, come a dire che nel dissodare terreni nuovi senza cercare la fama e il successo si nasconde quel rischio che non ti appanna la vista e che fa dire all’evangelista Luca (Lc 9,62) «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

   


   Poi porta per mano i presenti verso i punti alti dell’incontro dove la ferita interiore del gruppo per l’abbandono di Sid Barrett, (nel doppio senso che lui lascia per impotenza, loro lo lasciano per continuare un percorso con le proprie gambe), si fa “feritoia da cui vedere in modo diverso la vita, da cui una nuova gioia può fare capolino”.  Il diamante con tutta la sua brillantezza sta per prendere quelle infinite forme che potrà assumere e dalle quali ogni sguardo potrà trarne giovamento, bellezza, amore…..,  ancora ricerca. Sta prendendo forma la gioia come meditazione del creato e la musica si muove ben oltre le parole (come accade spesso nei Pink Floyd). La ricerca della gioia sta prendendo la forma della capacità “di smascherare le lusinghe del mondo, soprattutto quelle del denaro, per non rinunciare ad essere semplicemente se stessi”. 


   Shine on you crazy diamond  con la lunga introduzione  e il suo lungo esprimersi ci porta verso quel cammino che Paolo di Tarso esprime in maniera esemplare nella Lettera  agli Ebrei (Eb 11,1) “La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede”. Entriamo lentamente nelle note di  Wish you were here dove pian piano il sax di  Dick Parry e la chitarra di David Gilmour raggiungono vette inarrivabili ancora oggi.




Salvatore Spallina






lunedì 1 febbraio 2016

UN FIGLIO È UN DONO


         
                          Francesca Garofalo e la piccola Giada, oggi ha dieci anni


   Un figlio è un Dono. E allora l’aggettivo, mio (figlio), che tanto di quell'ego che ci possiede esprime dovremmo tentare, cercare di mitigarlo, di ridimensionarlo.
Il concetto di Dono, che a me piace molto, mette in moto qualche riflessione molto poco egoistica ed è proprio per questo che lo accetto e lo condivido. Mi devo cominciare a porre la domanda se sono in grado, ben disposto e predisposto ad accettare questo Dono, lo stesso vale anche quando faccio la domanda per chiederne uno in adozione.

   Alla luce dei dibatti in atto, noi essere umani conosciamo poco, ben poco, su come si intrecciano i nostri pensieri con immagini e desideri reconditi. Ci limitiamo, superficialmente, a parlare con la nostra parte egoistica, che come sempre è stata ed è la parte più ingombrante del nostro essere al mondo,  senza essere molto in grado di interrogarci sul nostro esserci. Le idee e le convinzioni che ci formiamo si scontrano con il concetto del Dono che dovrebbe indurci al rispetto reciproco in nome dell’oggetto del Dono ricevuto, i bambini.
Ma se i bambini vengono concepiti come prolungamento del proprio ego (è quello che succede, perché rispondono alla prima persona del verbo volere, voglio un figlio, ) difficilmente si troveranno ad essere pensati come dono.

   Il Dono implica l’intervento di una esteriorità sulla quale mi devo, comunque interrogare. Il voglio risponde ad un semplicistico comando egoistico, e con tutte le conseguenze a cascata, materialistico. Sono in tanti che hanno ricevuto un Dono, ma non lo hanno bene accolto o per altri percorsi della vita, più o meno tragici, ne hanno minato l’accoglienza. In Italia sulle adozioni cumuliamo record negativi, sui quali e dei quali il governo fa finta di nulla, come d'altronde i precedenti, dove speculazioni, intrallazzi e connivenze varie ci sguazzano a meraviglia (chi voglia dare uno sguardo attivi il link http://www.linkiesta.it/it/article/2016/01/11/il-disastro-delle-adozioni-in-italia/28840 ).
   Al di là dell’aspetto squisitamente storico/giuridico di queste ultime settimane che hanno aperto questo dibattito, non si tratta solo di portare i nostri pensieri ad una certa altezza perché facciano “attrito” con la realtà e la smuovano per far fronte al “fanatismo” che tenta di frenare quel movimento che aspira a “giuste” istanze di libertà civili (Roberto Fai), si capisce che dobbiamo mettere al centro questioni che sono di per sé condivisibili e che debbono trovare delle soluzioni, pur fra le conflittualità, condivisibili. 

   Ma, dobbiamo anche vigilare su fatti che stanno avvenendo nella realtà del mondo cattolico, messo a soqquadro da papa Francesco. Una parte di questo mondo,  in maniera visibile, ne prende le distanze e con dei cavalli di Troia si prepara lentamente a rovesciare alleanze in corso o in fieri. Si sta cominciando a muovere in maniera importante quel mondo cattolico “economicus”, messo alle strette dalla linea di papa Francesco (che aveva lanciato il messaggio, addirittura, di non partecipare al family day ), con tutta la capacità interdittiva, da Ruini a Bagnasco, che vogliono usare la battaglia della/sulla Cirinnà per altri scopi.

  Sulle adozioni e sulle unioni il ddl Cirinnà subirà, è scontato, la mediazione politica dei cattolici progressisti, la mediazione delle opportunità politiche e degli opportunisti politici, dei venditori di falsa coscienza, dei sani realisti che riconoscono che l’Italia può salire di qualche posizione nella classifica europea. da buona ultima in questa materia. Renzi, da buon cattolico  e giocatore di scacchi della politica, potrà appendere alla sua giacca delle decorazioni riformatrici anche questa riforma, ma come dicevo prima, secondo me, la prospettiva cui guardare è anche l’altra e capire dove e come possiamo dare il nostro contributo.


Salvatore Spallina