La lettura di questo articolo http://www.repubblica.it/esteri/2016/04/06/news/_ecco_chi_ha_ucciso_giulio_l_accusa_anonima_ai_vertici_che_svela_tre_dettagli_segreti-136996781/?ref=HREC1-2,
mi ha richiamato alla memoria “La notte delle matite spezzate”, un film di Hector Olivera.
II film racconta l’atto
di nascita del golpe in Argentina del generale Jorge Rafael Videla e che diede inizio a
quella storia tristemente famosa dei Desaparecidos (più di 30mila vittime). Ma questo richiamo voglio farlo perché quel
film, che insieme a tanti tanti miei studenti ho avuto
sempre lo stimolo di vedere, commentare,
discutere, approfondire, ci costringe a vedere vari tipi di torture che quei giovani
studenti subirono per opera di pezzi di strutture
militari e paramilitari al servizio di quella orrenda dittatura.
Ebbene,
provare/vedere per credere (il film è di facile reperibilità sul web), e poi provate a comparare le torture e le sevizie subite da
Giulio Regeni, che vengono descritte in questo articolo o lo straziante
commento della mamma di Giulio, che durante la conferenza stampa in tv, di una settimana fa, ha detto che il riconoscimento di suo figlio l’ha potuto effettuare
attraverso la punta del suo naso, perché il viso era stato talmente massacrato/sconquassato dai suoi torturatori. Molti dei miei studenti, qualcuno oggi ha più di 46 anni, non riuscivano
a reggere alla vista delle torture inflitte ai giovani studenti argentini, visibili in quel film.
Voglio raccontare un piccolo episodio
legato a quel film. La FIDAPA di Siracusa, sempre sensibile
su temi dei diritti umani, aveva invitato una nonna di Plaza de Majo, che stava continuando un ciclo di
incontri (era l’aprile del 1992), in tutto il mondo, per far conoscere alla
città di Siracusa gli orrori perpetrati dalla dittatura argentina. Quando le dissi che io facevo vedere il film a
scuola, ai miei studenti scoppiò in lacrime. Quelle donne (mamme e nonne) le famose "madres di plaza de mayo", che da sole, avevano avuto il coraggio di
ribellarsi alla dittatura
e con la forza della non-violenza e della loro tenacia, cominciarono in quattordici,
ma ogni giorno crescevano sempre di più, hanno cominciato a denunciare al mondo
la dittatura argentina. I militari con l’intimidazione e la forza cercarono di
fermarle, intimorirle, dicevano loro che non potevamo stare
ferme in piazza perché con lo stato d'assedio, che era stato
decretato, le riunioni in piazza erano state vietate, più di tre persone insieme era già un reato di
cospirazione.
A quel punto cominciano a camminare girando
intorno all’obelisco della piazza, come se stessero passeggiando. Il loro simbolo diventò
un fazzoletto bianco triangolare in mano o in testa. Questo simbolo voleva
rappresentare e ricordare la tela tagliata per preparare i pannolini per i
neonati, per i loro ragazzi e i loro nipoti spariti per mano della dittatura.
Sting dedicherà loro ed alle mamme cilene, che tre anni prima avevano visto uccidere i
loro figli dalla dittatura cilena di Pinochet la canzone “The dance alone” https://www.youtube.com/watch?v=1oaDCbNRkAs,
In questo link una delle tante versioni di questa bella canzone
dedicata a queste straordinarie donne.
La mamma di Giulio con il suo viso e la sua forza
espressiva ha intenerito ed allo stesso tempo indignato milioni di persone, non
solo in Italia, chiedendoci di stare al suo fianco in questa disperata
ricerca della verità.
Salvatore
Spallina
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