Bene ha fatto Ezio Raciti a condividere la conquista di questa
vittoria meritata con Giuseppe Pagana. Da uomo grande, maturo e navigato del
calcio non si è voluto prendere gran parte del merito. In
fondo con Pagana aveva condiviso tutto fino, a qualche giorno fa, rispettando
i ruoli: il primo allenatore era Pagana e le scelte tecniche erano sue. Per
tanti versi era giusto che pagasse, per la caparbietà con la quale ha creduto
nel “suo gruppo” (e questa di certo caratterialmente non è una dote negativa), per le responsabilità che era giusto si assumesse.
Con le sue scelte determinate aveva creato i presupposti per quella difficile situazione
nella quale si trova, ancora adesso, la squadra e la stessa società. Perché le
scelte decisive su tanti punti importanti di questa stagione le aveva compiute
lui, quanto meno le aveva ispirate fortemente. Il progetto della nuova società,
staff compreso, lo aveva visto protagonista ed il Presidente Giovanni Alì aveva creduto in quest’uomo che con tante
vittorie lo aveva portato ad un passo dalla Serie C.
Gli errori ci sono
stati sia nella valutazione del gruppo, sia nel linguaggio inadeguato con il
quale giustificava le sconfitte della squadra e per, prima cosa, aver convinto la
società che l’apporto di Antonello Laneri dovesse fermarsi ai limiti della
gestione tecnica. Questi tre elementi alla fine sono deflagrati e lo stesso
presidente Alì si è reso conto che tante delle valutazioni del suo pupillo non
erano all’altezza che la situazione venutasi a creare esigessero. Il presidente
Alì ha preso in mano la situazione scegliendo di ricollocare al centro delle
decisioni la figura, il ruolo ed il prestigio di Antonello Laneri. A questo
punto era inevitabile che a fare il passo indietro non poteva che essere Pagana.
Nel nostro commento, dopo la sconfitta in casa con il Potenza, avevamo
individuato che nelle pieghe del comunicato stampa emesso dalla società che
confermava ancora Pagana, come guida tecnica per la partita di Rieti, c’era già
la mano e la mente di Laneri. Infatti al rientro dalla trasferta vittoriosa di
Rieti, per il giuoco espresso e la gestione della gara, con una delle squadre,
a nostro parere, più inadeguate per la categoria, la sua esperienza a Siracusa
si sarebbe chiusa. Così è stato. Laneri è tornato a ricoprire quel ruolo
auspicato da tutti, noi compresi, ma il cammino per risalire la china non sarà
facile. I primi segnali/rinforzi di Luca Bruno e Simone Russini stanno comunicando alla tifoseria
il lavoro di Laneri. il suo esser stato presente ed accanto alla squadra in
questa settimana, in cui Raciti ha preso le momentanee redini della squadra, ha
dato i suoi frutti, in attesa di nuovi sviluppi. Altri rinforzi saranno necessari.
Le esperienza delle stagioni precedenti giuocano tutte a suo favore.
Però, per tornare
alla gara con la Cavese, le differenza nella gestione della partita e degli
uomini ci sono tutte. Raciti ha tenuto il 4-4-2 per tutta la gara, anche
quando, dopo il pari della Cavese, il centrocampo azzurro ha molto sofferto per
tutto il primo tempo e rischiato di prendere il 2 a 1. Al ritorno in campo, nel
secondo tempo, quel modulo tattico non l’ha snaturato, anzi l’ha rinforzato
cercando di frenare i campani proprio a centrocampo. Certo c’è da dire che
Catania e Vasquez hanno tenuto il campo alla grande mettendo paura ed
apprensione, per quasi tutta la gara, nella trequarti avversaria. I quattro del
centrocampo hanno retto e per la prima volta il Siracusa non ha ceduto il
dominio territoriale troppo a lungo agli avversari, come invece era successo in
tante gare precedenti. Le due autoreti dei due momentanei vantaggi del Siracusa, procurate da due cross in area di Marco Palermo, prima del 3 a 1 di Di
Sabatino, sono due piccoli colpi di fortuna che, secondo un vecchio modo di
dire, hanno voluto aiutare le scelte tecniche di Ezio Raciti. Comunque vittoria
meritata e già che stiamo citando meriti, noi non sentiamo di dover
rimproverare a questi ragazzi, fino ad ora, impegno ed abnegazione, mostrati
durante le gare.
Secondo noi c’è un
episodio importante che è avvenuto al 25° del primo tempo. Vasquez in una
incursione solitaria sulla sinistra della area avversaria lascia partire un
diagonale forte, preciso, inatteso, di poco fuori. Lo stesso Vono, l’esperto portiere
avversario, rimane sorpreso. Quel tiro ha dato un brivido a tutto lo stadio. Forte, inatteso, potente.
Cose come queste cambiano le sensazioni nel pubblico, nella squadra, nello
stesso calciatore.
Federico Vasquez
Assegniamo il "Tocco di classe" di questa partita a Federico Vasquez non solo per quella bella
sensazione sul diagonale testé detto, ma perché è stato un punto di
riferimento fermo, inseme ad Emanuele Catania, per tutta la squadra, per tutta la
partita. Nei momenti critici ha tenuto palla, ha fatto salire la squadra, non
si è mai arreso, ha conquistato tanti calci di punizione che son serviti a creare
pericoli e ad alleggerire la pressione avversaria.
Salvatore Spallina
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