"Noi siamo un'opera lirica, ciascuno di noi è un'opera lirica". Non è il titolo dell'ultimo libro del professore Vito Mancuso, è il passaggio di un ragionamento con il quale il professore ha concluso un interessante incontro, martedì
u.s., nell’oratorio Santa Cecilia di via Zamboni, a Bologna, nell’ambito degli eventi proposti dal Teatro Comunale di Bologna.
L’evento, come ben s’addice al valore semantico dell’espressione in sé, ha offerto dei contenuti stimolanti ed una bellezza che è andata oltre la locandina di presentazione. Andiamo a dirlo subito.
I pensieri espressi dal professore Vito Mancuso, ben collegati ai temi della musica e dell’opera, in generale, si sono intrecciati, con tre arie di grandi opere di Giuseppe Verdi: da Un ballo in maschera, “Eri tu che macchiavi quell’anima”, da Otello, “Ave Maria”, da Rigoletto, “Cortigiani vil razza dannata”.
Dopo una breve presentazione del professore Mancuso, teologo, filosofo, scrittore, da parte di Fulvio Macciardi, sovrintendente presso Teatro Comunale di Bologna e Presidente ANFOLS (Associazione Nazionale Fondazioni Lirico-Sinfoniche), il professore ha esordito dicendo che non sarebbe entrato nei dettagli delle singole opere liriche. Prima perchè convinto che i presenti all'incontro sarebbero stati più esperti di lui nel merito e poi perchè voleva coinvolgere l'uditorio in un percorso di relazioni nelle quali l'animo umano si intreccia con la musica, ovvero l'anima è la musica stessa.
Il Sovrintendente Macciardi presenta il primo intervento musicale della serata.
Un'opera racchiude in
sè la libertà, perchè la musica è libertà, dice il professore Mancuso. Il
dualismo fra Bene e Male è solo apparente. Infatti in un'opera lirica tre sono
gli elementi, i componenti fondamentali: la musica, il testo, il movimento, inteso come scena teatrale, dove si svolge il dramma, però “la musica è decisiva”. Noi
dobbiamo capire se la musica ci trasmette qualcosa di quello che intendiamo per
Bene e per Male. È vero che la musica sgorga da una cacofonia di suoni, da
lì si trasforma, ci trasforma e ne vediamo il suo sviluppo come Bene. Allo
stesso modo per Male dobbiamo intendere la disgregazione della realtà, il ritorno
al caos, ai conflitti fra persone e popoli, alla guerra che tutto travolge nei suoi fini insensati.
Il pubblico è preso e partecipe e trasferisce
queste sensazioni in lunghi appalusi. Anche il sovrintendente Macciardi intende
seguire questo percorso esplicativo e si limita a presentare, senza accennare a contenuti, il secondo momento
musicale.
il pianista Alberto Rinaldi e il soprano Chiara Guerra (nella parte di Desdemona) eseguono "Ave Maria" da "Otello"
Nel secondo e conclusivo intervento del professore
Mancuso tanti sono i riferimenti storici degli intrecci fra l’anima dell’uomo e
la musica. Da Confucio a Platone, da Mozart a Beethoven, da Cajkovskij a Nietzsche,
compreso il suo amico Lucio Dalla che lo volle alla presentazione dell’album “Dalla”,
uno dei più belli, e del quale ha ricordato la straordinaria capacità creativa.
La musica ci concilia con la vita. “Tutto è stato composto, ma non trascritto -
dice il professore”. Perché è proprio nella “nuova” trascrizione che il
musicista trasferisce la parte più nobile del suo spirito creativo. “Noi siamo un’opera lirica, ciascuno di noi è un’opera
lirica”. Il sovrintendente annuncia l’ultima aria in scaletta.
il pianista Alberto Rinaldi e il baritono Tong Liu (nella parte di Rigoletto) eseguono "Cortigiani vil razza dannata" dal "Rigoletto"
Salvatore Spallina