Parlare o scrivere di poesie, di poeti, di artisti può risultare
un compito poco gratificante, ancorché semplice. La poesia è dono che viene
dagli Dei, dunque imperscrutabile, di difficile interpretazione. In punta di
piedi cercheremo di affrontare questo difficile percorso, cioè quello di appropinquarci
ai pensieri, alle sensazioni, alle impressioni, alla musicalità delle parole, alle
sensibilità dei poeti che compongono questa raccolta curata da Andrea Magno “Fuori dal coro. Poesie mai per caso”, Chiaredizioni, 2020, € 15,00.
Cominciamo col dire
che a primo impatto, dopo aver sfogliato, a caso, alcune pagine, e letto alcune
poesie, senza neanche guardare i nomi, ci ha colpito, molto positivamente, la
grafica, l’impaginazione, la struttura del libro. Dunque un plauso, al poeta
Andrea Magno, presente, con lo stesso spazio “concesso” agli altri poeti, per
aver creato una buona predisposizione al piacere della vista ed alla lettura……a
tornarci dopo le naturali pause.
Complicato costringere/forzare l’accoppiamento di stili e
contenuti, volerli raggruppare, mettere insieme in una innaturale associazione.
Allora abbiamo proceduto per sensazioni e per spunti impressionistici. Tutti
sono stati meritevoli nell’averci offerto “l’incontro”, “la nascita” di qualcosa. Alcune, alcuni, loro malgrado, hanno suscitato
pensieri e riflessioni “altre”. Un rinvio all’utopia, piuttosto che alla distopia,
piuttosto che all’esmesuranza.
E poi, spesso, i poeti non hanno consapevolezza, tranne i
presuntuosi e quelli che scrivono….solo… a capo…, di essere portatori sani di
squarci di mondi a loro sconosciuti, loro malgrado. Forse proprio qui si
racchiude la vera bellezza della poesia, nel saper cogliere, nel sapersi
trasformare in pensiero puro tout court.
Cosa vuoi dire alla
sublime arte del poeta!!! Alla sua capacità di cogliere l’invisibile,
l’infinito, l’indicibile, direi proprio, l’essere in sé, senza possederlo, a farci
uscire dalla schiavitù dell’io.
“Avremmo fatto insieme un figlio
Ma hanno poi vinto i se
Le paure e l'egoismo che
Ci ha imprigionati e ci tiene schiavi
Schiavi”
Dal brano
“Distopici” pubblicato nell’album “Cinema Bersani” di Samuele Bersani
I poeti inseriti in questa pubblicazione sono tutti meritevoli della nostra attenzione, tutti sanno offrire qualcosa del loro “dono”. Potremmo diventare lunghi a citare pezzi di brani delle loro intuizioni poetiche, ci limiteremo a ricordarli ed a spingere i lettori a questo evento/incontro con le loro poesie. Ci limitiamo a ricordarveli.
Andiamo a chiudere queste note, e ci piace farlo con dei versi che, secondo noi, hanno la capacità di condensare questo bel lavoro, curato da Andrea Magno, con questi versi, del grande Ignazio Buttita, che ci aiutano a chiudere, ancor più di altre parole…...
“……….
Io u
pueta fazzu:
caminu supra i negghi,
leggiu nto celu,
cuntu i stiddi,
parru ca luna:
acchianu
e scinnu!.....”
(da “U rancuri” di Ignazio Buttitta)
http://www.culturasiciliana.it/39-poeti-siciliani-deceduti/buttitta-ignazio/150-u-rancuri
Parafrasando dei versi di Chiara Daino: “Un popolo povero di parole è un popolo povero e basta”, diciamo che gli uomini poveri di parole sono poveri e basta.
“Alice guarda i gattie i gatti guardano nel sole
mentre il mondo sta girando senza fretta…..
ma tutto questo Alice non lo sa. " (F. De Gregori)
Salvatore Spallina
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