martedì 3 marzo 2020

"EU CANTU PIRKÌ LICCO DE CANTARI" e al pizzicar de ste corde lo cori sona





        Doroty Armenia

   Diciamo subito la verità: ci siamo fatti trascinare dai versi intriganti di Doroty Armenia, la poetessa di Stafenna, e nel titolo abbiamo affiancato, indegnamente, dei nostri versi a completamento del pensiero.
  Indegnamente è parola giusta perché Doroty per raggiungere queste vette poetiche ha faticato, con tanta gioia, da tanti anni. Ha attraversato, si è immersa, si è fatta trascinare, come incantata, da un fiume culturale che è largo e profondo come la Cava di Stafenna (questo multisecolare sito archeologico, trascurato, ma del quale lei conosce tutti i dettagli), vicino Rosolini, in territorio di Siracusa.  Così come gli scalpellini scavavano la roccia della Cava anche lei ha scavato nella storia, nella letteratura, nell'arte, nella poesia. 

                                                 



   Il primo frutto di questo lungo e travagliato percorso lo abbiamo incontrato domenica 1 marzo presso la "putia letteraria" in c.da Stafenna, a Rosolini. Lì  si è svolta la presentazione del libro “un somnio de nejente” di Doroty Armenia, per i tipi di Eretica Edizioni.       
   Ecco, Doroty ci ha colpiti al cuore, ci ha stordito per la passione, per i suoi studi, per la sua voglia di immergersi nel profondo, alla ricerca di una verità, la sua verità. Lo sforzo e la tensione immensa che compie nel cercarla, fino in fondo, ce la contamina, vuole che ci appartenga, che la condividiamo con lei. Sembra che cerchi il nostro consenso e questo ci illude. Anche se per poco, quel poco che può anche bastarci, che deve bastarci, ma che non basta a lei, per fortuna nostra. Perché si rituffa in quel magma immenso che è il suo cuore pulsante per continua a cercare con la sua capacità di sorprenderci. 
  La sua anima è ancora alla continua ricerca del suo sé, che come dicevamo prima, un poco ci appartiene, ci fa godere di questa sua spasmodica ricerca. Il suo spirito entra ed esce, a piacimento della sua ispirazione, dal greco antico, per entrare nel latino, dal provenzale, per rituffarsi immediatamente nella scuola poetica siciliana, poi afferrare al volo Cecco Angolieri, e poi Dante e poi  ancora,boccaccescamente, Cielo D’Alcamo o Jacopo da Lentini o i trovatori  del basso medioevo, fino alla poesia ed alla letteratura contemporanea. In questo percorso ha trovato il suo stile, la sua cifra poetica che si caratterizza in una strana sintesi di questi rivoli culturali, capace però di cogliere nel profondo sentimenti e conati non diversamente esplicitati.


Sebastiano Burgaretta - Lucia Papaleo - Doroty Armenia - Léon Spadaro 


   Nel corso della presentazione abbiamo incontrato persone piacevoli e amiche che non vedevamo da tempo. Lucia Papaleo ha moderato il dibattito sul libro con la sua sensibile anima, Doroty ci ha proposto due poesie accompagnate dalle splendide note musicali, originali, del musicista Lèon Spadaro, il professore Sebastiano Burgaretta, anche lui poeta, colpito e preso dai versi, ha dialogato con Doroty, per entrare più nel dettaglio del suo profondo poetare. La poetessa ha voluto ringraziare Maria Attanasio che, nella prefazione al libro, ha colto nel segno la sensibilità poetica ed il tormento della sua anima. E, non ultima, Ingrid Perini, per il bel lavoro, in qualità di editor, durante la preparazione del libro. 




   La pagina qui riprodotta fa parte di un lavoro di Doroty, insieme ad altri lavori scritti, a breve, dovrebbero andare in stampa con l'editore Le Fate di Alina Catrinoiu.



                                               A-r-ello m’entregai,
                                               tucto-co lo meo cori
                                               e no me pote ajuto e canoscenzia:
                                               per esto amori fino,
                                              me lasarìa moriri,
                                              komo fa l’asciscino
                                              pirduto in sua cridenza.

I versi sopra riportati sono la chiusa molto colta di “Tanno, kuanno tant’anni”.

    Anche noi, come Doroty, ci sentiamo invischiati nel magma melmoso di questo mondo di oggi, dove, più di ieri, è difficile intravedere una via d’uscita. E allora prendiamo in prestito le parole di Doroty per “Scirene, non ò scienzia” ed ci affidiamo alla luce della poesia dei bei versi di Doroty.

  Salvatore Spallina