Carmelo Miduri
Siamo ancora così “liberi” da poter sognare un mondo nuovo come cinquanta anni fa?
È questa la domanda che ci
siamo posti prima di iniziare a leggere questo ultimo libro di Carmelo Miduri
(a cura), Lombardi Editori, Roma.
Vero è, come sostiene Paolo Corallo, nel suo
contributo, che se c’è “un torto della mia generazione? Non aver saputo
trasmettere quella passione”. Ma è anche vero che nulla è rimasto come prima, a
partire da quell’anno. Segmenti,
frammenti, elementi di ribellione, voglia di cambiamento, il bisogno di non
accettare, supinamente, lo status quo ante, erano già presenti, anche se in
maniera meno evidente, in tutta Italia. Quella spinta, secondo noi, è stata
forte ed è durata almeno vent’anni. Con due parentesi forti.
I primi dieci anni fino alla marcia di
Bologna del 1977 ed al rapimento e alla morte di Aldo Moro nel 1978.
Noi stessi siamo stati testimoni, a Milano,
al Parco Lambro nel giugno del 1976, al Festival del Sottoproletariato
Giovanile, di questi mutamenti, con la opportunità di aver avuto il piacere di
ascoltare, dal vivo, Eugenio Finardi e Demetrio Stratos con gli Area,
strepitosi!!!.
I secondi dieci fino alla caduta del Muro di
Berlino. L’abbattimento del Muro , dopo la scia di sangue e i conflitti armati,
ci ha dato l’illusione che un pezzo di sogno, collegato/legato all’idea di
libertà si fosse realizzato, materializzato.
I ragazzi dell’ultimo decennio del
Novecento, “ I millenials” hanno dei sogni che possano essere messi a confronto
con le generazioni pre e post sessantottine? Noi crediamo di si, certo anche se meno forti, meno intensi. La lettura di
questo libro con i suoi contributi, comunque, secondo noi, serve a confrontarsi su
queste domande. Meglio ancora, gli stimoli offerti che scaturiscono dai singoli
contributi individuali ci portano ad interrogarci sull'oggi e sul domani, ci
spingono a cercare una lettura, un orientamento per chiederci e spiegare a noi
stessi come ci muoviamo e quali sono i progetti possibili dentro la società
globalizzata e digitale.
“Ci pensavo da tempo di voler raccogliere le
testimonianze dei tanti ragazzi, che nell'anno fatidico del ’68 erano a scuola
o da poco l’avevano lasciata per continuare gli studi o per entrare nel mondo
del lavoro, ci dice Carmelo Miduri. Il mio obiettivo era quello di far
rientrare in un fenomeno “macro”, che aveva pervaso il mondo occidentale, a
partire dai primi anni sessanta fino ad arrivare al famoso maggio parigino del
1968, anche tratti di una storia “micro”, a pieno titolo, in una
visione unitaria che desse al lettore una dimensione vera del legame fra questi
due aspetti. Queste testimonianze, a loro modo, hanno fatto sentire quei
protagonisti parte integrante di un momento storico, anche se stavano vivendo
quei fatti in periferia”.
Puntuale la sintesi di tutti i contributi presentati nel libro da
Caterina Italia.
Tantissimi
i temi trattati/toccati dai vari contributi. Il libro si offre ai lettori con
la consapevolezza di aver realizzato un buon servizio e tanti spunti
interessanti a chi vorrà metterci le mani, gli occhi, la mente.
Noi non entreremo nel dettaglio della nostra
personale esperienza, vissuta a Nicosia, in provincia di Enna fino all'estate
del 1969. Ci siamo specchiati in alcuni dei racconti delle esperienze
contenute in questo libro, a partire dal mese di ottobre del 1969, quando, come
tanti, nel loro vissuto universitario, hanno incontrato il 1968 a partire da
quella data, cioè dall'apertura dell’anno accademico 69/70 a Catania. Da quell'anno accademico alla facoltà di
Lettere e Filosofia le esperienze sono state forti e ben descritte, dalle
occupazioni, alle assemblee incandescenti, fino all'assalto della polizia alla
sede Centrale occupata. A partire dal marzo 1977 è iniziato, per noi, un rapporto personale,
speciale con la città di Siracusa e la sua provincia.
Un innesco, specialmente al Sud, si è creato,
all'inizio delle prime manifestazioni ed occupazioni, con una sorta di
politicizzazione tout court. Sul campo, gli scontri con le forze dell’ordine, dalla maggior parte degli studenti di provincia, venivano percepiti come
ingiusti, considerato che si scioperava/lottava/occupava per motivi, per
diritti “giusti”.
La
critica al principio di autorità, diciamo meglio alle forme di autoritarismo, diventa
però il cavallo di Troia attraverso cui la soggettività individuale irrompe sul
palcoscenico della visione collettivista e non uscirà più fino ad oggi. Per la
prima volta un movimento che si batte per una maggiore giustizia sociale, si
pone dalla parte dell’individuo contro la massa amorfa, molto qualunquista ed avviata al consumismo.
Dopo “l’innesco”, anche a Siracusa e a
Catania, a partire dal 1969/70, sono tanti i riferimenti personali, soggettivi
presenti nei vari contributi, nel libro.
“Tutti” i contributi hanno un loro taglio, uno
“spaccato” particolare. Le testimonianze portano con sé dei meriti non
indifferenti. Tutti attestano, a cominciare da Paolo Corallo, Franca
Carpinteri, Lillo Venezia ed altri che nel loro Liceo Classico, “T. Gargallo”, solo
una sparuta minoranza aveva contezza ed aveva capito quello che era avvenuto e stava
nel mondo, in Francia, a Milano. Come le prime assemblee negli istituti erano
utilizzate solo per organizzare comitati e commissioni finalizzati a piccole
cose, però i contatti li cercarono fuori dalla scuola e pur fra tante
difficoltà cominciarono a darsi da fare.
Noi senza
togliere titolo ed importanza alle cose descritte nelle singole testimonianze,
faremo qualche cenno a quelle che ci hanno colpito maggiormente, senza farne,
come è ovvio, una classifica. Condensiamo le nostre segnalazioni ai grandi temi,
quelli nei quali sono stati coinvolti di più i singoli testimoni. Questi vanno
dalla politica, alle questioni sociali ed ambientali in genere, alla “questione
femminile”, ai fatti di Avola che in maniera diretta, indiretta, e comunque per
il tragico riverbero emotivo hanno colpito tutti ed influenzato per la vita le
future scelte di alcuni. La Primavera di Praga ed il sacrifico umano di Jan Palach. La
nascita delle Radio Libere, a cominciare dalla mitica SR1 FM Stereo che muove le prime onde radio con/intorno a Jose Mantineo, le nuove TV, il cinema, il teatro di Dario Fo, ultima,
ma non ultima, la musica, tanta tanta musica. Qualche passaggio.
Antonio
Andolfi: “la voglia di cambiamento a trecentosessanta gradi covava da tempo
e ci portava al desiderio di maggiore libertà ed eguaglianza contro ogni forma
di totalitarismo”.
Per esempio la chiusa sferzante e tostissima
di Aldo Taranto ci ha colpito, “Io
non avevo idee di rivoluzione, me ne stavo per i fatti miei a guardare
l’universo con i miei pensieri. Insomma
per il fatto d’esserne ignorante era un casino, l’universo. Il tasto è questo:
l’ignoranza. L’ignoranza è tutta passione”.
Come non rilevare i tanti contributi che
hanno messo al centro, a partire da Luciano
Sansalone, lo spirito del “sessantotto ecclesiale”, come contraltare all’integralismo di CL (Comuniore e
Liberazione). Quest’altro sessantotto ha cercato di tradurre in esperienze
dirette le linee rivoluzionarie dettate dal Concilio Vaticano II attraverso l’interprete,
l’artefice principale di questa nuova visione spirituale, qui a Siracusa, il gesuita Mons.
Sebastiano Gozzo. Intorno a questa figura, viva ancora oggi, a dieci anni dalla
morte, tante sono state le testimonianze di stima ed affetto presenti nei
contributi per il ruolo centrale avuto nelle loro esperienze sul territorio sia
come operatori sociali che spirituali, una persona con la quale abbiamo avuto
il piacere di lavorare nella stessa scuola e l’onore di considerarci amici.
Quella cruda e senza sconti, con le lucide
conseguenze negative di alcune sfaccettature proiettate fino ad oggi, di Giovanni Di Maria.
Nel cuore rosso di Ortigia,
la militanza di vita di Nuccio Giaccotto.
Quelle sfumature molto colte ed interessanti
di Paolo Fai quando ci dice che anche
per gli indifferenti è cambiata la realtà, ma noi ne facemmo tesoro ed “il sessantotto ce lo prendemmo, come la
varicella e il morbillo, gli orecchioni e la rosalia, quando eravamo ragazzi”.
Le esperienze universitarie “diverse” da Catania, fatte in altre città da Roberto Cafiso e da Salvo Adorno, in anni successivi, ma
dove il peso e l’influenza di quei segni erano evidentissimi. Lontano da Roma, come in altre realtà del Sud, ma non solo del Sud si avvertiva la normalizzazione, "la Democrazia Cristiana che ne era la principale tutrice ti sfiancò e ti illuse di aver recepito le tue istanze, rimpinzandoti di promesse" racconta Roberto. "A Bologna nel 1977 ho seriamente rischiato di essere raso al suolo dalle manganellate della Celere e sono stato picchiato a sangue dai fascisti". "Se cerco di spiegarla ai miei studenti universitari di oggi, scrive Salvo Adorno, gli sembra come un
fatto di archeologia fenicia punica”.
Vibrante, forte, direttamente vissuta con la testa rotta e poi fasciata, dentro la Centrale di Catania, occupata, svuotata,
“liberata” dalla polizia con l’aiuto della squadre dei giovani fascisti della destra
catanese, la testimonianza del “cinese” Mario Blancato.
Quelle di Roberto Fai e Fabio Moschella, fra
le tante “scoperte” culturali e una overdose di musica, “la rivoluzione musicale
altro non era che uno dei volti più influenti di questa plurale costellazione
di un processo di contestazione sistemica ed universale verso tutte le forme di
potere”, scrive Roberto. “Cominciai a leggere intensamente. Leggevo durante le
noiose lezioni scolastiche, non sopportavo il nozionismo, leggevo ciò che stava
accadendo nel mondo: del Vietnam, di Martin Luther King, della segregazione
razziale, della Rivoluzione culturale di Mao Tse-Tung, di Che Guevara, della
sua morte in Bolivia. Leggevo ed ascoltavo musica, in modo vorace, come
posseduto” dice Fabio.
Non vogliamo trascurare le tante citazioni
sui cartelloni/Tazebao, sui volantinaggi
fatti da tanti, ragazze e ragazzi. Non tantissimi, ma molto vogliosi di vivere
un’esperienza nuova, bella, politicamente coinvolgente, insieme agli operai
davanti ai cancelli Sincat.
Guardando alla “questione femminile” ci hanno
colpito le testimonianze di Franca Carpinteri, forte, tenace, anticonformista,
che sa guardare, ancora oggi al futuro. Quella bella, forte, tosta ed ancora fortemente
convinta di Lucia Attardo, cattolica, eletta al Consiglio Comunale, come
indipendente nella lista del PCI, “ il medico è tuttora una professione di cui
non esiste neppure il femminile”. Il senso di Libertà e fratellanza che aleggia
forte con quel “niente più angeli del ciclostile”, di Gilda Arcuri, espressione
riportata anche in altre testimonianze. Come senza la sede di Lotta Continua,
che tanti a Siracusa fino frequentarono, fino allo scioglimento, “ non avrei
avuto la percezione di quanto fosse importante avere una coscienza politica”,
scrive Ethel Puzzo.
Vogliamo chiudere con la testimonianza di
Ermanno Adorno, una sorta di padre putativo, sia per essere più grande di qualche
anno dei tanti testimoni, sia per la sua esperienza politica, sia per la sua fame
incessante ed infinita di sapere, per quel suo carattere tenace, irrefrenabile
ed istintivo, elementi che hanno caratterizzato tutte le sue esperienze
politiche ed il suo voler essere testimone diretto di tanti avvenimenti
siracusani. Del suo lungo contributo noi vogliamo citare una immagine
dolcissima e rivoluzionaria allo stesso tempo, considerate le circostanze, il
dove ed il come i fatti vengono descritti: “Per me indimenticabile una nonnina
magrissima, incurvata, molto anziana e sola, che attendeva l’apertura, entrava,
si sedeva in un vecchio divano e si addormentava per ore, malgrado il casino
attorno. Alla chiusura la svegliavamo e l’accompagnavamo a casa sua. Credo
fosse felice di non stare sola, ma in compagnia di tanti giovani, e ci
ringraziava con un sorriso pieno di gratitudine”.
Ogni libro porta con sé una sua
spiritualità, anche quando resta chiuso e fermo in una libreria. Anche se resta
lì, immobile, se il suo dorso diventa “visibile”, una parte della sua
spiritualità continua a sprigionarla. Ancor più diventa “vivo” quando tenendolo
fra le mani ci trasmette qualcosa, ci fa
pensare a qualcuno. Prontamente mettiamo un dito, la mano, una matita, un segnalibro
in mezzo dove stiamo leggendo e cominciamo a pensare, a fare
associazioni/confronti con persone, cose, situazioni che ci vedono o ci hanno
visti convolti anche solamente in una situazione relazionale. Ecco “La meglio
Gioventù Siracusana” di Carmelo Miduri noi la inseriamo in quel novero di libri
che, per i contributi offerti dai protagonisti di quella stagione mette in moto
questi pensieri.
Qualche mese fa “La meglio gioventù
siracusana. Testimonianze a cinquanta anni dal Sessantotto e non solo” è stato
presentato, a Siracusa, con il coordinamento di Carmelo Saraceno ed i contributi canori di
alcuni degli autori che hanno avuto modo, pur a cinquanta anni di distanza, di risalire
sul palco ed esprimere performance musicali ancora molto gradite dal pubblico
presente.
Roberto Fai, Giuliana Taverniti, Peppe Tropea
Carmelo Miduri, Carmelo Saraceno, Jose Mantineo
Carmelo Maiorca, Andrea Schiavo
Uno dei più bei percorsi di maturità del Liceo Einaudi di Alessia Vasta, di qualche anno fa
Ermanno Adorno
Antonio Randazzo, Fabio Moschella, Maurizio Amaldi
Con i contributi di:
Carmelo Miduri, Caterina Italia, Ermanno Adorno, Roberto Fai, Jose Mantineo, Fabio Moschella, Bruno Caruso, Gilda Arcuri, Andrea Schiavo, Salvo Adorno, Franca Carpinteri, Lucia Attardi, Marika Cirone, Bruno Marziano, Antonio Andolfi, Mario Blancato, Aldo Taranto, Antonino Risuglia, Ennio Formosa, Enzo Monica, Peppe Marziano, Giovanni Di Maria, Paolo Corallo, Lino Di Tommaso, Luciano Sansalone, Nuccio Giaccotto, Paolo Fai, Roberto Cafiso, Vittorio Muscia, Lillo Venezia, Fausto Consiglio, Toi Bianca, Pippo Zappulla, Gianpaolo Passanisi, Pippo Cascio, Enzo Annino, Ethel Puzzo, Elia Li Gioi, Carmelo Maiorca.
Salvatore Spallina
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