lunedì 1 febbraio 2016

UN FIGLIO È UN DONO


         
                          Francesca Garofalo e la piccola Giada, oggi ha dieci anni


   Un figlio è un Dono. E allora l’aggettivo, mio (figlio), che tanto di quell'ego che ci possiede esprime dovremmo tentare, cercare di mitigarlo, di ridimensionarlo.
Il concetto di Dono, che a me piace molto, mette in moto qualche riflessione molto poco egoistica ed è proprio per questo che lo accetto e lo condivido. Mi devo cominciare a porre la domanda se sono in grado, ben disposto e predisposto ad accettare questo Dono, lo stesso vale anche quando faccio la domanda per chiederne uno in adozione.

   Alla luce dei dibatti in atto, noi essere umani conosciamo poco, ben poco, su come si intrecciano i nostri pensieri con immagini e desideri reconditi. Ci limitiamo, superficialmente, a parlare con la nostra parte egoistica, che come sempre è stata ed è la parte più ingombrante del nostro essere al mondo,  senza essere molto in grado di interrogarci sul nostro esserci. Le idee e le convinzioni che ci formiamo si scontrano con il concetto del Dono che dovrebbe indurci al rispetto reciproco in nome dell’oggetto del Dono ricevuto, i bambini.
Ma se i bambini vengono concepiti come prolungamento del proprio ego (è quello che succede, perché rispondono alla prima persona del verbo volere, voglio un figlio, ) difficilmente si troveranno ad essere pensati come dono.

   Il Dono implica l’intervento di una esteriorità sulla quale mi devo, comunque interrogare. Il voglio risponde ad un semplicistico comando egoistico, e con tutte le conseguenze a cascata, materialistico. Sono in tanti che hanno ricevuto un Dono, ma non lo hanno bene accolto o per altri percorsi della vita, più o meno tragici, ne hanno minato l’accoglienza. In Italia sulle adozioni cumuliamo record negativi, sui quali e dei quali il governo fa finta di nulla, come d'altronde i precedenti, dove speculazioni, intrallazzi e connivenze varie ci sguazzano a meraviglia (chi voglia dare uno sguardo attivi il link http://www.linkiesta.it/it/article/2016/01/11/il-disastro-delle-adozioni-in-italia/28840 ).
   Al di là dell’aspetto squisitamente storico/giuridico di queste ultime settimane che hanno aperto questo dibattito, non si tratta solo di portare i nostri pensieri ad una certa altezza perché facciano “attrito” con la realtà e la smuovano per far fronte al “fanatismo” che tenta di frenare quel movimento che aspira a “giuste” istanze di libertà civili (Roberto Fai), si capisce che dobbiamo mettere al centro questioni che sono di per sé condivisibili e che debbono trovare delle soluzioni, pur fra le conflittualità, condivisibili. 

   Ma, dobbiamo anche vigilare su fatti che stanno avvenendo nella realtà del mondo cattolico, messo a soqquadro da papa Francesco. Una parte di questo mondo,  in maniera visibile, ne prende le distanze e con dei cavalli di Troia si prepara lentamente a rovesciare alleanze in corso o in fieri. Si sta cominciando a muovere in maniera importante quel mondo cattolico “economicus”, messo alle strette dalla linea di papa Francesco (che aveva lanciato il messaggio, addirittura, di non partecipare al family day ), con tutta la capacità interdittiva, da Ruini a Bagnasco, che vogliono usare la battaglia della/sulla Cirinnà per altri scopi.

  Sulle adozioni e sulle unioni il ddl Cirinnà subirà, è scontato, la mediazione politica dei cattolici progressisti, la mediazione delle opportunità politiche e degli opportunisti politici, dei venditori di falsa coscienza, dei sani realisti che riconoscono che l’Italia può salire di qualche posizione nella classifica europea. da buona ultima in questa materia. Renzi, da buon cattolico  e giocatore di scacchi della politica, potrà appendere alla sua giacca delle decorazioni riformatrici anche questa riforma, ma come dicevo prima, secondo me, la prospettiva cui guardare è anche l’altra e capire dove e come possiamo dare il nostro contributo.


Salvatore Spallina

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