sabato 5 ottobre 2024

NON ESISTE UN TEMPO GIUSTO PER RINASCERE, MA PER RIMETTERCI AL MONDO DOBBIAMO ESSERE DISPOSTI A CAMBIARE UNA PARTE DI NOI



   

   Emma Di Rao consegna al lettore, via via che scorrono le pagine, il personaggio Lea, una giovane donna che aveva sempre vissuto con la sensazione di un vuoto irrisolto, complici due forti carenze: affetto e amore. La madre Adele l’aveva abbandonata quando aveva appena tre anni trasferendosi, per un periodo a Genova, lasciandola con un padre dedito alla filatelia e agli studi di legge. Una forte ed intensa relazione amorosa con il musicista Edoardo, troncata bruscamente, lascia un altro segno e contribuirà ad accrescere il suo male di vivere.

   Poi la figura/presenza della madre, nella sua vita,  diventa distante, irritante, oscura, scostante, fino a proiettare nell’animo di Lea un’ombra che non l’abbandonerà quasi mai. A questa prima ombra, come accennato, si affiancherà quella amorosa-affettiva della figura di Edoardo. Entrambe, col tempo, assumeranno i contorni della perdita di una parte importante del proprio sé.  

   Nel romanzo “Sui passi di lei”, Ianieri Edizioni, sono presenti e ben tessuti altri temi importanti e potenti, come la musica, il profondo sentimento di un amore che trova modo di lasciare radici in profondità, la bellezza della natura che spesso si riflette negli stati d’animo dei personaggi, l’amicizia, il ruolo dei libri e di certe letture che lasciano il segno. Un passaggio intenso sui migranti ed il tema del dolore, coniugato in diverse sfaccettature. 

                                                       Foto di Pippo Ansaldi

   In particolare, in alcune descrizioni, Emma Di Rao ha la capacità di dipingere con la penna quadri di paesaggi bellissimi e caratteri di persone che non facciamo fatica a rappresentarcele in una immagine costruita dalla mente e con gli occhi. Magari quelle descrizioni ambientali esterne o di ambienti interni, le configuriamo in scatti, con un grande angolare, tali da poter formare una sequela di belle foto da trasferire in un album……“Sbirciò il cielo sopra di lei: terso e chiaro, era inondato da una luce azzurrina e percorso da soffi debolissimi che spingevano un girotondo di nuvole, simili a minuscole isole galleggianti in un mare sconfinato”.

                                                              Emma Di Rao

    Poi è presente nei personaggi un lavoro psicologico proprio della psicologia del profondo.

   Emma Di Rao attraverso la protagonista Lea ha voluto tessere una fitta trama in cui tutti i personaggi che incontriamo nel romanzo giuocano, a loro modo, a cominciare dalla madre, ruoli importanti nel percorso a ritroso che Lea ed altri personaggi compiono per ritrovare quella parte del loro sé smarrito.  

  Lea Calì cresce con gli studi e con poche amicizie, nella sua città, nella sua Sicilia. Aveva imparato a convivere con quella ferita nel cuore fino a diventare insegnante di lettere in un liceo. È anche una brava insegnante, ma il suo vissuto affettivo è diventano troppo ingombrante e il cumulo di domande senza risposta cresce. Ogni giorno si chiedeva come sua madre avesse potuto andarsene senza mai guardarsi indietro, senza mai tentare di spiegare, anche dopo il suo ritorno. I rapporti sono freddi e scostanti. Quando una casa editrice le offre il ruolo di editor nella città di Torino, lascia la scuola e riconcia una nuova vita. Ma i fantasmi degli affetti e di mancato amore la lacerano. Si conforta vivendo le storie delle vite narrate nei romanzi che legge e sistema per il lavoro di editor. Tanto le basta a compensarla per i vuoti che si porta dentro. Una relazione di convivenza, anche sincera, non riesce a decollare.


                                                    Foto di Deborah Lentini

   Ritorna a casa, nella propria città, nella fase finale della vita della mamma continuando a fare il suo lavoro di editor da remoto. Una serie di incombenze da unica erede, la costringono a prolungare la sua permanenza e a riallacciare una serie di relazioni interrotte con persone della sua cerchia di vita, a partire dall'amica del cuore Annabella e da una sorta di seconda madre e amica che è Grazia, la governante di casa, giovane come lei, con cui ha una rapporto di intesa speciale. A cambiare il corso delle cose si è aggiunta la casuale scoperta, dentro il libro “Antologia di Spoon River”, di una piccola chiave che porta fra le sue mani “…..una lettera scritta con un inchiostro blu oramai sbiadito. La carta era pallidissima e consunta”......

   Sua nonna Eleonora scrive alla figlia (sua madre) durante la sua permanenza a Genova.

   Fra i tanti spunti di riflessione contenuti nel libro, oltre quelli già esposti, ci piace far riferimento ad altri due brevi passaggi. Il primo è quello relativo alla musica ed alla capacità catartica e salvifica che essa giuoca nella vita delle persone e nel mondo sommerso delle loro relazioni, ben oltre il romanzo....."Lea si sorprese a riconoscere che anche il quotidiano possiede una musica tutta sua di cui vale la pena mettersi in ascolto". Come il ricordo della musica di Edoardo che si porta dentro. "......E il mattino seguente non accennò ad affievolirsi. Lea continuava a sentirla con ogni piccola parte del suo corpo e, come in passato, se ne faceva traghettare verso emozioni sotterranee grondanti infelicità". Il secondo è un passaggio sui migranti visti con gli occhi della sua cara amica Annabella, giornalista, che così li descrive: "Quello che ti tiene sveglia la notte dopo che ho consegnato un pezzo è l'immagine dei loro occhi".....Solo quando incroci i loro occhi hai la percezione del dramma che hanno vissuto. Sono gli occhi increduli, ancora sbarrati sulle acque gelide e buie, occhi sgomenti dinanzi a una morte che ha la sagoma di un'onda. E ci leggi lo stupore di essere sopravvissuti, di aver toccato quella terra che vista dal gommone sballottato dal mare era poco più che una line scura".  Per chiudere, il capitoletto 33 è una perla a parte.


                                                     Foto di Antonio Lo Tauro

    Le parole migrano, come i fantasmi,  "migrano oltre i propri contorni deviando verso rive sconosciute e inattese". Come le acque degli oceani, sconvolte dagli uragani, non stanno mai ferme e, in un modo o nell'altro, "....l'oceano, dice Annabella, mentre guardano il mare, se non lo vedi, non riesci a immaginarlo, credimi. E non è soltanto il suo colore. A darti la vertigine, e non sai se di felicità o di paura, è la sua grandezza smisurata. Devi vederlo, una volta o l'altra".

    Non esiste un tempo giusto per rinascere, ma per rimetterci al mondo dobbiamo essere disposti a cambiare una parte di noi. Dentro il mondo di Lea avvengono tanti piccoli eventi che contribuiscono ad aprirle il cuore e la mente. Avverte dentro di sé che è possibile tracciare un nuovo cammino, tutto da scoprire, cercando di intravedere nel vuoto, dove era sprofondata da una vita, un qualche baluginio che le desse la forza di continuare a guardare davanti ed anche dentro di sé. Una nuova lettura del mondo fino a far incrociare sentimenti reconditi ai quali adesso può attingere per rinascere a nuova vita.
   
   Certi romanzi si portano dentro nostri pezzi  di vita pulsante, la lettura di “Sui passi di lei”, è un riverbero d’incroci.


Salvatore Spallina

Note:

Nel romanzo Lea descrive il mare in maniera mirabile. Diventava, quasi, naturale il richiamo alla memoria della  canzone “Le città di mare” nella quale i fratelli Eugenio ed Edoardo Bennato cantano insieme.

“Le città di mare
Sono i punti del mondo dove vanno a finire
I rumori di fondo delle autostrade
Le città di mare
Che fanno pensare………” 
https://www.youtube.com/watch?v=PaoswWkZ058 - EUGENIO BENNATO & EDOARDO BENNATO - LE CITTA' DI MARE

Emma Di Rao è nata e vive a Siracusa. “Sui passi di lei” è il suo romanzo d’esordio.
Già docente di Italiano e Latino al Liceo Classico “Tommaso Gar­gallo”, di Siracusa, è relatrice nell’ambito di con­vegni, seminari e conferenze. Fra le sue pubblicazioni: “Santa Lucia e le simbologie luministiche nella Divina Commedia” nel volume Siracusa città di luce di S. Gatto e L. Trigilia, Lette­ra Ventidue 2022; “Note in margine a oggi di Elena Salibra” nella rivista di critica letteraria “Nuove soglie”; “Né Ulisse né Tiresia” nel volume Sulla punta là in alto dei Climiti, Quader­no della Fondazione Il Fiore 2016. È inoltre autrice di approfondimenti culturali e di recensioni sul quotidia­no “La Sicilia” e su Letteratitudine.