Dopo l’1 a 2 con il Rende, giovedì 18, la gente è andata via dallo stadio, dopo una partita sotto la pioggia, scontenta, irritata, inviperita. Scontenta per la sconfitta. Irritata per il giuoco. Inviperita (gran parte della Curva Anna assente) per via dei colori rosso/azzurri presenti sulla maglia dei Leoni appartenenti ad uno sponsor della squadra/società.
Dei motivi
personali ci hanno impedito il nostro solito breve commento, ma sentiamo di
riassumerlo in queste note riportate di seguito.
1- Ott Vale, quanto vale? Lo si aspettava come una manna dal
cielo per rafforzare un centrocampo che non sa bene come conquistar palla e far
ripartire l’azione offensiva e, lui, si è visto solo a sprazzi. La troppa
responsabilità caricata sulle sue spalle, per scelta tecnica, quando esce Tuninetti
per Fricano, gli ha fatto male, solo appoggi corti senza rischiare e quando lo
ha fatto ha sbagliato tante palle importanti. “Non ha i novanta minuti” disse
Pagana, prima della gara. In tanti abbiamo pensato che il cambio di ruolo era
dovuto ad una stanchezza fisica. La differenza quando ha assunto il ruolo di
Tuninetti c’è stata, ma in peggio.
2- Troppi errori di tutta la squadra nell'impostazione della manovra in uscita dall'area.
3- Un tempo di giuoco, condotto dalla squadra, cui erano stati abituati i tifosi, nelle
precedenti partite, Trapani compresa, con il Rende si è ridotto a 24 minuti nel
secondo tempo, senza, fra l’altro, essere incisivi.
4- Certi errori nei cross, nell'impostare la manovra, nel
non saper dialogare nella trequarti avversaria, nel non cercare la porta,
irritano. Per chiarezza, non è che al De Simone si è abituati a vedere cose da
scuola del calcio!!, no, (tranne grandi individualità che ci sono state e c’è
memoria viva), ma è da tanto che di errori gravi se ne sono visti troppi.
5- La squadra appena comincia a giuocare dimentica gli schemi
provati in settimana e dialoga male fra i reparti.
7- Il Rende è stato bravo a saper tenere fuori dalla sua area l’attacco azzurro recuperando
palla nella sua metà campo per far ripartire l’azione offensiva. In quei 24 minuti c’è
stato un leggero calo fisico degli avversari.
8- È vero che
Francesco Modesto non aveva avuto bisogno dei filmati per studiare il giuoco di
Pagana, lo ha visto in diretta nella sconfitta contro la Reggina a Rende. Ma questo
ragionamento non vale contro il Potenza. La squadra ha ripetuto, in peggio certi schemi, anche contro
il Potenza domenica scorsa.
E ci fermiamo qui.
Infatti c’era da sperare che la partita ravvicinata contro il Potenza avrebbe
messo il silenziatore alle polemiche forti del dopopartita, in vista dell’appuntamento
contro il Potenza. In buona parte è stato così e la scelta della società di
cambiar maglia e far scomparire lo sponsor con i colori di richiamo catanesi
(per i tifosi azzurri, e noi lo capiamo benissimo, è come sventolare un drappo
rosso davanti ad un toro in una arena per toreare) è stata una scelta positiva
e saggia.
La partita con il
Potenza presenta delle novità. Fuori Bertolo, dentro Turati, dall'inizio. Fuori Tuninetti,
al centro dello scacchiere Ott Vale. Un 4-4-2 o 1-1, nel primo tempo,se si
vuole, ed Emanuele Catania in panchina.
Un minimo di turn over era
indispensabile, a fine gara con il Rende
tutti i giocatori erano stramazzati a terra per la stanchezza. Pagana non è un deficiente seduto su una
panchina e non capisce nulla di calcio. Questo non è vero e non ci sentiamo di dirlo. Però,
però i suoi giocatori non riescono a giuocare contro squadre di categoria come
lui vorrebbe, come si era illuso (e insieme a lui tutta la società, tranne
Laneri!!) che potesse accadere. Le altre squadre per livello
tecnico-tattico hanno una qualità diversa, superiore, alla quale non si può
sopperire solo con la volontà e con degli schemi che in parte hanno funzionato
fino a Trapani. Tutti quelli che ci teniamo a questa squadra/città (non ci
siamo mai persi una partita negli ultimi quarant’anni), siamo in grado di fare
delle piccole valutazioni tecniche che fanno a pugni con quel che si vede in
campo adesso. Ci spieghiamo meglio. Come fa la Vibonese che abbiamo battuto
bene sul loro campo in Coppa Italia il 5 agosto ad avere adesso 13 punti e a
fare giuoco e risultati importanti? Il nostro parere personale è che le differenze
sono rimaste nascoste fintanto che le altre squadre sono rimaste in rodaggio,
cioè erano all'inizio della loro fase di preparazione atletica (anche se con la
Reggina, in Coppa Italia, la differenza nei tocchi, nei passaggi, nel modo di
stare in campo s’è notato da subito). Ora le differenze sono chiare e lampanti
e cercare di trasferire rabbia e motivazioni, da parte di Pagana, dagli stessi
tifosi, dalla società ai calciatori non basta. A questi ragazzi non si può dare
la croce addosso (anche se il tifoso e lo sportivo, in maniera istintiva non
può fare a meno di farlo e di inveire quando vede strafalcioni ed errori
pacchiani.
La società tutta ha
fatto una scommessa illudendosi di poter accontentare una piazza destinata a
sprofondare. Il tempo per studiare la storia, i sentimenti del popolo azzurro,
i valori tecnici della categoria che si andava ad affrontare non è stato fatto più
a fondo. La società ha pensato di avere acquistato un credito di riconoscenza
nei riguardi della piazza stessa e della città maggiore di quel che, in realtà
oggi, non ha.
Gli sforzi economici
fatti nessuno può negarli e le prime uscite, sul campo, per quel che abbiamo detto prima e per qualche facile illusione creata dalle prime magie di Rizzo,
hanno indotti i vari responsabili ad utilizzare un linguaggio inappropriato che
ora si sta ritorcendo contro loro stessi. Le teste calde ci sono sempre state e
di azioni e reazioni che sconfinano fino all'insulto ed alle minacce non sono
una novità, ci sono stati anche prima dell’ultimo fallimento.
Esagerare
situazioni e fatti per difendersi dagli attacchi è umano, dire che gli
avversari hanno fior di giocatori per giustificare le sconfitte non serve a
molto. Dire che non c’è stata vera accettazione
e tante perplessità perché si viene da Catania è vero solo in
piccolissima parte. Se la squadra avesse 9 punti tutto questo non ci sarebbe.
La buona volontà e l’esborso di denaro, ribadiamo, è innegabile ed è un credito vero, ma nulla di
tutto ciò sarebbe successo se si fossero stati risultati e giuoco.
Così stando
le cose sembra che la squadra sia entrata in un tunnel ed il buio è intenso.
Facciamo l’esempio del Potenza? Il cambio d’allenatore ha fruttato alla squadra
due vittorie esterne con una migliore disposizione dei giocatori in campo e con
idee diverse nell'impostare il giuoco.
Finalmente
Antonello Laneri è rientrato in un ruolo ufficiale. Anche prima della chiamata
in causa dagli spalti, in tanti, ci eravamo interrogati sul perché fosse stato
messo da parte nel ruolo fondamentale che ha ben svolto in questi anni e tanti, a cominciare da noi, ne
abbiamo chiesto il reintegro nel ruolo a lui più congeniale, fare il
mercato!!!!. Nell'ultimo comunicato diramato dalla società, anche nel
linguaggio si capisce il ruolo svolto dalla sua presenza nelle decisioni.
La
conferma di Pagana è la miglior scelta in questo momento drammatico. Inveire
contro la dirigenza non giova né alla squadra né alla città. Nessuno dei
componenti la società, Laneri compreso, può fare magie per cambiare lo stato
delle cose. Si possono apportare correttivi, e ci vuole tempo, senza dare la
stura ad una escalation di atteggiamenti da ambo le parti che farebbero solo
del male alle tasche del presidente Alì ed alla città tutta.
La paura di
sbagliare sta prendendo tanto spazio nella mente dei calciatori, anche in
quelli più navigati. La paura ti fa sbagliare anche le cose semplici. I
calciatori non reggono i cambi di modulo in corso d’opera durante le gare
perché la maggioranza della rosa ha giuocato sempre con il modulo vincente con
il quale questo allenatore ha portato al successo questa rosa. Non è un caso
che la squadra si esprime molto meglio quando giuoca nel modulo che gli è più
congeniale 3-4-1-2, che diventa a 5-3-2 in difesa in fase di non possesso.
Il Potenza in tutto il primo tempo non ci ha fatto arrivare neanche nella loro
lunetta dell’area se non con un colpo di testa di Di Sabatino su anglo di Rizzo
al 42° del p.t.. Il cambio di modulo, nel s.t., (ritorno all'antico), l’ingresso di
Catania, ha dato un poco i suoi frutti, ma anche perché gli avversari qualcosa
ti lasciano. L’azione più pericolosa, un cross basso, al 22°, rasoterra di
Rizzo, sul quale arriva in ritardo Catania e più quasi nulla. La scelta tecnica
di lasciare Tuninetti fuori è stata un fallimento sotto il profilo tattico. Ott
Vale in quel ruolo non vale Tuninetti.
La squadra fa tiki-taka, un
possesso palla sterile nella propria metà campo fin quando non è pressata, poi
queste trame non si ripetono vicino l’aria avversaria o vengono intercettate o
perché i centrali difensivi sono possenti e non concedono spazi di giuoco.
Vasquez in questa squadra è tanta roba!!.
Insieme a Rizzo e Catania potrebbero dialogare se avessero delle palle più
decenti. I falli di frustrazione, con le espulsioni annesse, dello stesso Rizzo
e di Vasquez, due domeniche fa, raccontano
più di quel che diciamo. Pochi innesti mirati da parte di Antonello Laneri, e
più di qualche suggerimento da dare alla stessa panchina, potrebbero rimettere
le cose in sesto e salvare una stagione, che è ancora lunga e salvabile, senza sprofondare
psicologicamente già fin d’ora.
Il “Tocco di classe”
di queste due partite in casa lo assegniamo a Marco Turati per la sensibilità e
l’affetto che nutre per la città e per la squadra. È lui che sta tentando di tenere
insieme il legame/rapporto con i supporter storici della squadra in questo momento
difficile. Il fatto di rimettersi al cielo, appena entrato in campo, la dice
lunga su quel che pensa. E poi non vorremmo più vederlo negli ultimi 20 minuti
posizionato in attacco (è la terza volta ufficiale di Pagana) sperando, alla
Pannozzo, che la sua testa salvi la gara
e la squadra. Lui lo ha fatto in tante occasioni, ma per tornare al suo
ruolo ufficiale subito dopo. L’esperienza Pannozzo-Giacomarro evoca nei
tifosi momenti tristi e difficili. Non ci
resta che incrociare le dita, però non solo due, ma quante più possibili.
Salvatore Spallina
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