giovedì 8 dicembre 2022

“NOI SIAMO UN’OPERA LIRICA, CIASCUNO DI NOI È UN’OPERA LIRICA” - Vito Mancuso



   "Noi siamo un'opera lirica, ciascuno di noi è un'opera lirica". Non è il titolo dell'ultimo libro del professore Vito Mancuso, è il passaggio di un ragionamento con il quale il professore ha concluso un interessante incontro, martedì u.s., nell’oratorio Santa Cecilia di via Zamboni, a Bologna, nell’ambito degli eventi proposti dal Teatro Comunale di Bologna. 

                                              da sx  Fulvio Macciardi e Vito Mancuso

   L’evento, come ben s’addice al valore semantico dell’espressione in sé, ha offerto dei contenuti stimolanti ed una bellezza che è andata oltre la locandina di presentazione. Andiamo a dirlo subito. 
   I pensieri espressi dal professore Vito Mancuso, ben collegati ai temi della musica e dell’opera, in generale, si sono intrecciati, con tre arie di grandi opere di Giuseppe Verdi: da Un ballo in maschera, “Eri tu che macchiavi quell’anima”, da Otello, “Ave Maria”, da Rigoletto, “Cortigiani vil razza dannata”.

  Dopo una breve presentazione del professore Mancuso, teologo, filosofo, scrittore, da parte di Fulvio Macciardi, sovrintendente presso Teatro Comunale di Bologna e Presidente ANFOLS (Associazione Nazionale Fondazioni Lirico-Sinfoniche), il professore  ha esordito dicendo che non sarebbe entrato nei dettagli delle singole opere liriche. Prima perchè convinto che i presenti all'incontro sarebbero stati più esperti di lui nel merito e poi perchè voleva coinvolgere l'uditorio in un percorso di relazioni nelle quali l'animo umano si intreccia con la musica, ovvero l'anima è la musica stessa.

   Il Sovrintendente Macciardi presenta il primo intervento musicale della serata.


 il pianista Albert
o Rinaldi e il baritono Tong Liu (nella parte di Renato) eseguono "Eri tu che macchiavi quell'anima", da "Un ballo in maschera"  


   Un'opera racchiude in sè la libertà, perchè la musica è libertà, dice il professore Mancuso. Il dualismo fra Bene e Male è solo apparente. Infatti in un'opera lirica tre sono gli elementi, i componenti fondamentali: la musica, il testo, il movimento, inteso come scena teatrale, dove si svolge il dramma, però “la musica è decisiva”. Noi dobbiamo capire se la musica ci trasmette qualcosa di quello che intendiamo per Bene e per Male. È vero che la musica sgorga da una cacofonia di suoni, da lì si trasforma, ci trasforma e ne vediamo il suo sviluppo come Bene. Allo stesso modo per Male dobbiamo intendere la disgregazione della realtà, il ritorno al caos, ai conflitti fra persone e popoli, alla guerra che tutto travolge nei suoi fini insensati.

   Il pubblico è preso e partecipe e trasferisce queste sensazioni in lunghi appalusi. Anche il sovrintendente Macciardi intende seguire questo percorso esplicativo e si limita a presentare, senza accennare a contenuti, il secondo momento musicale.


il pianista Alberto Rinaldi e il soprano Chiara Guerra (nella parte di Desdemona) eseguono "Ave Maria" da "Otello"



   Nel secondo e conclusivo intervento del professore Mancuso tanti sono i riferimenti storici degli intrecci fra l’anima dell’uomo e la musica. Da Confucio a Platone, da Mozart a Beethoven, da Cajkovskij a Nietzsche, compreso il suo amico Lucio Dalla che lo volle alla presentazione dell’album “Dalla”, uno dei più belli, e del quale ha ricordato la straordinaria capacità creativa. La musica ci concilia con la vita. “Tutto è stato composto, ma non trascritto - dice il professore”. Perché è proprio nella “nuova” trascrizione che il musicista trasferisce la parte più nobile del suo spirito creativo.  “Noi siamo un’opera lirica, ciascuno di noi è un’opera lirica”. Il sovrintendente annuncia l’ultima aria in scaletta.


il pianista Alberto Rinaldi e il baritono Tong Liu (nella parte di Rigoletto) eseguono "Cortigiani vil razza dannata" dal "Rigoletto"




                                  I tre artisti Alberto Rinaldi, Chiara Guerra, Tong Liu



Salvatore Spallina


























domenica 27 novembre 2022

GIRAMONDO - RACCONTI DI VIAGGIO IN SCENA






    Nel piccolo bijoux del Teatro del Navile - Spazio Arte - di via Marescalchi,2/b, 
 a Bologna, è andato in scena la prima di uno spettacolo nato da una folgorazione artistica. Per folgorazione intendiamo quell'atto nel quale le idee nascono come un bagliore nella mente di un artista, però hanno la completezza di un’opera compiuta, viene partorita in quell’istante ed aspetta solo la propria esplicazione, de facto, cioè quella di andare in scena. 


                                                   L'attore e regista Nino Campisi


   Questo atto è scoccato nella mente di Nino Campisi, regista e attore, nonché direttore del Navile, durante la presentazione del libro “Giramondo”, Giraldi Editore, 2021, di Gianluigi Schiavon, circa sette mesi fa, come ci ha detto lo stesso Schiavon alla fine dello spettacolo.

   Il libro di Schiavon contiene 44 racconti, alcuni molto brevi, altri di alcune pagine. Nino Campisi ne ha scelti 11 ed ha pensato ad una messa in scena recitata del testo di Schiavon da accompagnare con una performance musicale in stretta relazione con i contenuti recitati. A questo compito sono state chiamate due voci: quella brillante di Barbara Truzzi e quella suadente di Charles Goodger, che con il piano elettrico e la chitarra ha completato l’orchestrazione dei brani scelti, anche con musiche originali dello stesso Goodger. Regista e musicisti si sono avvalsi della collaborazione di Antonio Ricossa, come aiuto regista.

                                                               La copertina del libro

      Il gradimento dello spettacolo è un crescendo.  I musicisti hanno cominciato a coinvolgere il pubblico con qualche ritornello famoso come quello di “Centro di gravità permanente” di Franco Battiato. La voce narrante di Nino Campisi, entra via via nei personaggi, nelle storie che stava a raccontare, anche nelle più piccole sfumature.  I toni della sua voce cominciano a trasmettere al pubblico i cambi di ambientazione nei quali si svolgono i racconti. Il mappamondo compie il suo lento giro spinto dalle storie trasferite in scena.

   Brasile, Norvegia, Italia, Stati Uniti, Francia, Russia ed altri luoghi della Terra. Schiavon ha ambientato in tante città le sue storie, arricchite da tanti particolari, dalla sua capacità di raccontare, di immaginare, di saper cogliere "lo spirito" del popolo, del posto dove il racconto è ambientato. Ha anche accompagnato tutto ciò con una meticolosa, puntuale, minuziosa descrizione dei luoghi, vera come una foto. Semplicemente perché, ogni luogo descritto lo aveva calpestato e trascritto nel suo taccuino da reporter.

Charles Goodger e Barbara Truzzi

  Delle undici storie raccontate in scena noi vogliamo far cenno, per questioni spazio, solo a due racconti, lasciando ai lettori l'opportunità di poter seguire dal vivo gli altri racconti non appena passeranno nel cartellone del Teatro del Navile (Nino Campisi ci ha assicurato che ci saranno delle repliche).

   Marsiglia. Jean Luis Duanel è un inafferrabile rapinatore seriale di gioiellerie. Nei suoi colpi indossa, rigorosamente, scarpe verdi e gialle. Ruba solo i contanti dalla cassa, ma arraffa sempre un gioiello di pregio da regalare alla sua amata Miranda. Nell’ultima rapina viene ferito, ma riesce a fuggire lo stesso, porta il gioiello alla sua amata e visto che si trova in una pista da ballo, balla un tango appassionato con Amanda, continua a perdere sangue fino allo sfinimento, stramazza a terra. Sopraggiunge la polizia e finalmente le scarpe verdi e gialle comunicheranno al Commissario di polizia che la caccia al ladro è finita per sempre. Charles Goodger e Barbara Truzzi cantano il tango "La cumparsita" di Gerardo Matos Rodriguez.

   Mazara del Vallo. Samir è un migrante tunisino, cammina sulla spiaggia, porta sulle spalle uno squalo di plastica. I turisti lo guardano. Lui spera di poter vendere lo squalo a qualche bagnante. Ma i suoi pensieri corrono al momento del suo salvataggio in mare da parte dei pescatori di Mazara. Sta guardando di fronte a sé la costa tunisina, così nitida, così vicina. Un bambino lo richiama alla realtà e chiede quanto vuole per lo squalo, lui lo guarda, glielo vuole regalare, vede nei suoi occhi lo stesso sguardo del suo bambino, perduto laggiù negli abissi marini. Charles Googder e Barbara Truzzi intonano “Com’è profondo il mare" di Lucio Dalla.

      
                     da sx Charles Goodger, Barbara Truzzi, Nino Campisi

   Prima dello spettacolo, scambiando qualche battuta con Gianluigi Schiavon gli abbiamo chiesto quale dei suoi racconti aveva lasciato il segno in lui stesso. “Come con tanti personaggi che ho incontrato, anche solo per un attimo, ricamo, a volte cucio addosso loro sentimenti che in parte sono loro in parte sono miei. Mi trovo a Edimburgo, insieme a mio figlio, sulla Princes Street, vediamo sul marciapiede un uomo seduto sulla carrozzella – risponde –, spinge con le sue mani la propria carrozzina all’indietro e nel contempo trascina una enorme valigia a rotelle. Ogni tanto bloccava, tagliava la strada ad un passante, questo lo guardava, lui tirava fuori il bloc-notes, scriveva un foglietto e glielo consegnava. Nove volte su dieci la persona che leggeva il foglietto impallidiva. Allora ho guardato mio figlio e gli ho detto: questa è già una storia scritta. Non ho mai saputo il contenuto di quei biglietti, mi era bastata questa suggestione per immaginare che quell'uomo fosse un grande criminale che fingeva di stare sulla sedia a rotelle o che minacciava qualcuno di morte con quei biglietti. Ecco su questi spunti ho costruito il mio racconto".


                                      
                                                                 Gianluigi Schiavon

      

   Alla fine dell’incontro lo stesso Schiavon, ci ha comunicato che "Giramondo”, e i suoi racconti, con l’ausilio della Giraldi Editore, associato con un cd audio, è già presente in alcune biblioteche italiane sotto la forma dell’audio-libro per ipovedenti, questa è proprio una bella notizia.

        da sx Charles Goodger, Gianluigi Schiavon, Barbara Truzzi cantano Imagine

    Poi si è voluto regalare l’interpretazione, niente male, insieme ai due musicisti, di Imagine di John Lennon. Immancabili lunghi appalusi finali.



Salvatore Spallina

 

Teatro del Navile - Studio Arte - 

Adottato da Lucio Dalla, e dai giovani cantanti della sua scuderia, la Pressing, il Teatro del Navile nasce come teatro di formazione e luogo ideale per musicisti, cantanti e giovani talenti”, come recita la didascalia nell’apposito sito del teatro.

                  Una parete del Teatro del Navile, dedicata a Lucio Dalla












sabato 29 ottobre 2022

IL MONDO VISTO CON GLI OCCHI, IL CUORE E LA MENTE DEI GATTI

 

      Nello Spazio Eventi, davanti alla Libreria Mondadori Bookstore, del Centro Commerciale di via Larga, a Bologna, si è svolta la presentazione del libro di Ida Rubino “Amici gatti”, Racconti di quartiere, Ed. Albatros, marzo 2022.

    L’autrice, una dottoressa cardiologa che ha operato all’ospedale di Lugo di Romagna, inizia a narrarci le sue storie a partire dal 2001, data dalla quale si è trasferita a Bologna, nel quartiere vicino allo stadio dall’Ara, dove da sempre giuoca la squadra del Bologna calcio.

                                        Ida Rubino dalla quarta di copertina del libro

   Dall’arrivo in città inizia la sua avventura, come amica dei gatti, perché, per quanto strano possa sembrare..... lei è stata “adottata dai gatti” del suo quartiere. Anzi, come lei stessa ha confessato durante la presentazione, da questo incipit l’intreccio reale della sua vita professionale con gli umani è cambiato profondamente perchè è stato modificato quando, in parallelo, questa è entrata in stretta relazione con il mondo di tanti micioni, micette e micetti. Tutto è cambiato..... sicuramente in meglio.

   Felicità, ansie, bisogni, fantasie ed amore ricambiato sono diventati un tutt’uno.

  Questa fusione di mondi ha reso la sua vita migliore. Ha intrapreso un viaggio fatto di allegria e tristezza, gioia e dolore dalla quale non sente la necessità di tornare indietro. Però fermarsi si, a meditare, per vedere come tutto è cambiato, perché adesso può guardare il mondo con altri occhi ed altre prospettive, come gli hanno insegnato i suoi amici gatti che hanno trasformato la sua vita e quelle di tante persone con le quali è entrata in contatto dal quell’inizio in poi. Questo ci ha confessato alla fine della presentazione del libro.

           

  Un micetto vero da adottare - I calendari da tavolo e da appendere al muro 

   Noi in queste brevi note vogliamo esternare questo amore condiviso per questo animale speciale quale è il gatto.

   Vogliamo cominciare con le due dediche che l’autrice riserva “a Cinzia", che mi regalava libri e sorrisi”, amica cara che il destino ha chiamato a sé presto, troppo presto e con un proverbio Irlandese che a noi piace tanto: “A cat eyes are windows enabling us to see into another world” (gli occhi di un gatto sono finestre che ci permettono di vedere in un altro mondo). Di questo secondo mondo siamo in grado di testimoniare a nostra volta.

                                                 
                                                       
Ida Rubino

   Ida Rubino ha il merito di aver destinato gli introiti della vendita del libro alle tante associazioni che si occupano di gatti ed hanno bisogno della attenzione e del trasporto di tanti volontari e donatori per far vivere in maniera decente i tanti gattini di vari quartieri di tante città che hanno risposto al suo appello.

   Proprio in virtù di questo atto del donare e di amore riversato e ricambiato verso questo “mondo felino”, dopo aver iniziato questo piccolo/grande tour, sta continuando perché le richieste di presentazione del libro con la devoluzione del ricavato ha già raggiunto una ventina di associazioni.

                                                         Patrizia Franceschini

   Il libro, come abbiamo potuto constatare durante la presentazione di Patrizia Franceschini, è ricco di tante storie ed intreccia la vita vissuta di un quartiere popolare con le storie vere delle persone e quella dei gatti. Questi ultimi, ci racconta nel libro Ida, nei modi più impensati, riescono  ad entrare in relazione con gli abitanti. In tutte le stagioni, sia quando d’estate si vive in terrazza, nei balconi, in strada, davanti all’uscio di casa, che di inverno quando le relazioni passano attraverso i vetri delle finestre e dei balconi, in un multiforme mondo fatto da persone vere: ingeneri, casalinghe, impiegati, vedove, camionisti ed altra varia umanità e da tanti gatti, bianchi, grigi, neri, pezzati o con le stelline in fronte.

       Boris, parte maschile di "Officine Guitti", autore di musiche originali per il libro di Ida 

Le ragazze di "Officine Guitti" da sx, Anna, Paola, Angela


                                                         Angela, "Officine Guitti"

                                                          Anna, "Officine Guitti"


  La presentazione è stata abbellita dalla partecipazione di una piccola compagnia teatrale, “Officine Guitti”,  composta da Angela, Paola, Anna e Boris. Appunto, Boris ha elaborato, per l'occasione, delle musiche originali, che hanno accompagnato sul palco le ragazze prima della recita, anche a più voci, dei brani del libro. 
 

Altri piccoli lavori a mano componevano il tavolo del Gruppo Oasi Mici da adottare in Emilia Romagna cui Ida Rubino ha donato i proventi della vendita del libro.                     
                                                              

   Il libro è arricchito dai bei disegni, in bianco e nero, all’inizio di ogni capitolo, di Vania Bellosi. Poi non va  messo   in secondo piano, il capitolo del libro dedicato allo “Epistolario felino”. Trattasi, fra l'altro, del dialogo epistolare, molto interessante, divertente, a tratti commovente, fra Similpepe e Mamma Gatto. 

 L’epistolario è figlio della fantasia di Ida, non molto lontana da una realtà immaginata cui ha dovuto far ricorso dopo la morte di alcuni gatti. L'espediente letterario è stato lo strumento necessario per mantenerli in vita e poterli offrire ai lettori, ma anche agli abitanti che si erano molto affezionati a loro. Condito da sottile ironia, attraverso le lettere, questi felini innamorati continuano ad aggiornare i vecchi amici umani su una serie di eventi che li vedono ancora protagonisti. In una lettera c'è pure la trascrizione della famosa ricetta ORIGINALE della Torta di Mele di Nonna Papera, captata da una emittente telespaziale.  Non sembra vero ma  fungono da  portalettere due e più camionisti amici del gruppo originario di Miciolandia, nato intorno allo stadio dall'Ara di Bologna. 


   E poi un sindagatto, un sindacato virtuale dei gatti del quale Camilllo è il presidente, che ha tutta l’intenzione di voler svolgere un ruolo attivo a favore di una sorte di Miciolandia italica, diciamo noi, che dovrebbe mettere in relazione le comunità feline esistenti dentro le città al fine di coinvolgere dentro questo mondo, come una sorta di profilassi maieutica, il mondo degli umani pensando che tutto questo non può che portare  tanti benefici alle loro vite ed alle loro reciproche relazioni.


   Salvatore Spallina


   Ida Rubino, poliglotta, viaggiatrice solitaria, oltre ad amare e giuocare a basket è appassionata giocatrice di ping pong. È anche coautrice in Voci dalla Pandemia (Edizioni Medstage, 2021).


venerdì 14 ottobre 2022

NAUCELLIO, UN SIRACUSANO, POETA E SENATORE NELLA ROMA DEL TARDO IMPERO




 Quando dietro ad una pubblicazione storico-letteraria c’è un gran lavoro, c’è sempre da essere soddisfatti. Se a questo si aggiungono un altro paio di elementi, come far venire alla luce, per i più, l’esistenza di un uomo importante, colto, senatore nella Roma imperiale, orgogliosamente siracusano, amante del sapere e poeta, i meriti della fatica per la ricerca e per la pubblicazione si accrescono.

   Lo hanno fatto già in tanti, a noi piace aggiungerci alla fila degli estimatori della pubblicazione “ Naucellio. Un siracusano, senatore di Roma e poeta misconosciuto” di Franzo Migliore, per i tipi di Algra Editore.

   L’autore si schernisce nel dire che la ricerca è nata durante la pandemia, in quel lasso di tempo, senza tempo, che è stata la pandemia, nel 2020,…..durante la quale, sembravamo tutti “sospesi”.. La verità è che c’è stato impegno, ricerca, voglia di portare in stampa questo bel lavoro.

   Giusto pure il merito attribuito dall’autore, per gli stimoli ricevuti dal compianto Sebastiano (Nello) Amato, presidente della Società Siracusana di Storia Patria che insieme ad Enzo Papa lo hanno incoraggiato nell’avviare la faticosa ricerca documentale.

   Il percorso del lavoro di ricerca del professore Franzo Migliore è una lettura colta ed interessante sia per entrare in alcuni dettagli della storia di Roma, ma anche per scoprire nell’ambito del mondo letterario quanto interesse possano suscitare fra gli studiosi documenti inediti o poco conosciuti.

   La scoperta dell’esistenza e l’importanza di Junio Naucellio passa attraverso la lettura di un articolo del prof. Angelo Luceri “Un poeta siracusano misconosciuto: Naucellio a sessant’anni dalla scoperta degli “Epigrammata Bobiensa”. Poi dopo l’articolo del prof. Luceri, docente di Lingua e Letteratura Latina all’Università di Roma Tre, è stato, per il prof. Migliore, come un piacevole immergersi, come si deduce da tanti riscontri nel libro, in un fiume carsico di ricerche.  Poi, ripreso fiato, c’è stato l’incrocio con emeriti ed eminenti studiosi che hanno risposto ai suoi input per continuare nella ricerca e negli approfondimenti storico-culturali sulla vita, la congerie storica, la disputa sul fatto che un gruppo di epigrammi, secondo gli studiosi, non fossero da attribuire al poeta e senatore siracusano. In questo contesto è venuta fuori la giusta personalità di Franzo Migliore, che con autorevolezza ed approfondimenti appropriati esprime il suo punto di vista nel merito.

   Junio Naucellio nasce a Siracusa intorno al 310, dopo Cristo, e muore, verso i 95 anni, intorno al 405, a Spoleto, dove aveva ristrutturato un vecchio rustico termale di proprietà della moglie. Proprio lì, in quella casa, lasciata in eredità ad un figlio, aspira giungere alla fine della sua esistenza terrena.

   Molte notizie della sua vita familiare, politica, ed anche di parte della produzione poetica vengono fuori dal carteggio con Simmaco.

  

  Il Colosseo, inframezzato dal colonnato del Tempio di Venere e del Tempio di Roma, visto da via S. Bonaventura

   Quinto Aurelio Simmaco fu un importante senatore romano ed un personaggio di rilievo nella Roma imperiale del IV secolo, sia per importanza familiare che per ruoli politici di un certo rilievo. Sarà proprio Simmaco, in alcune lettere a Naucellio, a  farci scoprire, oltre la sincera amicizia con lo stesso Simmaco, il ruolo di Naucellio nell’ambito politico. Naucellio a questo proposito, anziché ambire a posizioni o cariche di un certo prestigio politico dice all’amico Simmaco che, pur non disdegnando le amicizie politiche e le conoscenze per un giusto ruolo che lui avrebbe potuto avere in quegli ambiti, per sé avrebbe prediletto il solo titolo di “poeta”.


                                                              Arco di Costantino

  Naucellio, nella disputa religiosa molto forte che vi fu in quel periodo fra la forte espansione del cristianesimo e il cerchio, che si andava stringendo, sulla religione pagana, si comporta da vero intellettuale scegliendo  quella etica valoriale che mette al centro i temi universali della valorizzazione della Natura vivente, come fonte del divino, la lode delle piccole cose così come i grandi poeti classici latini e greci gli avevano insegnato, poi tiene alta la sua raffinatezza linguistica che trasferisce all’interno delle sue poesie.

   Proprio su uno di questi temi vogliamo chiudere le nostre note. Il poeta Naucellio aveva tratto ispirazione dalla bellezza che emanava e veniva ad  assumere “l’opera d’arte vivente”. Ovvero sulla perfezione inebriante che un’opera d’arte sussume in sé, cioè quando un fruitore è talmente preso dalla vividezza dell’opera che sta osservando che è portato a toccarla pensando che compiere quel gesto servisse a “svegliare” il manufatto. In particolare ci hanno colpito due dei riferimenti artistici: l’opera in bronzo “La giovenca al pascolo” dello scultore greco Mirone e la statua “La Menade danzante” di Scopas.

   Salvatore Spallina

 

 

   Franzo Migliore ha insegnato Italiano e Latino nei Licei e ha collaborato con le cattedre di Storia del Cristianesimo e di Storia della Chiesa Antica della Facoltà di Lettere dell’Università di Catania. Ha insegnato altresì presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Metodio” di Siracusa e collaborato con la rivista di studi mariani “Theotokos”. È autore, per l’editore Rubbettino, di una Introduzione al Nuovo Testamento (1992) e, per la casa editrice romana “Città Nuova”, ha tradotto dal greco, nella collana “Testi patristici”, alcune opere di Eusebio di Cesarea – Teologia ecclesiastica (1998), Storia Ecclesiastica (2 voll., 2001, in collaborazione), Dimostrazione evangelica (3 voll., 2008) e Preparazione evangelica (3 voll., 2012) – e il Protrettico ai Greci di Clemente Alessandrino (2004).




 

giovedì 4 agosto 2022

LA TRAVIATA – QUANDO L’AMORE È PIÙ FORTE DEL DESTINO






   Presso Largo Autonomia Comunale di Priolo Gargallo, il 29 luglio scorso, L’Orchestra Mediterranea Siracusana e Coro diretti dal maestro Michele Pupillo hanno presentato l’opera La Traviata, di Giuseppe Verdi, libretto di Francesco Maria Piave.

il soprano Mirella Furnari ed il tenore Alessio Testa

   Il soprano Mirella Furnari, per alcuni minuti, con gli abiti di scena, ha assunto anche il ruolo di presentatrice della serata. Ha invitato, fra le altre cose, il pubblico a prestare la giusta attenzione alla grafica  sul fondo della scenografia per poter entrare, ancora meglio, nel vivo dell’opera rappresentata.


   da dx il regista Paolo La Delfa, la vice-sindaco Maria Grazia Pulvirenti, il soprano Mirella Furnari

 Mirella ha poi, brevemente ceduto la parola alla vice-sindaco Maria Grazia Pulvirenti, in qualità di padrona di casa, il sindaco Pippo Gianni, per impegni istituzionali non ha potuto essere presente. La Pulvirenti ha annunciato che, con La Traviata, il Comune dava il via alla stagione degli spettacoli estivi organizzati dall’amministrazione comunale.

   Questo capolavoro di Giuseppe Verdi, come si sa, ha superato tutti i confini geo-politici sulla terra dal momento che è apprezzata, vista, riproposta sotto ogni latitudine. Alcuni temi dell’opera, nel nucleo centrale, esprimono, un’idea dell’amore eterno che va oltre la vita ed il suo destino. Infatti andare anche contro il destino è il valore/bellezza del sentimento dell’amore verso l’altro, un sentimento “umano”, semplice, ma di una profondità della quale non se ne conoscono ancora i confini. Questi pensieri li esprime Violetta/Verdi, prima con la musica, oramai immortale, poi con le parole e le voci di tutte le Violette, protagoniste sul palco, che nel corso del tempo hanno portato in scena l’opera.

    Questo concetto dell’amore oltre i confini della vita, che è un concentrato della possibilità umana di poter esprimere la propria libertà, il pubblico di tutto il mondo lo ha fatto proprio perchè riesce ad andare oltre il profilo di quel romanticismo, che era stato, al momento della creazione, ed è, il motivo che appassiona il pubblico.

                   gli spettatori in Largo Autonomia Comunale a Priolo Gargallo

   Sistemato un piccolo problema tecnico iniziale con i microfoni, il palcoscenico si è animato entrando via via nel vivo dell’opera. 


                             Orchestra Mediterranea Siracusana e Coro

         il maestro Michele Pupillo

   Bella, appassionata, molto applaudita la direzione del maestro Michele Pupillo. Tutti i protagonisti sono stati apprezzati e sostenuti dal pubblico che non ha mai fatto mancare il suo plauso.



la Violetta Valery di questa serata - il soprano  Goncia Dogan 


Alfredo Germont - il tenore Antonino Interisano 


 

             Giorgio Germont (Padre) - il baritono Tetsuji Yamaguchi 


                         Flora Bervoix - il soprano Chiara Salerno


                                      il soprano Chiara Salerno nella parte di Annina

                         Gastone Visconte di Letorieres il tenore Filippo Micale


Il Barone Douphol mentre lancia il guanto di sfida ad Alfredo - il baritono Natale Calafiore

il Marchese D’Obigny - il basso Fulvio Bumbalo

Il Dottor Grenvil - il basso Maurizio Muscolino 

Giuseppe Servo di Violetta – il tenore Francesco Fontana 


                                             Il Coro delle Zingarelle


            Martina Cataldi con Gabriele Scatà del Corpo di ballo Tersicore Danza

  Paolo La Delfa (regia), Tony Fanciullo (scenografie) e Simona Gatto ( coreografie), hanno permesso ai protagonisti di poter esprimere il loro talento a cominciare da Violetta Valery: Goncia Dogan – Soprano; Flora Bervoix/Annina: Chiara Salerno – Soprano; Alfredo Germont: Antonino Interisano – Tenore; Giorgio Germont (Padre): Tetsuji Yamaguchi - Baritono; Gastone Visconte di Letorieres: Filippo Micale – Tenore; Il Barone Douphol: Natale Calafiore – Baritono; Il Marchese D’Obigny: Fulvio Bumbalo – Basso; Il Dottor Grenvil: Maurizio Muscolino – Basso;  Giuseppe Servo di Violetta: Francesco Fontana – Tenore.

   Coro Lirico “Maria Grazia Di Giorgio” diretto dal soprano Rita Patania – Una menzione speciale va riconosciuta al Corpo di ballo “ADS (Associazione Sportiva Dilettantistica) Tersicore Danza” del Centro Musical Siracusano diretto da Simona Gatto -  Coro delle zingarelle: Carmen Mangano , Martina Cataldi , Emma Caraffa, Martina Accolla , Chiara Aglieco , Gabriele Scata’. Maestri Sostituti: Francesco Drago e Cristina Gianino - Direttore di palco Massimiliano Ricciardo.

  Noi alla fine abbiamo sentito, brevemente, Alfredo Lo Faro, apprezzato produttore  e promotore musicale di grandi artisti siciliani nel mondo. E poi due esordienti sul palco Tetsuji Yamaguchi e Chiara Salerno. 

   Ospite della serata con la  famiglia, Lo Faro così si esprime: "bravi tutti i protagonisti sulla scena. Voglio spendere due battute per la bellissima pasta vocale di Violetta. Un veramente bravo per il baritono giapponese Yamaguchi. E poi faccio io un applauso al pubblico, numeroso fino alla fine, perchè ha saputo distribuire la giusta intensità di applausi ad ogni protagonista".

da sx il dott. Biagio Armaro, il piccolo Alfredo Lo Faro, Alfredo Lo Faro, Eleonora Abbruzzo

       Tetsuji Yamaguchi abbiamo chiesto come ha vissuto questo esordio: "Ringrazio il maestro e regista Paolo La Delfa per avermi dato questa possibilità ed per aver creduto in me. Con il maestro Michele Pupillo mi sono ritrovato da subito e c'è stata una bella intesa, sia nelle prove che in scena. Mi ha messo a mio agio e mi ha dato le dritte giuste per fare bene. Ho apprezzato il consenso del pubblico sia durante lo spettacolo che nella uscita finale".

     Chiara Salerno ha debuttato nel doppio ruolo, quello di Flora, amica di Violetta, e nelle vesti di Annina serva/confidente di Violetta. Lei, in verità, faceva parte del Coro ancora prima del percorso universitario: "si sono cresciuta musicalmente con l'indimenticata ed indimenticabile Maria Grazia Di Giorgio e con il maestro Pupillo. Per molti di noi del Coro, che ora porta il suo nome, Lei è stata una vera guida. In questo debutto ho messo tutta me stessa e sono soddisfatta della della mia prova in questa doppia veste interpretativa".

   Un grazie speciale per le foto ad Emanuele Sparacino.


Salvatore Spallina