Le
stecche della vita si erano inserite, a pieno titolo, nella sua e gli hanno
fatto cambiare spesso direzione ed aprire nuovi capitoli nel suo personale libro della
vita. Il 2015, con la stampa di “Sotto falso nome”, Edizioni Rupe Mutevole - imprime
un’altra direzione ancora, del tutto nuova e non immaginata da Andrea Magno.
E
siamo arrivati ad oggi. “Da qui ho un posto comodo” per i tipi di Chiaredizioni,
2017, traccia una nuova via, una sorta
di Vita Nova direbbe il divino poeta. Il fiumiciattolo è divenuto un fiume
in piena. Non ha trascurato la meticolosità, lo studio, gli approfondimenti,
gli amori della sua professione non poetica, ma questi saperi, certamente, lo
hanno ancor più arricchito nel suo poetare che ora è divenuto già uno stile, il
suo.
Magno in questa seconda raccolta di poesie ci
regala ancora momenti alti. Torna su temi
scottanti e duri quali l’abbandono, la crudezza della vita, il sale amaro della
lontananza, il sesso, l’amore, l’impossibilità per l’uomo di venire a capo di
misteri. Quando Magno scrive, però, lascia solchi grandi dove poter seminare
piccoli o grandi arbusti che hanno la possibilità di crescere e librarsi in un
futuro non lontano di speranza, di attesa o di accettazione della realtà,
talvolta anche cruda. Magno ci dice che dobbiamo ancora credere nell'uomo e
nella sua voglia di riscatto e di costante rigenerazione (lui è un esempio). La poesia può generare, genera tutto questo.
Magno provoca con i suoi versi, a volte inconsapevolmente,
altre scientemente, come nella poesia “La mafia siamo noi”. A noi questo titolo
non è proprio piaciuto, ma i contenuti ci sentiamo di condividerli tutti:
“......"
"mi giro dall'altra parte,
nel silenzio
a guardare,
mentre terra brucia
intorno ai morituri,
esitante intuizione,
del provocare facendone arte,
ma senza prendere parte,……
bevendo lacrime,
placo sete
dell'anima sola che è deserto,
aspettando domani,
quando tutto finisce.”
Il poeta Magno esprime un
pensiero insinuante da adulto/ragazzo nello stesso tempo, però non ne vuol
sentire di diventare qualcosa d’altro, cioè invecchiare o da ragazzo lasciare
il suo status di privilegio e diventare adulto. Questo modo di essere di Andrea
Magno è diventato strumento della sua poesia. Il suo interrogarsi non porta
quasi mai a risposte definite, stereotipate, ma vola negli spazi aperti a
cercar aneliti e slanci emotivi. Certe sue poesie sono come un ornamento che
attrae, poi entrati dentro scopriamo emozioni, pensieri, sensazioni epidermiche
mai sopite che aspettavano il momento di venir fuori.
A più di una Musa sarà
grato il poeta visto che lo ispiravano già ai tempi del Liceo Einaudi di
Siracusa, ma allora la sua penna era senza inchiostro ed il suo spirito non era
ancora pronto ad immergersi nel confronto con il suo Sé e con gli altri. Ora
tutti gli inchiostri del mondo sono al suo servizio.
(Andrea Magno in una foto di Diego Landi al Carta Carbone Festival - Ottobre 2017 - di Treviso)
Anche
se “il cestino della vita” (da “Incontrovertibile”) è pieno delle nostre carte un’alba
arriva sempre e chiunque di noi può ancora ricominciare a credere nella vita e
nei valori che la poesia di Andrea Magno respira ed ispira. A noi piace pensare
che le poesie di Magno (non tutte s’intende!) ci conducono in un percorso alla
fine del quale troviamo di fronte a noi una porta: la sfida è aprirla tutta
(leggerle tutte!!) ed iniziare un nuovo cammino.
Salvatore Spallina
Nessun commento:
Posta un commento