martedì 10 dicembre 2019

TOSCA A NOTO - AGOSTO 2014




   Anno 1800. Il prigioniero politico Cesare Angelotti, da poco evaso dalle carceri di Castel Sant’Angelo, si  rifugia nella  Chiesa di S. Andrea della Valle a Roma. Nella cappella di famiglia della sorella, la marchesa Attavanti,  sa di trovare rifugio e dei vestiti da donna. Il pittore Mario Cavaradossi   in Chiesa sta ritraendo  l’immagine di Maria Maddalena, ma con il volto della Attavanti, vista più volte nella cappella a pregare. Mario riconosce  e soccorre  Angelotti, a cui lo lega la stessa ideologia libertaria.
   Mario  è imbarazzato dall’improvviso arrivo della cantante Tosca, sua amante. Ella vede e riconosce il volto del quadro. Si altera pensando la sua rivale in amore. Cavaradossi riesce a congedarla con un  un appuntamento per quella stessa notte alla sua villa. Angelotti  lascia la Chiesa.  Il temutissimo barone Scarpia, capo della polizia, è giunto in Chiesa sulle tracce del prigioniero. Da alcuni indizi significativi (un paniere con poco cibo, il quadro, un ventaglio) si convince  che Cavaradossi ha aiutato Angelotti a fuggire. Tosca rosa dall’ansia torna in Chiesa. Cade nella trappola delle insinuazioni di Scarpia e si precipita verso la villa di Cavaradossi. Scarpia la fa seguire. Il suo piano diabolico prende già forma “l’uno al capestro, l’altra tra le mie braccia”. Scarpia, al piano superiore di Palazzo Farnese, cena in attesa di notizie sulla cattura dell’evaso. Cavaradossi, arrestato, è portato davanti a Scarpia. Tosca, invitata al Palazzo, incontra Mario che sta per essere interrogato. Ella con qualche abilità elude le prime domande di Scarpia. Ma quando sente le urla di Mario, torturato nella stanza accanto, rivela il nascondiglio dell’evaso. Mario, sanguinante, condotto nella stanza di Scarpia comprende che lei ha svelato il nascondiglio. Lei: “pietà di me”.  Intanto giunge la notizia della vittoria di Bonaparte a Marengo. Cavaradossi inneggia alla libertà. Scarpia svela a Tosca i suoi morbosi desideri e in cambio del corpo di lei offre quello di Mario. Lei dapprima rifiuta, poi, alla notizia dell’imminente fucilazione di Mario, cede al ricatto. Scarpia, presente il fido Spoletta, le fa credere di predisporre una falsa fucilazione per salvare Cavaradossi, ma nella stessa conversazione, con linguaggio cifrato, ordina a Spoletta un’esecuzione regolare.
   Tosca esige che predisponga un salvacondotto che consentirà  ai due amanti di fuggire. Scarpia si appresta a scrivere. I suoi  occhi intenti sul foglio non vedono quelli di Tosca che adocchiano un coltello affilato sul tavolo.  “Tosca, finalmente mia”, Scarpia si avventa su di lei. Tosca lo colpisce mortalmente al cuore. Sta per uscire: “Tutta Roma tremava davanti a lui!”. La scena si chiude con un moto religioso, Tosca poggia due candelabri accesi ai lati del corpo, stacca dalla parete un crocifisso e lo appoggia sul petto di Scarpia.
Intanto a Castel Sant’Angelo sono in atto i preparativi per la fucilazione, Cavaradossi nei suoi pensieri fa scorrere i fotogrammi d’amore che lo legano a Tosca. Ella giunge con il salvacondotto, confessa l’omicidio di Scarpia, illustra a Mario la messinscena della falsa fucilazione e si allontana. Assiste, come a teatro, ad una scena della quale è partecipe. Ma ben presto comprende il tragico epilogo, la fucilazione era vera. Le voci degli scagnozzi di Scarpia che inveiscono contro di lei  fanno capire a Tosca di non avere scampo, dopo aver invocato la punizione divina  per Scarpia sale sul parapetto del Castello e si lancia nel vuoto.
   Giacomo Puccini scava con la sua musica tra le pieghe dell’animo umano per cercare di trasferire nelle note quei sentimenti con i quali gli uomini esprimono ed esaltano pensieri ed azioni che manifestano sia la grandezza e la nobiltà d’intenti al pari di azioni nefaste e orribili.


   Grida, standing ovation e un lunghissimo applauso finale ha decretato il pieno successo di Tosca da parte del numerosissimo pubblico che si è goduto uno spettacolo straordinario dai gradini della cattedrale di Noto. 
   Sensazioni forti, belle emozioni, momenti magici.  Michele Pupillo ha diretto orchestra, coro e cantanti con la maestria di sempre. L’Orchestra Mediterranea Siracusana e Coro hanno dato il loro meglio in uno scenario incantevole. Maurizio Amaldi  con la sua direzione scenografica ha fatto felicemente sposare  strumenti tecnologici avanzati con la tradizione ambientale ottocentesca. 
   Palazzo Ducezio con il suo affaccio prospiciente sulla Cattedrale ha offerto al Coro la possibilità di un intervento dall’alto, sulla scena principale, veramente suggestivo. Determinante il contributo dei cantanti:  Michele Mauro (Mario Cavaradossi), maturo e deciso, Piera Bivona, (Tosca) brillante e passionale, Paolo La Delfa (il cattivo Scarpia), (contralto e regista) con il piglio e la classe di sempre. Hanno contribuito al successo anche Maurizio Muscolino ( il sacrestano), Daniele Bartolini ( Cesare Angelotti),  Mariano Brischetto  (Spoletta), Rita Patania, nelle vesti del pastore e di maestro del Coro delle voci bianche (la Cantoria), Maria Grazia Di Giorgio (Maestro sostituto e aiuto regista).



                                                                                                           Salvatore Spallina

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