sabato 9 dicembre 2023

MARCO CASTELLO E LA SUA MUSICA, UN TOUR DA FAVOLA

Marco Castello - Copertina dell'album "Pezzi della sera"


   Era "Beddu" e contentu dell’accoglienza e della platea piena del Locomotiv Club di Bologna, Marco Castello. Si sentiva in un ambiente caldo, come quello che lo aveva accolto ed applaudito nell’ottobre del 2021.

   Ora noi non vogliamo raccontarvi, tediandovi, la serata, il concerto. Accenneremo ai brani, alla scaletta della serata solo en passant, invitandovi ad andare ad ascoltarlo, live, oltre che sulle piattaforme e nei dischi con una buona cuffia per goderne appieno.

   Consideriamo i “Pezzi della sera”, con l’etichetta Megghiu suli,  una conferma delle qualità musicali venute fuori con “Contenta tu”, uscito con 42 Records in Italia. Una conferma nel senso che il secondo disco non tradisce le aspettative del primo, ma nello stesso tempo diciamo che “Pezzi della sera” è un album di transizione, e ci aspettiamo ulteriori conferme di questa freschezza musicale e creativa che lascia ben sperare per il futuro, che tanta gioia sta trasmettendo in chi lo ascolta sia live o, come accennavamo, in cuffia.

da sx Leonardo Varsalona (tastiere), Pietro Selvini (sax contralto-baritono), Stefano Ortisi (sax tenore), Lorenzo Pisoni (basso), Marco Castello (chitarra), Giuseppe Molinari (batteria) 

   Il concerto si è aperto con “Porci”. Marco ha salutato e ringraziato per il sold out della serata ed anche per quella del giorno dopo, sempre a Bologna e per quelle precedenti di Milano e Pisa. La scaletta della serata ha alternato brani di “Contenta tu", il primo album che continua ad andare a mille (in sala già prima del concerto le copie disponibili erano già esaurite),  e quelli de “I Pezzi della sera”: Porci, Beddu, Polifemo, Dracme, Pipì, Narrazione, Cicciona, Dopamina, Sul serio, Marchesa, Palla, L’ultima luna (L. Dalla), Empireo, Copricolori. Poi al richiamo sul palco, per i bis, con i cori per il brano Torpi, ha concluso la serata con i brani Luca, Torpi, appunto, e Melo. Quel crogiuolo musicale del primo album si è trasformato in certezza. Lo spettacolo è stato di alto livello. 

   La musica offerta accontenta vari gusti musicali perché riesce a mettere insieme sound e stili diversi amalgamati bene in groove accattivante, fatto di ballad, ma anche di tanto soul, jazz, bossa, funky, sfumature reggae, da un brano all’altro.  

   I testi, la scrittura di Marco, ora leggera, ora autironica, ora profonda tocca svariati temi: dalla freschezza dei ricordi di un mondo giovanile/scolastico (come in Porsi, Torpi, Villaggio), ad una lettura cruda della realtà della sua città (come in Empireo risolti, Narrazione, Sul serio), di colpo può diventare specchio in cui chi ascolta riesce a riflettersi e poi leggere e riscontrare cose simili nella propria esperienza di vita. Ecco perché diciamo che adesso le aspettative solo altre per lui e per noi, ma anche per i suoi amici musicisti che lo stanno accompagnando in questa crescita musicale. 

  

 Una visione idilliaca-bucolica-futurista, di Siracusa, per nulla rassicurante, come dice Marco in questo poster. 
   

   Oltre ai musicisti che erano sul palco, a partire da Stefano Ortisi, insieme a Marco hanno curato gli arrangiamenti di “Pezzi della sera”, vogliamo fare cenno al suo piccolo clan di amici, a partire da Luigi Orofino (La Comitiva e I Calafatari), a Peppe Siracusa (I Calafatari), a Federico Zanghì e Rodrigo Patti ( Team), con cui sta girando nei teatri italiani per farsi conoscere ed apprezzare sempre di più.  

   La sua capacità creativa si condensa nel fatto che ha saputo fondere e dosare tutta la musica che aveva assorbito fin dall’infanzia, cioè quella degli anni ’70, ’80, ’90, quella dei cantautori, ma anche quella jazz, figlia del suo corso di laurea in tromba jazz, senza disdegnare di saper attingere al patrimonio culturale di musica e cultura etnica. 

   Per prima, come lui ha detto in tante interviste, ha creduto in lui Erlend Øye, dei Kings of Convenience, che lo ha voluto con lui nel gruppo “La Comitiva” con cui ha girato il mondo. Come una spugna da questa esperienza ha assorbito tantissimo e poi ha cominciato, un poco alla volta, a farlo uscire fuori e miscelarlo con il suo talento. Erlend, per esempio, già nel 2018 gli ha lasciato il palco, da solo, a Berlino e lui fra un ingenuo imbarazzo e le sue qualità ha catturato pienamente il pubblico del teatro. Lo stesso Erlend lo ha spinto a pubblicare il primo album solista e da lì è nato questo percorso di crescita continua. Poi anche le altre esperienze musicali, come lui racconta, non sono da meno, a partire da Colapesce-Dimartino, Fulminacci, Nu -Genea, Mace ed altri.

             La Comitiva da sx Marco Castello, Erlend Øye, Luigi Orofino, Stefano Ortisi

   Torniamo per un momento, anzi per due momenti, alla sera del 4 dicembre. Il primo. Il  concerto è stato, partecipato, pieno di calore e di allegria. Il momento più bello e musicalmente intenso? Alla fine del brano Marchesa. In quei momenti fatti di millesimi di secondi, prima che parta il brano successivo, si incrociano sguardi, ci sono ancora note nell'aria che emozionano, non se ne vanno via subito. I musicisti si preparano, si predispongono per il prossimo brano in scaletta che sarà “Palla”.

Questione di attimi, sotto il palco un piccolo gruppo intona il ritornello di "Marchesa", un secondo dopo tutta la sala si accoda:

E poi
per un mese
chiusi in casa
con Agnese
di Cirasa
come Lola
tutta bianca
tutta rosa

e poi di nuovo. Il gruppo riprende il ritornello, lo si esegue, insieme, ancora due volte, in un tripudio crescente fatto di gioia ed intensità. La verità secondo noi sta qui. Il gruppo quando esegue questo brano riesce a trasmettere al pubblico tanta, tanta energia ed una spiegazione c'è. Loro stessi avevano risposto, individualmente, in una intervista di settembre  2021, al concerto di Gubbio,  che   fra i  brani dell’album “Contenta tu”, quello che "sentivano" e che a loro piaceva di più suonare era proprio “Marchesa”. 

   Il secondo momento del concerto è legato all'esecuzione di una cover, dedicata a Lucio Dalla, "L'ultima luna" arrangiata magistralmente da Marco e dal gruppo. Marco, come nell’ottobre del 2021, si sentiva di nuovo ben accolto. Allora dedicò, chitarra e voce, a Lucio, “Siamo dei” e, come allora, il pubblico ha apprezzato. Alla fine dell'articolo fra i link che proporremo di rivedere, troverete anche questo brano. 

   Prima di andare a chiudere questo articolo un breve passaggio sul rapporto che ha Marco con la tradizione e le espressioni dialettali che intersecano i suoi testi. Intanto diciamo che la sua tesi di laurea in tromba jazz è passata anche attraverso lo studio di un grande conoscitore delle tradizioni siciliane e uomo di grandissima cultura. Stiamo parlando di Salvatore Uccello. Marco ha musicato, con una base jazz e voce (cerca e guarda nei link in basso), un testo della tradizione contadina, passionale e amoroso, con una sorta di invocazione a Dio, come tramite, per realizzare un sogno, Addìu", dell'album "Contenta tu". Poi una antica ninna nanna siciliana, "Avò", arrangiata a suo modo, qui, insieme al gruppo "I Calafatari". 

  (fonte Video Trippa) da sx, Luigi Orofino, Peppe Siracusa, Marco Castello, Marco Cappuccio, Danny Bronzini, di spalle Stefano Ortisi

 Per ultimo vi vogliamo segnalare, una versione dell'aria della Cavalleria Rusticana "O Lola ch'ai di latti la cammisa", per chitarra e voce.

   Quando ascolti e senti che la musica è bella, unita ad una voce che sa accompagnare e valorizzare le parole del testo, incontra i tuoi gusti musicali, il corpo si muove senza che gliel’abbia comandato….... Poi, poi, se, in aggiunta, dentro il testo trovi espressioni dialettali/gergali che ti sono sempre frullate dentro, non se ne sono mai andate e riescono ad esprimere un piccolo/grande mondo in cui ti riconosci….. e allora dillo che sono belle canzoni.   

       da sx Leonardo Varsalona, Pietro Selvini, Stefano Ortisi, Marco Castello, Lorenzo Pisoni, Giuseppe Molinari

    Anzi a proposito di come “Porsi” nei riguardi della grammatica italiana, abbiamo molto apprezzato questo passaggio che riflette un pensiero di Marco.


……............  MA CHE BEL CASTELLO MARCO NDIRO NDIRO NDIRO  NDÀ.


Salvatore Spallina

Marco Castello è nato a Siracusa nel 1993. Si è laureato ai civici corsi di jazz della scuola Claudio Abbado di Milano in tromba jazz. Suona la tromba, la batteria, il piano, predilige la chitarra, sa cantare e scrivere canzoni.

I link:

https://www.youtube.com/watch?v=Dqvv4qRGYTE

https://www.youtube.com/watch?v=J5i4Lf-Rfog

Marco Castello - cover L'Ultima Luna @ Bologna (4-12-2023)

https://www.youtube.com/watch?v=mZ40f945cLU  

Marco Castello e i Calafatari - Avò Live @ Alcazar 2023

https://www.youtube.com/watch?v=_ZfB_kwLfKw

da Cosa diavolo ci faccio qui –  dal minuto 15, 01 una versione live  di Addìu, poi dal minuto 49,50 da Cavalleria Rusticana "O Lola ch'ai di latti la cammisa"

https://www.youtube.com/watch?v=BwbBHJgDRjs

Addìu, dall'album "Contenta tu"










mercoledì 13 settembre 2023

MISCELARE NOTE MUSICALI CON I CINQUE SENSI ED I VERSI DEGLI ANIMALI PIÙ CONOSCIUTI DAI BAMBINI PER IMPARARE L’INGLESE

                                        

                                         

       Il prof Charles Googder


Teatro Mazzacorati 1763






 Nel piccolo gioiello, qual'è, il Teatro Mazzacorati, in via Toscana, 19, a Bologna, nel pomeriggio di ieri, si è svolta la lezione/spettacolo del prof.  Charles  Goodger. L’incontro aveva pure uno scopo benefico a favore di alcuni comuni alluvionati nel maggio scorso.

   Il Teatro della Villa Aldrovandi, bellissimo, piccolo, ma sempre in attività, inaugurato il 24 settembre 1763, non ha mai smesso di ospitare degli spettacoli, come si evince da questo calendario.  



   Ma veniamo alla lezione del prof. Durante l'incontro,  ha spiegato ai nonni, ai genitori ed ai ragazzi stessi, interagendo in continuazione con loro, come relazionare, mettere insieme parole e musica. Entrato in punta di piedi e con un ginocchio poggiato a terra, per stare alla stessa altezza del viso dei bambini, il prof è partito dai cinque sensi, interagendo in italiano ed inglese e stimolando i bambini a pronunciare i sostantivi e verbi in inglese, così come  i nomi degli animali. 

 

                       La locandina dello spettacolo


   Come si vede bene, nel link di questo breve video dimostrativo sulla lezione https://youtu.be/RF8vI3Lp0sc, nonni, mamme, papà, al pari dei bambini restano coinvolti. Poi, ha spiegato a voce, il professore Goodger, che quando tutto sarà sedimentato nella memoria dei bambini e successivamente comincerà ad essere destrutturato, frammentato, la mente, continuando ad apprendere ed espandere l’esperienza linguistica della lingua inglese, utilizzerà i singoli sostantivi, i verbi associati a quei sostantivi e li trasferirà in altri contesti di conoscenza, allargando così il patrimonio culturale e linguistico acquisito.












   A conclusione del pomeriggio il prof ha invitato a visitare il relativo sito, come si vede nel manifesto/locandina, e a scaricare tante altre canzoncine elaborate con lo stesso criterio e con musiche originali. Imbracciata la chitarra riprende alcuni motivi eseguiti prima coinvolgendo tutti i presenti.

   Perché, per chi non lo sapesse, il professore è un musicista a tutto tondo con decine ci canzoni registrate presso la SIAE e tiene spesso delle serate musicali o accompagna cantanti in tournée o in commedie musicali.


Salvatore Spallina