domenica 31 dicembre 2017

“IL RING E L’AQUILONE” DI ROBERTO CAMELIA E LUCA CIANCI – CREDICI E TI RIALZI




    Il fatto/la storia: Siracusa 02 gennaio 2013. Appena dopo pranzo, Roberto è disteso sul letto, rilassato, fuori c'è freddo. Il fratello Concetto lo invita a fargli compagnia sul furgone di lavoro, ha promesso   di dare uno strappo, un passaggio ad un amico in difficoltà. Invece della solita tuta, Concetto veste quasi sempre in tuta, questa volta si vestì con pantaloni e cintura. Lungo il percorso che stanno compiendo, da Milocca a Fontane Bianche, Roberto (lato passeggero) vede un muretto a secco completamente abbattuto con i segni che la cosa era avvenuta da lì a poco. Chiede a Concetto di fare inversione per vedere se era successo qualcosa e qualcuno si fosse fatto male. Le ruote di una macchina cappottata che ancora continuavano a girare erano il segno evidente di quanto accaduto. Roberto si avvicina e vede l’uomo alla guida dentro abitacolo, ancora vigile, ma avvinghiato alla cintura di sicurezza e sotto shock. 
   Senza esitare cerca di estrarre fuori l’uomo e chiede al fratello di prendere una bottiglietta d’acqua dal furgone nel quale viaggiavano. È  sul ciglio della strada accanto all'uomo tirato fuori dalla macchina, cerca di scambiare qualche parola con lui. Concetto non è ancora tornato dal furgone con l'acqua. Un’altra macchina nello stesso punto della precedente esce di strada ed a tutta velocità investe Roberto e gli trancia la gamba sinistra sotto il ginocchio. 
   Da questo momento cominciano una serie di atti, di momenti di allucinazioni raccontati con lucidità, con calore vero, con passione atletica. Passaggi di microstorie succedutesi dopo il trauma che solo una persona autentica e piena di senso di humor, come Roberto, può raccontare. Il suo amico Luca Cianci, è stato il primo a spingere Roberto a scrivere a quattro mani questo libro, convinto com'è, che questa storia avrebbe dato impulso, conoscenze, comportamenti e stimoli a tutti quei  ragazzi, ai loro familiari, ad altri amici che hanno vissuto e vivono momenti come questi. Uscire da un data condizione, pur difficile, si può. Ricominciare a credere negli altri, ma sopratutto in se stessi, si può, a patto che  si cominci  scoprire e mettere in moto tutte quelle risorse nascoste dentro di noi. 


                            


   La prima presentazione dl libro è avvenuta a "La Cittadella dello Sport", "Rosario Lo Bello", di Siracusa, una sorta di tempio dove si esercitano una serie di discipline che anno fatto onore allo sport siracusano, nazionale, mondiale. Il padrone di casa di  domenica mattina 17 dicembre 2017 è stato Valerio Vancheri presidente del Circolo Canottieri Ortigia Siracusa. Ci sono tanti ragazzi dentro "La Cittadella". L'Associazione ha in gestione "La Cittadella dello Sport" e la domenica e nei festivi apre ai minori, ai migranti e a tutti quelli che, nei giorni abitualmente aperta agli allenamenti agonistici, avrebbero poco spazio per esercitare un poco di attività fisica e di sport all'aria aperta. Il sodalizio sportivo ed amicale fra Valerio e Roberto è consolidato e Valerio  ci teneva particolarmente ad aprire la presentazione di "Il ring e l'aquilone", € 12,00, per i tipi di Sport&Passione (nelle principali librerie nazionali ed online).
    La bella presentazione di Daniele Radaelli, Caporedattore della “Gazzetta dello Sport”, inquadra nella giusta misura il personaggio pubblico che è diventato Roberto Camelia, ma indirizza il lettore nella giusta dimensione dentro la quale Roberto si vede e si legge, senza esaltazioni, cioè quella di un “meraviglioso eroe quotidiano”.
  È presente Alberto Francescut, giornalista e collaboratore della “La Gazzetta dello Sport”. In una rubrica tutta sua ha raccontato e  racconta storie di atleti paralimpici,  con Roberto è nata una sintonia ed un’amicizia dopo aver raccontato la sua storia sulla Gazzetta dello Sport.  




     Il racconto di tutta la vicenda, di cui Roberto è involontario , ma ora consapevole protagonista, è vibrante, emozionante con momenti che non ti aspetti e con risvolti cui non hai mai minimamente pensato potessero succedere nella vita delle persone. Una sorta di autoanalisi, autoriprogrammazione della vita, di riscoperta del prioprio Sè nascosto, che nel Silenzio di una pacata accettazione della realtà dà l'avvio ad un percorso nuovo di vita con nuovi punti di riferimento e con alcune certezze, a cominciare dalla famiglia, su cui poter sempre contare. Corpo-Mente (Cervello) programmati, secondo le leggi della fisica dei corpi, lo avrebbero aiutato a  sopravvivere, ma è il pensiero che ha vinto questa battaglia della vita di Roberto.
        Perché fermarsi a soccorrere quell'uomo!!! È una domanda che gli hanno fatto in tanti e che si è fatta, subito dopo l’incidente, anche Roberto. Nel procedere della sua degenza non è emersa più perché “sarebbe stato per me molto più difficile convivere con il senso di colpa piuttosto che senza una gamba: vivere deludendo se stessi rappresenta la pena più severa che si possa affrontare. È persino peggio che deludere gli altri, perché non c’è arbitro più severo del nostro io”.
        Nella rinascita di Roberto hanno avuto un ruolo fondamentale i medici ed i reparti coinvolti dell'Ospedale Umberto I di Siracusa e poi il C.R.C. (Centro di Riabilitazione al Cammino) Casalino di Loiano (BO). Un passaggio sentimentale, nato dentro il centro di Loiano, ha esercitato, come una magia, un effetto taumaturgico unitamente alla volontà di voler riprendersi la vita a partire dalla propria per tornare ad essere competitivo e realizzare un record fin'ora ineguagliato: risalire su un ring e dirigere un match di boxe come uno dei tanti arbitri cui viene assegnato un incontro da arbitrare. 
   
   

   Roberto, come testimonia questa foto, è in splendida compagnia con campioni che nella vita e nello sport dei normodotati e dei paralimpici fanno invidia a tutto il mondo (da sinistra Alex Zanardi, Bebe Vio, Martina Caironi, Roberto Camelia, Luigi Valietti, Roberto Bruzzone).

                                
                                              (Roberto mentre firma le dediche)

        E non finisce qui!!

   I tanti che hanno comprato e compreranno il libro daranno una mano a         Roberto per far crescere ed espandere gli interventi che la sua ONLUS         Sport&Mente porta avanti dal 2016. Infatti il ricavato della vendita sarà interamente devoluto a Sport&Mente che continua ad occuparsi dell’inclusione di tanti ragazzi che hanno problemi di varia natura fisica e che trovano difficoltà a poter fruire in maniera agevole di strutture ed attenzioni. Per la prima volta Roberto è riuscito a far svolgere un incontro di Sitting volley (la pallavolo paralimpica) alla Cittadella dello Sport di Siracusa.

       Chi è Roberto Camelia:  era, è uno sportivo agonista. Ama il tennis, ma il suo amore per il pugilato supera tutti gli altri sport. Dal 2010 arbitro giudice della FIP (Federazione Pugilistica Italiana). Oggi, nel mondo dei normodotati, è l’unico arbitro al mondo ad arbitrare con una protesi alla gamba sinistra. È anche atleta paralimpico in varie discipline e Cavaliere dell’Ordine “Al Merito delle Repubblica Italiana”.


       Chi è Luca Cianci: un psicologo specializzato in Human Resources Managemente              (Organizzazione e gestione delle risorse Umane, Preparatore mentale di primo livello della FIT (federazione Italiana Tennis) e responsabile del portale web www.socialjobs.it.


                                                               


   Chi è Concetto Camelia: è l'alter-ego, l'ombra ("bella") di Roberto, una pagina del libro esprime i suoi pensieri nel merito.


         

               Salvatore Spallina



domenica 24 dicembre 2017

SIRACUSA-TRAPANI 2 a 2 - DERBY BELLO E COMBATTUTO PIPPO SCARDINA TORNA A SCALDARE IL CUORE DEI TIFOSI AZZURRI






    È da questo calore che vogliamo partire nel nostro commento. Perché di vero calore sportivo si tratta, anche se ce n’era bisogno di calore ieri sera al De Simone!!! Per un quarto d’ora s’era alzato un vento gelido che ha sferzato le facce e i corpi dei tifosi azzurri, poi si è calmato. Ma anche se il freddo si è patito valeva la pena esserci in questo derby. Troppi gli assenti in questa giornata azzurra!!, era la sera dei tantissimi juventini (nel giusto rispetto del turno!!! sic!!). Hanno perso l’occasione di poter vedere un Siracusa pimpante e voglioso di fare proprio il risultato. Nella prima parte della gara, compreso l’autogoal del Trapani(16° p.t.)  su cross di Liotti, il Siracusa aveva fatto la partita, con Mancino, autore di belle giocate e proposte di scambi nella trequarti avversaria e con Parisi che solo davanti a Furlan, al 28°, calcia fuori la palla del 2 a 0, al 43° il goal del pari di Murano su azione manovrata.
    Il 3-5-2 ha funzionato bene, in verità nella fase difensiva diventava spesso un 4-4-2, ma ha retto bene per tutta la gara. Quando il Siracusa ha concesso al Trapani di dialogare e non aggredire il portatore di palla, per recuperare la seconda palla, ha subito le due reti del Trapani, una alla fine del primo tempo, l’altra all’inizio della ripresa, per opera dello stesso Murano ed ha corso anche qualche altro rischio.
    Sia nel primo tempo, dominato dagli azzurri, che anche dopo il 2 a 1, si vedeva, ed il pubblico lo sentiva, che la squadra era viva e vogliosa di riprendere la partita e magari di andare oltre il pari. Tutto questo è bastato a dare sensazioni che da qualche tempo nelle partite in casa il Siracusa non riusciva più a creare. Tutto ciò in considerazione del fatto che l’uscita di Mancino ha privato il Siracusa di un apporto tecnico non indifferente dal momento che Sandomenico non è entrato mai in partita ed ha fallito(22° s.t.), solo davanti a Furlan, la palla del 2 a 2. Positivo l’ingresso di Mangiacasale che da sempre nella fase offensiva incide e crea occasioni pericolose.
   Subìto (8° s.t.) il 2 a 1 gli azzurri cercano di riprendere la partita e sfiorano il pari con Catania, stoppato in area dopo uno scambio con Parisi. Poi tre minuti dopo, su cross di Liotti, Scardina mostra il suo pezzo forte, torsione con colpo di testa che va a finire sul palo interno e poi fuori. Poi l’errore di Sandomenico, ma il Siracusa c’è ed il pubblico “lo sente” che è vivo e vuole il pari a tutti i costi. Ed è esplosione di gioia al 38° quando Pippo conclude un’azione impetuosa con un batti e ribatti che si conclude con il 2 a 2.
   L’ingresso allo stadio dei tifosi trapanesi e il modo con cui è avvenuto non meritano commento, meglio parlar d’altro. Manifestazioni antiche e squallide alle quali non bisogna dedicare spazio né tempo. Sentito da tutto lo stadio invece il minuto di silenzio dedicato alla morte della bambina di Pagliarulo, il centrale difensivo del Trapani.

   Il “Tocco di classe” di questa partita lo assegniamo a Pippo Scardina. È tornato ad essere incisivo e a regalare emozioni il centravanti azzurro. Goal del 2 a 2 a parte, si è esibito in uno dei suoi colpi speciali, la spizzata di testa, palo su cross di Liotti, una bella triangolazione al 40° del primo tempo con Mancino e Catania. Anche nella partita al Massimino del 17/12, contro la Sicula Leonzio, aveva messo in mostra, dopo aver sostituito Bernardo, la sua voglia di far bene ( un rigore procurato e l’azione più pericolosa della partita).


   Salvatore Spallina

martedì 12 dicembre 2017

SIRACUSA-JUVE STABIA 0 a 0 - EMOZIONI AL PALO, CLASSIFICA SOLIDA, PUBBLICO ASSENTE TROPPO ESIGENTE - NICOLA SEMPRE PRESENTE





   Pubblico assente, troppo esigente. E’ con questa rima che sentiamo di cominciare questo commento sulla partita Siracusa-Juve Stabia. E lo diciamo con franchezza ed anche con amarezza. Ci farebbe piacere vedere al De Simone il pubblico che meriterebbe una squadra in una posizione di classifica invidiabile, come quella del Siracusa, in questo scorcio di stagione. Le duecento presenze in più della media, ahimè, stagionale (1.700/800) hanno dato un poco di lustro a questa domenica che ricorda il mai dimenticato Nicola De Simone. Un ragazzo di Castellammare di Stabia che ha militato nel Siracusa e che con quella maglia addosso, sul campo, ha lasciato la sua giovane vita. Atleta e uomo autentico nel cui ricordo non si festeggia solo un incontro di calcio, ma tanto, tanto di più. Per molti di noi è qualcosa di più, molto di più di una semplice partita. Sono passati trentotto anni ed il suo ricordo è ancora vivo e forte. Domenica è stato un momento bello e sentito prima durante e dopo la partita, indipendentemente dal risultato. Lo stesso Nicola avrebbe meritato ancora più pubblico come in altre occasione è successo.
   Torniamo al punto. Gli spettatori restano a casa con la scusa che di partita in partita c’è qualcosa di meglio da vedere in tv, perché a turno mancano i milanisti, gli interisti, gli juventini. Nelle partite del Siracusa in casa manca quel quid, quella aspettativa per cui vale la pena andare allo stadio, oltre il fatto di essere tifosi azzurri. Mancano i goal di Pippo Scardina che oramai non accenna più, se non sporadicamente, a far pressing anche da solo, perché guardandosi intorno vede che nessuno lo segue nella sua iniziativa (perché il Siracusa di quest’anno non pratica il pressing!!). A Pippo mancano quei cross tesi dalla linea laterale che tanti bei goal gli hanno procurato nella passata stagione e che tanti tifosi hanno infervorato.  Per uno di quei goal valeva la pena pagare un biglietto e poi parlarne durante la settimana. Forse è proprio questo che manca in quest’anno calcistico. Quasi sempre le partite, tranne qualche eccezione, si concludono domenica sera o al massimo lunedì sera. Non c’è il trascinamento di belle immagini che il tifoso si porta dentro, una bella azione tecnica, di qualità superiore che ti fa andare a cercare l’amico anche al telefono, se non è venuto al campo, per riprendere una discussione il giorno dopo e magari invitarlo/costringerlo la successiva domenica, in casa, a venire a guardare i Leoni, anche se i Leoni meritano sempre di essere guardati e seguiti.                                                              
  Da questo punto di vista lo spettatore siracusano che ha giuocato al calcio o che ama il calcio tecnico, di qualità prova/trova scarse occasione per ammirare tutto ciò.  Poi l’unico calciatore che è in rosa e che ha dimostrato di averle le qualità per inventare giuoco e creare le premesse per azioni pericolose, che è Nicola Mancino, non ha ancora un ruolo definito. Questa domenica scorsa è stato schierato sulla fascia esterna dove ha reso pochissimo e da dove ha poche possibilità, per le qualità che possiede, di rendere al massimo. Infatti uscito lui nel secondo tempo il livello tecnico della squadra è calato di molto rispetto al primo tempo. Se vogliamo parlare di emozioni l’unica di tutta la gara è stata quella relativa al cross di Mangiacasale ed il tocco sottoporta di Emanunele Catania che il pipelet Branduani d’istinto manda in angolo. Per onor di cronaca, a parti invertite, nella parte finale della gara, l’incrocio dei pali di Calò, con Tomei fuori causa, è l’altra emozione di tutta la gara.

   Però mister Paolo Bianco mastica amaro, già prima della partita ed anche il giorno dopo, per la debole affluenza e per i mormorii di parte del pubblico verso la squadra. Non si capacita perché non viene tenuto nel giusto conto il fatto che questo bottino di 30 punti (quarta in classifica) è un bottino meritato, per prestazioni e per numeri di tutto rispetto. Noi siamo convinti sostenitori di mister Bianco e siamo certi che, al rientro di Turati, con un Magnani nelle migliori condizioni, e con l’affidare a Mancino un ruolo più centrale in mezzo al campo, con il 3-5-2,  nella seconda parte del campionato e nei play off saprà regalare a tutto il pubblico del De Simone quelle emozioni e quelle aspettative che anche la presidenza Cutrufo merita. Poi pensiamo che con qualche  intervento nel mercato di gennaio il sapiente Antonello Laneri saprà trovare quel tassello che manca per rendere la rosa ancora più competitiva. 



     Sono in tanti quelli che seguono il Siracusa in trasferta, ovunque, e non fanno mai mancare il calore del tifo, fra questi, in particolare c’è un piccolo gruppo, gli amici del “Club Azzurro Nicola De Simone” guidati da sempre dall’imperterrito Angelo Vinci (presidente da sempre).  

                                            

   Il “Tocco di classe” di questa partita lo assegniamo alle due tifoserie gemellate nel nome e nella memoria di Nicola De Simone.


         Salvatore Spallina

mercoledì 29 novembre 2017

SIRACUSA-CATANZARO 2 a 1 - PARISI BUM BUM FA FUORI I CALABRESI














    Proprio così, una doppietta di Tino Parisi ha steso il Catanzaro nella giornata di sabato 25 novembre u.s.. Ultima giornata del turno di sabato, da domenica prossima il Siracusa giocherà sempre di domenica, tranne nel turno infrasettimanale del 21 marzo a Pagani. Il giovane, siracusano doc, in forza al Catania fino alla scorsa stagione, aveva sofferto non poco, nelle ultime due gare casalinghe, per aver fallito due goal quasi fatti, sottoporta.
    Si è riscattato in questa partita dimostrando di potersi meritare maglia e stima non solo del suo allenatore ma anche dei tifosi siracusani, che avevano mugugnato non poco dopo gli errori accennati. “Ora, solo ora mi sento a casa”, queste le parole nel dopogara, dopo aver incassato la chiamata del suo nome, fortemente gridato da tutto lo stadio, specialmente dopo il secondo goal. Bello il primo, al 15° del p.t., su angolo di Mancino e lui che arriva come una saetta da dietro ed impatta lasciando imbambolata la difesa calabrese. Il secondo, al 5° del s.t.,  su pennellata di sinistro di Mancino (sempre lui!!!) devia di testa nell’angolo dove il portiere non può arrivare, ed è tripudio.
   Eccezionalmente gli rendiamo merito con queste due foto.



    Il riscatto identitario di questo giovane atleta vogliamo porlo come auspicio, ora che la società si è data una nuova struttura per tutto il settore giovanile societario. L’attenzione dovrà concentrarsi sui giovani talenti siracusani. Con questo intendiamo riferirci a tutto il bacino di giovani della provincia cui la società deve guardare per poter costruire progetti importanti per il prossimo futuro. La scelta propositiva, in questa direzione, la identifichiamo nel nome del prof. Paolo Lombardo, vero paladino e colonna portante del calcio a Siracusa e fautore, da sempre, dell’idea di dover porre al centro di qualunque iniziativa calcistica importante, che sappia guardare al domani, il mondo del calcio giovanile.
   La partita è stata ben giocata dalle due squadre. Paolo Bianco, privo di Turati e Magnani, dopo la partita di Coppa Italia a Trapani, opta per Mucciante al centro della difesa con Daffara e De Vito esterni di difesa. Mancino diventa, ormai stabilmente, diciamo noi, fonte ed ispiratore di quasi tutte le proiezioni pericolose del Siracusa. Mangiacasale copre tutta la fascia di competenza e si propone con azioni offensive ficcanti, Palermo, superati i problemi fisici, continuerà a mettere in seria crisi il mister, perché quando gli riescono bene i cross, la palla gli attaccanti la mettono solo dentro. Questo sabato Bernardo ha sfiorato il palo, dopo che l'esiguo popolo  della gradinata aveva gridato al goal. Catania è sempre il solito giocatore che ti aspetti, sempre nel cuore della manovra offensiva della squadra ed anche lui ha sprecato, in area, una magia di Mancino. Ma sabato era il giorno magico di Tino Parisi!!! Il povero Toscano quando il Siracusa non gioca la palla va in debito mentale e non riesce ad incidere. Mister Bianco dopo cinque minuti del secondo tempo gli preferisce Spinelli con il cambio di schema tattico.  Ma il Catanzaro non è stato a guardare, anzi, ha giocato la gara con verve e piglio di squadra cui il suo nuovo allenatore sta cercando di dare una impronta ben definita. Ha giocato la palla più e meglio del Siracusa a centrocampo, ma la sua pericolosità di è fermata, tranne che in un paio di occasioni, goal compreso (molto bella la trama di giuoco che va a pescare solo in area Falcone), ai limiti dell’area siracusana. L’ingresso in campo del principe del pressing, Scardina è servito ad attenuare la foga offensiva del Catanzaro, infatti ha servito un pallone d’oro a Giordano, che calcia fuori da ottima posizione ed un ulteriore tiro in porta che Nordi para accartocciandosi sulla base del suo palo.


   Bella anche la dedica della vittoria a Sasà Indomenico, non presente neanche in panca per via della morte del papà. Mancino mostra la maglia dedicata, segno questo che la squadra è attenta e dentro lo spogliatoio si respira una bella aria che dà e darà forza a questi ragazzi.



   Il “Tocco di classe” di questa partita, neanche a dirlo, lo assegniamo a Tino Parisi.

Salvatore Spallina

mercoledì 15 novembre 2017

SIRACUSA-LECCE 1 a 3 - VELOCITÀ E MOVIMENTI DEFINITI DECIDONO LA GARA - QUALCHE RAMMARICO








   Partiamo dal pubblico presente allo stadio Nicola De Simone. Non abbiamo memoria di una partita di cartello come Siracusa-Lecce così snobbata dal pubblico siracusano. Mediamente sabato pomeriggio c’è stata metà della gente che questa partita, in un altro momento storico, non l’avrebbe persa per nessun motivo. La gara data in tv? Il cattivo tempo annunciato e non pervenuto? Quelli impegnati nel sabato lavorativo? In altre occasioni “simili” questa enorme defezione non l’abbiamo registrata. 
   Poi anche i tifosi organizzati ci mettono del loro!!! “Si cantano addosso”. Tanti ragazzi, e non solo ragazzi, non fanno mai mancare la presenza durante le trasferte non lasciando mai sola la squadra. Sappiamo tutti che questo è un merito non indifferente, ma nelle partite in casa non è un bello spettacolo sentire le sovrapposizioni degli stessi cori durante la gara, ed poi provare a gridare ancora più forte per cercare di coprire il coro che parte dalla curva o viceversa quello che parte dalla gradinata coperto in parte da quello che cerca di sovrapporsi dalla curva.  Nei cori, un bel gruppo di tifosi, per non subire l’umiliazione di sentirsi dire che stanno in gradinata ( e non in curva!),  la stessa gradinata la chiamano “Settore”. “Hanno le loro storie!!!” Non vogliamo entrare nel merito, ma questo modo di fare è meno coinvolgente per il resto degli spettatori della gradinata che spesso vorrebbe unirsi a qualche coro e non lo fa o lo fa male e siamo testimoni di questa sofferenza.
   Anche la squadra avrebbe tratto giovamento da una presenza numerosa ed attiva, specialmente nel primo tempo quando ha cercato, con la volontà, con i nervi, con determinazione di ribattere colpo su colpo alle azioni della squadra di Liverani. Certo parlare di questa partita, che è stata analizzata in lungo ed in largo, già durante il suo svolgimento ed anche dopo, non sarà facile. Noi proviamo a ragionare su alcuni momenti della gara sia con i nostri appunti sul tacciono, sia su qualche elemento tecnico della stessa.
   Partiamo dai dati positivi. Mister Bianco ha ragione a rammaricarsi del fatto che la sua squadra avrebbe potuto andare in goal sia dopo l’1 a 0 che sul 2 a 0 del Lecce. Questo avrebbe dato modo di riaprire, comunque, la partita. Infatti la sequenza delle occasioni è data da un susseguirsi di azioni condotte in maniera diversa dalle due squadre, si, ma comunque gli azzurri sono entrati dentro l’area del Lecce e potevano fargli male.
   In sequenza gli attaccanti leccesi per due volte sfiorano il goal, Tomei para un sinistro “destinato” di Di Piazza, ma nulla può dopo. Con una velocità insolita, per la difesa del Siracusa, v’è un susseguirsi di tiri e rimpalli che porta Armellino a segnare l’1 a 0. E’ il 15°.
  Il 17°, però, vede Scardina colpire di testa l’unico cross buono di Giordano dalla destra e sfiorare il palo a Perucchini battuto.
  Il 19°, a seguito di una punizione ben calciata da Nicola Mancino e conseguente rinvio errato della difesa leccese, trova Giordano solo davanti alla porta  per spedire in curva la palla del pari.
  Al 20° Di Piazza, dopo uno scambio, con una serpentina impressionante, vede respingere da Tomei la palla del 2 a 0.
  Al 23° Magnani appoggia male e di fa intercettare una palla nel centrocampo leccese, Di Piazza riceve e scatta (forse in fuorigiouco) dribla Tomei ed insacca il 2 a 0.
  Al 26° Daffara da buona posizione non la mette dentro.
 Al 33° Catania, dopo una punizione magistrale di Mancino, è solo a destra del dischetto, ma non riesce ad impattare.
  Al 37 e al 41° il Lecce anche nelle ripartenze si muove con schemi prestabiliti, gioca la palla in velocità e fa male alla difesa azzurra che si salva con due difficili parate di Tomei.
   Il secondo tempo lo chiudiamo in maniera breve. Il Siracusa c’è fino al nono minuto con un bel tiro di Mancino che si destreggia bene e conclude con un bel sinistro che Perucchini è costretto a deviare di pugno. Poi ci sono i cambi, un eurogoal del leccese Tsonev e quello di Emanuele Catania, bello, che sorprende il portiere sul suo palo da un angolo di Mancino.
   Il 3-5-2 del Granillo sembra un segno. Non c’è il 4-2-3-1, adottato in quasi tutte le gare precedenti. Con la Regina infatti il sabato precedente, con uno schiacciante 0 a 2 ed un giuoco migliore attraverso il controllo del centrocampo, Bianco lo ripresenta con il Lecce sperando di poter pronunciare la famosa frase archimedea: “Eureka!” (“ho trovato” il modulo di giuoco che cercavo!!). Con la Reggina aveva funzionato perché dopo lo sfogo iniziale dei calabresi, durato una decina di minuti, il Siracusa ha preso campo e possesso del centrocampo e la Reggina non è mai stata pericolosa dentro l’area di rigore azzurra.
   Si capisce bene, specialmente dopo la gara con il Lecce, ma anche prima della gara che la Reggina non è il Lecce!!! Mister Bianco ha pensato allo stesso modulo, ma     non agli stessi uomini e non nelle stesse posizioni in campo.  Parisi, Daffara, Liotti, sono chiamati ogni domenica a compiti che non sanno governare sempre bene, chiamati come sono a compiere gesti tecnici, azioni, giocate che sono nel loro bagaglio di giocatori, ma che non appartengono al ruolo principale con il quale sono cresciuti fino ad oggi. Giordano chiamato a svolgere compiti diversi ha avuto uno dei rendimenti più bassi della sua storia in azzurro. Mangiacasale subentrato nel secondo tempo, se sta bene, sulla fascia è stato ed è determinante.
   Il Lecce sull’1 a 3 continuava a giocare come se dovesse fare risultato. L’espulsione di Bianco al 30° del secondo tempo è in linea con il secondo tempo degli azzurri. Il Lecce sostituisce due uomini per infortunio nel primo tempo ed giuoca la gara senza Marco Mancosu. Liverani in dieci gare ha dato una identità tecnica alla sua squadra.
Modesto questo Girone C!!, ma quelli che amiamo questi colori e questa città ci aggrappiamo a questi 23 punti. Questo è il tesoretto cumulato finora, senza regalie di sorta e conquistato sul campo. Quarto posto non condiviso. Dopo 14 giornate, ci sembra possa essere rimpinguato a dovere. Mister Bianco può ripartire bene dalle cose buone della gara con la Reggina e dalla voglia di far bene della squadra nel primo tempo e su queste costruire un Siracusa ancora più sicuro e vincente. Questa riposo nel prossimo turno servirà a rinforzare idee e schemi.


   Il “Tocco di classe” di questa partita lo assegniamo a Nicola Mancino. Dalla sua testa e dai suoi sono partite le giocate più pericolose del Siracusa. Conosciamo le sue capacità tecniche e la sua voglia di fare bene in questa squadra ed in questa città.


   Salvatore Spallina       

domenica 5 novembre 2017

SIRACUSA-PAGANESE 2 a 3 - SQUADRA IN BAMBOLA, PRESTAZIONE DA DIMENTICARE, ARBITRO DI CATEGORIA INFERIORE







  
 Approccio alla gara sotto tono rispetto alle parole dell’allenatore della vigilia. Se queste erano le sue preoccupazioni non le ha ben trasmesse alla squadra ( come ha già riconosciuto nel dopo gara). Il Siracusa ha giocato nel suo modo solito , massimo tre scambi e poi lancio lungo a cercare Scardina, Catania, Mazzocchi. Forse i giocatori hanno preso sottogamba la gara. La Paganese ultima in classifica era reduce da due recenti sconfitte. “…Se non scendiamo in campo con il piglio giusto possiamo perdere con chiunque” queste le dichiarazioni di Bianco venerdì. Detto-fatto. Dopo pochi minuti il Siracusa è sotto di un goal. L’unico cross decente da parte di Liotti ( di destro, non con il suo piede preferito) , di tutta la gara, arriva al 15° del secondo tempo ed il Siracusa è sotto di tre goal. Finalmente (avrà detto in cuor suo) PippoScardina, impatto perfetto per l’1 a 3. Gli altri cross, compresi  i due calci piazzati curati dallo stesso Liotti…. non ricevuti. In verità al 16° del primo tempo Catania la palla-goal per il pari l’ha avuta (lancio di Giordano, testa di Mazzocchi, tiro sopra la traversa!!). La seconda azione degna di nota di tutto il primo tempo la confeziona il solito Catania che con un diagonale taglia i difensori campani e serve Mazzocchi, questi si gira bene e appoggia dietro una bella palla a Toscano  il cui tiro in porta viene impattato da un difensore. I tifosi avevano capito che una sterzata alla gara andava  data già nel primo tempo, pur sotto ancora solo di un goal. Ma ci può stare di andare nel pallone, specialmente quando non te lo aspetti. Squadra e allenatore. La lettura della partita Bianco stenta a compierla, Mancino secondo il nostro parere andava messo in campo dopo i primi venti minuti, sia per il tasso tecnico superiore a tanti giocatori presenti in campo sia perché è uno dei pochi capaci di dialogare nello stretto con Catania. Nel nostro personale taccuino nel corso del primo tempo abbiano annotato, più di una volta, una concentrazione, spontanea, verso il centro dell’attacco della Paganese di Scardina-Catania-Mazzocchi. Segno questo del fatto che i giocatori più offensivi psicologicamente avvertivano il disagio della squadra e del pubblico e tendevano a trasferirsi nella parte di campo da dove è più facile colpire per andare in goal. Solo lo sviluppo successivo dell’azione li riportava nella posizione assegnata in campo. Il fatto di non apportare correttivi tattici e di uomini è il segno lampante dell’assunzione delle responsabilità di Bianco. Al 4° del secondo tempo Talamo sbaglia un goal fatto, ma al 9° l’attacco paganese confeziona una splendida azione con scambi dentro l’area che si concludono con il secondo goal di ottima fattura di Scarpa, per culminare al 13° con il terzo goal con azione manovrata di Cesaretti.  All’11° Bianco aveva effettuato due cambi offensivi fuori Mazzocchi per Sandomenico e Bernardo per Toscano. Al 15° come descritto sopra il goal di PippoScardina. L’angolo ben battuto di Sandomenico offre a Magnani, al 37°, una palla di testa per il 2 a 3 finale.
   Arbitraggio da categoria inferiore, ha sbagliato tantissimi interventi, a cominciare dal calcio di rigore al 4° del primo tempo ( la palla prima sbatte sul corpo e poi sul braccio di Magnani, sta scivolando ed allarga le braccia per proteggersi nella scivolata) e da una sfilza infinita di ammonizioni (due a Daffara, con espulsione al  75°), ed altre quattro per il Siracusa, due per la Paganese. Le tante interruzioni di giuoco, con prolungata permanenza a terra dei giocatori paganesi, senza il minimo accenno ad eventuali sanzioni (un invito dunque) hanno coronato il resto della sua prestazione.
                                                           
   Il “Tocco di classe” della partita lo assegniamo anche questa volta ad Emanuele Catania. È la luce, il faro di questa squadra ed ha difficoltà a dialogare, a volte, con i compagni che non sempre capiscono le sue intuizioni e le sue giocate. Quando è stato spostato davanti alla difesa ha fatto la sua parte, come sempre, ma, ma a soffrirne è stato il reparto avanzato dove la sua incisività è stata ed è sempre determinante.

Salvatore Spallina


mercoledì 1 novembre 2017

SIRACUSA-VIRTUS FRANCAVILLA 1 a 0 – È SEMPRE UN PIACERE GUADARE DALL'ALTO LA CLASSIFICA







  Sabato alle 14,30 allo stadio Nicola De Simone sarà il giorno di Siracusa-Paganese, quasi un testa coda della classifica. Naturalmente, senza  se e senza ma, i tre punti indispensabili vanno incamerati per rafforzare una classifica che oggi sta dando grandi soddisfazioni alla tifoseria.
 Nella partita di sabato scorso con la Virtus Francavilla il Siracusa ha centrato l’obiettivo anche se ha sofferto molto nel secondo tempo e soprattutto nei minuti finali. Oggi si sa che le partite aperte, cioè con lo scarto di un solo goal non danno sicurezza della vittoria se non con il fischio finale dell’arbitro, in qualunque categoria, dalla Prima alla Seria A. Un Siracusa pimpante ed aggressivo che ha sfiorato il goal in tante occasioni ha fatta sua la gara, anche se la manovra azzurra ancora non è fluida e definita nei dettagli. I pugliesi hanno subito questa aggressività ed hanno abbozzato delle controffensive basate soprattutto sui lanci lunghi, nella prima mezz’ora di giuoco. Appena il Siracusa rifiata il Francavilla prende campo. Ma dura solo il tempo di un paio d’azioni. Al 32° proprio in un’azione d’attacco pugliese Tomei è lesto a scavalcare il centrocampo avversario con un rilancio colto al volo da Toscano per Scardina che si invola sulla fascia sinistra ed approfitta di uno scontro fra compagni della squadra avversaria e serve Emanuele Catania che trasforma per l’1 a 0. Questo risultato viene, diciamo così consolidato, al 40° da un bel tiro di Scardina deviato in angolo dal portiere Albertazzi.  Nel secondo tempo cambia l’atteggiamento tattico delle due squadre. L’allenatore del Siracusa Paolo Bianco comincia a veder concretizzarsi i timori della vigilia, quando sosteneva che il Francavilla anche se non è più la squadra rivelazione dello scorso campionato sarebbe stata in grado di fare la partita e mettere in difficoltà il Siracusa. Al 6° il Siracusa concede a Saraniti, un vecchio marpione per questa categoria,  dentro l’aria di rigore l’occasione del pari, ma la fallisce.  Il Francavilla prosegue con le sue iniziative di schemi consolidati, con un controllo palla efficace. A questo punto Paolo Bianco decide di dare una scossa all’andamento del giuoco della sua squadra con il doppio cambio (è 11°) Sandomenico per Mancino e Parisi per Mazzocchi, cioè una maggiore e decisa propensione offensiva, però la squadra non s’è disposta per assecondare questi cambi. Mancino ha giocato un paio di palloni e due punizioni, Mazzocchi non ha inciso. Questo calciatore il mister continua a “vederlo” ed utilizzarlo come esterno d’attacco, noi pensiamo che qualche chance importante per giocare al centro, come nelle prime partite di campionato questo ragazzo se la merita. Intanto la Virtus continua a giocare palla a terra a partire dalla sua area di rigore e lo fa con discreta abilità con una serie di passaggi fra difensori e  centrocampisti, il Siracusa lascia campo e tempi di giuoco, poi quando al 27° Bianco decide di far uscire, il principe del pressing azzurro, Pippo Scardina per Bernardo, le possibilità di aggredire alto il Francavilla vanno in fumo. Al 38° il Francavilla concretizza la sua pressione nella metà campo azzurra con una giocata ed un tiro in porta che vede  Tomei, fuori causa, ma con il magico piedino di Emanuele Catania, sulla linea, salva il risultato.
  Ci fa specie il fatto che tutti gli abbonati ed i tifosi che affollano la gradinata, nell’era del digitale, abbiano dovuto migrare in un altro settore. Non sono giunte le info su quanti biglietti erano stati venduti in tempo utile per sapere che non sarebbe venuto nessun tifoso ospite? Ci sarà ancora quest’altro sabato contro la Paganese? Bisogna aggiustare il tiro e speriamo che anche altri problemi di burocrazia (Soprintendenza), di reperti e di messa in opera della cisterna di raccolta dell’acqua di drenaggio del campo trovino soluzione definitiva.


 Il “Tocco di classe” di questa partita lo assegniamo ad Emanuele Catania perché gonfia la rete (bella la foto di Martina Visicale) e tanto basta per i tre punti. L’orgoglio aretuseo  guardando la classifica si gonfia e ben a ragione perché la squadra, e soprattutto lui, Emanuele continua a dare garanzie sia per la tenuta atletica, per la sua capacità di leggere le situazioni di gioco (nega davanti alla linea di porta, a Tomei battuto, il pari al Francavilla) e per essersi trovato per ben altre due volte nelle condizioni, nel momento di maggior pressione degli ospiti, con due palloni buoni per chiudere la partita.


Salvatore Spallina

giovedì 26 ottobre 2017

ANDREA MAGNO “DA QUI HO UN POSTO COMODO” - COS’È LA POESIA SE NON LIBERTÀ?



   Le stecche della vita si erano inserite, a pieno titolo, nella sua e gli hanno fatto cambiare spesso direzione ed aprire nuovi capitoli nel suo personale libro della vita. Il 2015, con la stampa di “Sotto falso nome”, Edizioni Rupe Mutevole - imprime un’altra direzione ancora, del tutto nuova e non immaginata da Andrea Magno. 
   E siamo arrivati ad oggi. “Da qui ho un posto comodo” per i tipi di Chiaredizioni, 2017, traccia  una nuova via, una sorta di Vita Nova direbbe il divino poeta. Il fiumiciattolo è divenuto un fiume in piena. Non ha trascurato la meticolosità, lo studio, gli approfondimenti, gli amori della sua professione non poetica, ma questi saperi, certamente, lo hanno ancor più arricchito nel suo poetare che ora è divenuto già uno stile, il suo.
   Magno in questa seconda raccolta di poesie ci regala ancora momenti alti. Torna su  temi scottanti e duri quali l’abbandono, la crudezza della vita, il sale amaro della lontananza, il sesso, l’amore, l’impossibilità per l’uomo di venire a capo di misteri. Quando Magno scrive, però, lascia solchi grandi dove poter seminare piccoli o grandi arbusti che hanno la possibilità di crescere e librarsi in un futuro non lontano di speranza, di attesa o di accettazione della realtà, talvolta anche cruda. Magno ci dice che dobbiamo ancora credere nell'uomo e nella sua voglia di riscatto e di costante rigenerazione (lui è un esempio). La poesia può generare, genera tutto questo.
   Magno provoca con i suoi versi, a volte inconsapevolmente, altre scientemente, come nella poesia “La mafia siamo noi”. A noi questo titolo non è proprio piaciuto, ma i contenuti ci sentiamo di condividerli tutti:

“......" 
"mi giro dall'altra parte,
nel silenzio
a guardare,
mentre terra brucia
intorno ai morituri,
esitante intuizione,
del provocare facendone arte,
ma senza prendere parte,……
bevendo lacrime,
placo sete
dell'anima sola che è deserto,
aspettando domani,
quando tutto finisce.”

   Il poeta Magno esprime un pensiero insinuante da adulto/ragazzo nello stesso tempo, però non ne vuol sentire di diventare qualcosa d’altro, cioè invecchiare o da ragazzo lasciare il suo status di privilegio e diventare adulto. Questo modo di essere di Andrea Magno è diventato strumento della sua poesia. Il suo interrogarsi non porta quasi mai a risposte definite, stereotipate, ma vola negli spazi aperti a cercar aneliti e slanci emotivi. Certe sue poesie sono come un ornamento che attrae, poi entrati dentro scopriamo emozioni, pensieri, sensazioni epidermiche mai sopite che aspettavano il momento di venir fuori.
   A più di una Musa sarà grato il poeta visto che lo ispiravano già ai tempi del Liceo Einaudi di Siracusa, ma allora la sua penna era senza inchiostro ed il suo spirito non era ancora pronto ad immergersi nel confronto con il suo Sé e con gli altri. Ora tutti gli inchiostri del mondo sono al suo servizio.


 (Andrea Magno in una foto di Diego Landi al Carta Carbone Festival - Ottobre 2017 - di Treviso)

Anche se “il cestino della vita” (da “Incontrovertibile”) è pieno delle nostre carte un’alba arriva sempre e chiunque di noi può ancora ricominciare a credere nella vita e nei valori che la poesia di Andrea Magno respira ed ispira. A noi piace pensare che le poesie di Magno (non tutte s’intende!) ci conducono in un percorso alla fine del quale troviamo di fronte a noi una porta: la sfida è aprirla tutta (leggerle tutte!!) ed iniziare un nuovo cammino.


Salvatore Spallina

martedì 17 ottobre 2017

SIRACUSA-CATANIA 0 a 1- IL SIRACUSA SPRECA, IL PARI SAREBBE STATO GIUSTO






Siracusa-Catania 0 a 1- Il Siracusa spreca, il pari sarebbe stato giusto

   Si sa che nell’occasione topica dell’anno il popolo azzurro non tradisce i suoi colori. Noi vorremmo che la presenza, magari non dei cinquemila e passa del De Simone di sabato sera, si rafforzasse per contribuire, in tutti i sensi, alla crescita di questa squadra e a far sentire più tranquilla la società.
   Vogliamo incominciare il nostro commento con un plauso al presidente Gaetano Cutrufo per aver ridato fiducia e rifidelizzato, in questa giornata azzurra, particolarmente sentita da tutta la tifoseria, tutti quegli over 65 e i ragazzi sotto i 12 anni (abbonati), che in sede di campagna abbonamenti erano stati un po’ maltrattati. Questi tifosi sono entrati allo stadio gratuitamente.
   La seconda nota su cui ci vogliamo soffermare, lo abbiamo fatto altre volte, è che certe teste calde, incapaci di controllare le loro azioni , non hanno mai operato a fin di bene né per il Siracusa né per Siracusa. Guarda caso l’incidente/messinscena, comunque esagerata, di Pisseri è avvenuta nel momento migliore della reazione azzurra. La squadra era tutta protesa a recuperare un risultato alla sua portata. Invece quei 9 minuti di interruzione, riempiti anche di polemiche e nervosismo, hanno, alla ripresa del giuoco, visto un Siracusa più nervoso e non più con la stessa tensione lucida ed emotiva prima dell’incidente. C’è anche un video prima dell’incidente che ritrae Pisseri atto a raccogliere oggetti in campo ed a richiamare l’attenzione dell’arbitro, quasi a prepararsi il terreno per la scena successiva.
   La terza nota, ahimè dolente, di questa gara è stata, questo aretino, signor D’Apice. Il balbettamento sul regolamento nell’episodio del rigore, con la consultazione dei due assistenti di linea, prima di rimangiarsi la decisione del goal, assegnato al Catania, dopo il colpo di testa di Lodi, dice tutto sulla sua preparazione (Lodi calcia il rigore sul palo e poi ribadisce in rete senza che nessun altro giocatore abbia toccato la palla, era da annullare).  Infatti il rigorista Emanuele Catania è stato il primo a corrergli incontro e a fargli notare la cantonata che aveva incocciato dando il goal. Anche questo ha contribuito ad alzare la tensione negli azzurri rendendo inutile il forcing azzurro nei minuti finali della partita.

   Dal comunicato del giudice sportivo della Lega di C si apprende che il Siracusa è stato solo multato di 2.500 €. Pensavamo peggio, molto peggio. Vuol dire che il sig. D’Apice  ha scritto il suo referto in maniera razionale e meditata dando alla sceneggiata di Pisseri il giusto valore, cioè una sceneggiata.  
    Ora torniamo alla partita giocata. Questo derby siciliano per le storie passate (e future) è da considerarsi come una sorta di stracittadina, come si dice in gergo, ed il nostro parere è che il pari, per quel che si è visto in campo, sarebbe stato il risultato più giusto. Le due rose di calciatori in verità sono differenti. Quella catanese ha un tasso tecnico più elevato ed ha dalla sua, non solo il fatto che alcuni giocatori hanno giocato insieme anche in serie A (vedi Lodi, Biagianti e Marchese) ma anche che altri componenti la rosa, in gran numero, hanno giocato in A e B, incluso il parco giovanile. Il Siracusa, non è da meno, ha una bella rosa con caratteristiche tecniche, come è normale, diverse da quella catanese e fin’ora ha fatto molto bene ed ha raccolto i frutti del lavoro di Bianco e dei suoi calciatori con un bottino di 14 punti che vede la squadra in una posizione di classifica importante. La differenza di quel livello tecnico, di cui parlavamo, durante la partita si è visto, anche se è non riuscito ad evitare che il Siracusa si rendesse pericoloso in più di una occasione. La più clamorosa quella di Parisi sul risultato dell’1 a 0.
   Abbiamo in mente tutta la partita del derby giocato al De Simone nello scorso campionato e lo vogliamo citare per un solo confronto (non avendo alcun senso tornarci per altri versi!!). Il Filippo/Pippo Scardina, che fece l’uno a zero in quella gara, che valse la vittoria, non ha avuto nessun cross simile per colpire di testa (il suo pezzo più forte!) in tutta la gara. E diciamo questo perché la forza e la costanza nelle prestazioni e nei goal che da quella gara in poi sprigionò Scardina, nelle partite disputate quest’anno, ancora non le abbiamo viste né in casa né fuori. Vero è che non ci sono i piedi (dx e sx) di Valente a confezionare quelle palle invitanti. Nessun rimpianto (sic!) per Valente, ma oggi il Siracusa ha una squadra con giocatori diversi, ma non possiamo chiedere a Scardina di ripetersi su quei colpi di testa che hanno fatto andare in visibilio la tifoseria. Un’altra nota che ci sembra importante è che mister Bianco ha studiato bene il Catania ed ha adattato la formazione per affrontare questo Catania. Quando ha provato a fare i cambi il dialogo fra i calciatori ha funzionato un po’ meno. Adattarsi ad affrontare le squadre è importante tanto quanto far si che le squadre si adattino ai nostri schemi di giuoco. Il nostro settore tecnico si sta dando da fare in questa direzione  sotto l’occhio vigile di Antonello Laneri che da un poco di tempo a questa parte ha dimostrato di essere un uomo di mercato che compie scelte sagge e ponderate.  La prestazione di sabato sera con il Catania e la posizione, ben solida, in classifica del Siracusa non mettono in ansia né all’ambiente né alla squadra per un proseguo di campionato tutto da vivere. A nostro parere Mancino insieme a Palermo i migliori in campo. 
   L’obiettivo primario di questo campionato, a nostro modesto avviso, non può essere diverso da quello di tenerci ben stretta questa categoria e regalare vittorie e soddisfazioni ai tifosi, a partire dalla sfida di sabato con la Casertana che con una partita senza colpi di genio, l’anno passato, mise fuori il Siracusa dai play off.


   Il “Tocco di classe” di questa partita lo vogliamo assegnare a tutti quei familiari ed amici di quei tifosi, alcuni venuti a mancare da tempo,  altri di recente, presenti al De Simone prima della gara. La tifoseria si sente molto legata a questi giovani e meno giovani tifosi che continuano a lasciare questo mondo. Tutti sappiamo che questi ragazzi continueranno a tifare i Leoni anche da lassù.


Salvatore Spallina