domenica 15 novembre 2015

QUANTI ISLAM CI SONO? LA FINTA BATTAGLIA CONTRO L’OCCIDENTE, A COLPI DI CADAVERI E DI SANGUE


   Allah. In suo nome tanti imbracciano un mitra, una pistola, una scimitarra, una mitragliatrice, si mettono intorno alla pancia una cintura di esplosivo. Ci sono immagini vecchie e contemporanee che in questo momento scorrono davanti ai nostri occhi…. le stiamo ripercorrendo, non solo nei campi di battaglia, nelle case private, come adesso, ma anche nelle strade, in mezzo alle persone, con gente armata che con la pallottola in canna, con un coltello in mano inneggia ad Allah e uccide. Ma anche nel mondo islamico ci sono migliaia di vittime trucidate per imporre una certa visione dell’Islam, dell’Islam del più forte.

   Ormai è fin troppo chiaro che la battaglia è interna a quel mondo, solo che la giocano su due fronti: al loro interno e contro gli occidentali.  

   La domanda è: QUANTI ISLAM CI SONO? Dentro quel mondo questo problema è chiaro?  La guerra in corso a Gaza sta riproponendo la questione.

   La questione Israele-Palestina, senza soluzione di continuità dal 1948 ad oggi, mette sotto i riflettori ancora di più questo conflitto dentro il mondo islamico.

   L’Islam è il fulcro intorno al quale si è sviluppata tutta la società del Medio Oriente. Questa religione permea ogni aspetto della vita del credente. Guarda a Maometto come capo politico e religioso allo stesso tempo. Finisce per disciplinare totalmente la vita di tutti i credenti, sia la vita civile che quella religiosa e politica. Autorità e legittimità diventano i perni centrali nei tre ambiti. I paesi guida dei due schieramenti sono l'Iran (sciita) e l'Arabia Saudita (sunnita)

   L’importanza della religione in medio-Oriente è diventata più evidente con la demarcazione profonda, per motivi politici e di potere, a partire dal 1979, con il ritorno di Khomeini in Iran. La presa del potere degli ayatollah sciiti ha rotto gli equilibri interni al mondo islamico. Il primo conflitto sanguinosissimo, a partire dal 1980, tra Iran e Iraq, è durato dieci anni, senza esclusione di colpi, con decine di migliaia di morti, tra sciiti, Iran, e sunniti Iraq. Con l'acuirsi del conflitto fra le due parti, si sono formate zone di influenza, alleanze, strategie interne e internazionali contribuendo così all’instabilità non solo del medio-Oriente ma anche di altre regioni del mondo.

   A tutto questo si aggiungono motivazioni economiche connesse alle riserve di petrolio e alle divergenze politiche derivanti dalla volontà di porsi, ognuno, come Paese egemone nella regione. 

   Dopo la guerra in Iraq, in pratica mai chiusa, nell’eterno conflitto, lo scontro si è spostato in Siria, complicandosi ed aggrovigliandosi ancora di più. Insieme la Turchia, l’Iraq e l’Iran hanno dovuto e stanno affrontando, in un conflitto senza fine, “la questione curda”. A questi teatri, fra sunniti e sciiti, se n’è aggiunto un altro, lo Yemen.

   In Yemen gli Houthi, sciiti nel nord hanno costretto alle dimissioni il presidente Hadi, sostenuto dalla comunità internazionale e da molti paesi arabi, a cominciare dall’Arabia Saudita, contro gli Houthi, sostenuti dall’Iran. 

   In questo scontro non sono mancate torture, attacchi suicidi e attentati, persecuzioni con squadroni della morte. Questa guerra civile ha accentuato gli atteggiamenti identitari fra sciiti e sunniti facendo nascere al suo interno gruppi terroristici come Al-Qaida e l’Isis.

   Ma torniamo al tema principale. Cosa divide precisamente queste due correnti dell’Islam? Il punto cruciale è su chi sia e che ruolo debba avere il “khalifa”, ovvero il califfo, cioè il successore di Maometto.

   Gli sciiti si sentono i veri eredi di Maometto, che non ebbe figli maschi, perché hanno sempre seguito gli insegnamenti di Alì, in arabo sciita vuol dire sostenitore di Alì, il genero di Maometto.

   I sunniti fanno discendere il loro potere religioso dal fatto di essere i veri interpreti delle tradizioni maomettane, dunque i più ortodossi e puri.

    Nel mondo i sunniti sono la stragrande maggioranza gli sciiti una minoranza, pur presente in tanti paesi mediorientali. L’Iran è il più potente, popoloso e, cosa non banale, non è di etnia araba. Dunque la cosiddetta fratellanza mussulmana spesso è una finzione che dobbiamo tenere ben presente quando parliamo di islam, per rendere ancora più chiare a noi stessi nozioni, conoscenze, approfondimenti utili ad un confronto civile che metta la bando le armi e si apra alla compossibilità, pensiero che va ben oltre la tolleranza e sa guardare all'altro con vero spirito di apertura. 

   A questi due filoni centrali dell’islamismo si devono aggiungere le dottrine del salafismo, del wahhabismo e del panislamismo.
  Il wahhabismo, una sorta di sunnismo più ortodosso e  ultraconservatore, è una forma estremamente rigida di Islam sunnita, che insiste su un'interpretazione letterale del Corano. Per i wahhabiti chi non pratica l'Islam secondo le modalità da essi indicate viene identificato come pagano e nemico dell'Islam. In questa visione rigorista dell'Islam possiamo inserire Osama bin Laden ed i vari gruppi di talebani.

   Anche nel conflitto tra Israele e Palestina, di questi giorni di ottobre-novembre 2023, mentre scriviamo, la religione ha un ruolo, e i distinguo, fra questi attori religiosi nel mondo arabo, stanno rimarcando le loro divisioni. L’antiebraismo, pur vero, è  pretesto vile e strumentale e lascia sul campo disastri umani, civili, economici. 

   È come se si sfidassero, nel sostegno alla causa palestinese, nel mettere ai margini chi non si schiera contro Israele. Hamas, l’ala militare e terrorista dei palestinesi di Gaza, è certo che abbia fatto scoppiare il conflitto, per conto dell’Iran, il 7 ottobre 2023, per fermare ed interrompere gli Accordi di Abramo che recentemente stavano avviando un dialogo fra l’Arabia Saudita e Israele, con gli Stati Uniti a fare da sponsor.

   

Salvatore Spallina

   

  

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